Già stanziati 3,5 miliardi per gli armamenti dell'esercito europeo

 
Il progetto della “Global strategy”, la Strategia globale per una politica estera e di sicurezza comune dell'Unione europea (Ue) imperialista presentato dall'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza europea Federica Mogherini ha iniziato il suo cammino nel vertice europeo dello scorso giugno, ha preso la rincorsa in quello di Bratislava dello scorso 16 settembre e si è avviato lungo l'iter che si dovrebbe concludere con l'approvazione finale al vertice europeo di dicembre, ivi “comprese concrete proposte per l'attuazione della Strategia”.
Il progetto non viaggia comunque da solo e si abbina quantomeno ad un progetto di investimenti che vede per la prima volta risorse del bilancio europeo destinate alla Difesa. Già l'anno prossimo saranno stanziati 25 milioni per la ricerca e se il piano di azione presentato dalla Commissione sarà approvato sono già previsti 3,5 miliardi da investire su progetti congiunti a partire dal bilancio quinquennale 2017-2021.
Lo ha rivelato lo scorso 5 ottobre lo spagnolo Jorge Domecq, il direttore esecutivo dell'Eda, l'Agenzia europea della Difesa, che coordina l'attività militare e industriale in materia di armamenti. “Con la Global Strategy presentata da Federica Mogherini l'Europa si sta impegnando a creare una Difesa comune. Ma su un aspetto chiave della futura capacità difensiva, cioè l'attività di ricerca e sviluppo, stiamo perdendo terreno e non investiamo abbastanza” si lamentava Domecq sottolineando che mentre gli Stati Uniti avevano dato il via libera al Pentagono per investire 18 miliardi di dollari all'anno a favore delle aziende del settore militare per nuovi progetti, gli investimenti in Europa erano scesi dai 3 miliardi nel 2006 a 2 miliardi dell'anno scorso e che solo nel 2015 le spese per la Difesa avevano ricominciato a crescere. Non quelle per la ricerca, che restavano poche e solo in minima parte dedicate a progetti congiunti.
“Non ci sono programmi che stimolino la ricerca comune”, ripeteva Domecq che sottolineava come “oggi la chiave per realizzare una Difesa europea è un'attività di ricerca e sviluppo coordinata che è essenziale per mantenere competitiva l'industria europea e garantirci di non dover dipendere da altri Paesi per le nostre necessità in materia di armamenti”.
Dal 2017 ci saranno almeno 3,5 miliardi di euro da investire su progetti congiunti che secondo il direttore esecutivo dell'Eda partiranno da quelli relativi alle priorità dettate dagli impegni militari della Ue. La prima esigenza è quella del rifornimento degli aerei in volo dato che, si duole Domecq, “durante la crisi libica gli europei non sono stati in grado di rifornire in volo i loro aerei e hanno dovuto chiedere aiuto agli americani”. E se l'imperialismo europeo ha l'ambizione di intervenire non solo sullo scenario vicino del Mediterraneo e del Medio Oriente figuriamoci se non ha le necessità di aerei da rifornimento o meglio ancora di una serie di portaerei. A seguire i progetti per la creazione di un sistema di droni europei, della creazione entro il 2025 della prossima generazione di satelliti per le comunicazioni militari, della difesa dei sistemi informatici.
Allo scopo si parte dalllo stanziamento di almeno 3,5 miliardi di euro, una cifra comunque consistente a fronte dei continui e ripetuti tagli sui bilanci nazionali e comunitari alle spese sociali, alle pensioni. La costituzione dell'esercito europeo, per ora con chi ci sta a partire da Germania, Francia, Italia e Spagna e ancora sotto il cappello della Nato, è una priorità a supporto delle ambizioni imperialiste dell'Unione europea.

19 ottobre 2016