Inchiesta della Procura del capoluogo siciliano
Firme false nella lista dei candidati M5S al comune di Palermo

Un servizio della trasmissione tv “Le Iene” andato in onda domenica due ottobre getta nuove ombre sulla tanto sbandierata “onestà e trasparenza” del M5S.
I reporter della trasmissione hanno reso pubblici alcuni documenti inerenti le amministrative 2012 a Palermo da cui emerge che le firme presentate per il sostegno della candidatura a sindaco di Riccardo Nuti (che raccolse il 4,91%) non sono originali ma ricopiate da alcuni attivisti su nuovi moduli per ovviare a un errore sul luogo di nascita di uno dei candidati consiglieri. Nuti oggi è un deputato e per un certo periodo è stato anche capogruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera.
Su questa base la Procura di Palermo ha aperto un'inchiesta da cui è emerso che in un primo momento gli attivisti avevano raccolto regolarmente le firme su dei moduli in cui però era scritto che Giuseppe Ippolito era nato a Palermo, invece che a Corleone come effettivamente è.
Per rimediare all'errore, hanno raccontato due testimoni oculari attivisti dei 5 Stelle, invece che raccogliere tutte le firme da capo o ricontattare le persone che avevano firmato, Claudia Mannino, oggi deputata M5s, e Samanta Busalacchi, candidata alle prossime “comunarie” e papabile candidata sindaco nelle elezioni 2017, hanno ricopiato e quindi falsificato tutte le firme su moduli.
I Pubblici ministeri (Pm) palermitani avevano già delegato la Digos nel 2013 a indagare sul caso sollevato da alcuni attivisti, ma il procedimento era stato archiviato. Ma adesso, il nuovo fascicolo si aggiunge al vecchio.
Il testimone chiave è Vincenzo Pintagro, attivista del Movimento 5 Stelle, che ai microfoni de “Le Iene” ha confermato che: "C'è stato qualcosa che non si sarebbe potuto fare, un'irregolarità. Ho trovato delle persone che stavano ricopiando duemila firme, nel momento in cui la copi è un falso". Versione confermata anche da Francesco Vicari, anche lui al tempo attivista: "Le firme non erano tutte autografe".
Busalacchi invece nega che la copiatura sia mai avvenuta, mentre Mannino preferisce non rispondere.
Intanto molti sottoscrittori hanno già disconosciuto le loro firme apposte sui moduli dei 5 Stelle mentre due periti hanno confermato che gran parte delle firme e di conseguenza gli elenchi non sono autentici.
"Confidiamo nell'attività della magistratura e offriremo tutto il nostro supporto affinché venga fatta chiarezza: il movimento 5 Stelle in questa vicenda è parte lesa perchè qualcuno ha probabilmente compiuto un reato utilizzando il nostro simbolo – ha commentato laconicamente il boss del Movimento Beppe Grillo - Vogliamo vederci chiaro. Se qualcuno degli attivisti a Palermo sa qualcosa di più ce lo comunichi compilando questo form (il cui link è pubblicato sul blog di Grillo, ndr) e rivolgendosi alla procura. I portavoce del movimento accusati nel servizio delle Iene hanno sporto denuncia per diffamazione e calunnia e si sono dichiarati assolutamente estranei e non coinvolti nei fatti. Ringraziamo le persone che hanno denunciato il fatto. Se sarà accertato che i colpevoli sono iscritti a M5S saranno presi adeguati provvedimenti disciplinari". Imbroglione e falso.
Messo con le spalle al muro, Grillo e Casaleggio, ora cercano di cavare le castagne dal fuoco affermando, da un lato, che il movimento è parte lesa ma, dall'altro, annunciano provvedimenti disciplinari nei confronti dei propri iscritti ammettendo di fatto che qualcosa di torbido a Palermo è avvenuto e che certamente i dirigenti erano al corrente da tempo ma hanno preferito fare buon viso a cattivo gioco. Solo ora fanno finta di stracciarsi le vesti e si affidano alla magistratura per fare chiarezza cosa che loro in 4 anni di fatto si sono rifiutati di fare sperando che le malefatte non sarebbero mai venute a galla.
Tutto alla faccia della “trasparenza e della democrazia partecipata" che serve solo a gettare fumo negli occhi degli attivisti di base che ora giustamente si chiedono: perché, davanti a un possibile illecito, la vicenda non è stata resa nota? Chi, fra i portavoce, sapeva delle firme false e non ha informato gli attivisti?
Pintagro tra l'altro ha detto anche di aver denunciato a suo tempo la “ricopiatura” delle firme addirittura nel corso di un’assemblea con numerosi portavoce nazionali e regionali del movimento, ma nessuno ha mosso un dito. Perché?
Altro che "dramma dell'ignoranza"! Questo è il dramma dei tanti attivisti del M5S che in buona fede appoggiano e sostengono il movimento ma sono in realtà turlupinati e ingannati da una promessa di cambiamento che non potrà mai avvenire nei termini, nelle forme e nei tempi promessi da Grillo e Casaleggio.
Ma non è tutto. Perché, mentre i portavoce del movimento hanno fatto sapere che per il momento le “comunarie” per la scelta dei candidati alle amministrative della prossima primavera sono state sospese e la procedura per la verifica delle 122 proposte di candidatura è in stand-by in attesa del nuovo regolamento di M5S che forse arriverà a fine ottobre, il PD coglie la palla al balzo e rincara la dose di accuse contro M5S. Secondo David Ermini (responsabile Giustizia), la deputata Alessia Morani e il segretario provinciale di Palermo Carmelo Miceli, a consegnare materialmente la lista incriminata fu un attivista vicino a Nuti, Riccardo Ricciardi, marito della deputata Loredana Lupo. Gli esponenti piddini hanno anche presentato un esposto alla magistratura indicando un altro aspetto oscuro di questa vicenda, ossia la sparizione dagli uffici del Comune di alcuni fogli allegati alla lista M5S con altre firme che avrebbero potuto, tramite una comparazione, smascherare quelle false. Chi le ha fatte sparire?
La risposta è arrivata nel giro di poche ore direttamente dal neopodestà Leoluca Orlando che “dopo una attenta verifica" ha annunciato che i documenti “spariti” da 4 anni sono stati miracolosamente ritrovati e che: "I fogli contenenti le firme di sottoscrizione delle liste sono tutti regolarmente custoditi. Alcuni fogli, per la precisione quattro, erano stati archiviati in un fascicolo errato ma sono stati rinvenuti".
Insomma, una sorta di Watergate a Cinquestelle in salsa palermitana!
Altro che “onestà e trasparenza”: da Quarto a Gela, da Alessandria a Ragusa, da Bagheria (PA) a Venaria (TO) fino a Livorno Parma, Roma e anche alle scorse regionali in Sardegna, il Movimento 5 Stelle ancor prima di conquistare qualche poltrona governativa è già sprofondato a livello locale nel fango del malgoverno borghese. I suoi capibastone e boss politici di primo e secondo piano ancor prima di mettere piede nelle stanze dei bottoni si scannano fra loro per assicurarsi le poltrone più ambite.
Ciò conferma che il marcio sistema capitalista e tutte le istituzioni, la sovrastruttura e il sistema burocratico borghese sono esse stesse fonte di corruzione e sono perciò irriformabili. Esse vanno combattute con la lotta di classe, delegittimate con l'astensionismo elettorale e con l'azione dei Comitati popolari e infine abbattute con la rivoluzione proletaria per avere finalmente città e comuni che siano veramente governati dal popolo e al servizio del popolo.

19 ottobre 2016