Il 21 e 22 ottobre
In piazza per dire NO alla controriforma costituzionale e al governo Renzi
40mila in corteo a Roma per il NO Renzi day.
Combattiva e apprezzata partecipazione della Delegazione nazionale del PMLI guidata da Caterina Scartoni. A Catania comizi volanti e diffusione dei volantini del PMLI per il No al referendum
Nello sciopero generale dei “sindacati di base” 1,3 milioni di lavoratori hanno incrociato le braccia

Dal nostro inviato speciale
È stata coronata da successo la manifestazione del 22 ottobre che si è svolta a Roma. L'iniziativa era stata promossa dal “Comitato per il No sociale” al referendum del 4 ottobre. “No alla controriforma Renzi, No al governo Renzi”, erano le parole d'ordine dello striscione che apriva il lungo corteo partito da Piazza San Giovanni e conclusosi a Campo dei Fiori. Vi hanno aderito alcuni dei più importanti “sindacati di base” come USB, Unicobas, USI, parte dei CUB, alcuni comitati per il NO compreso quello di Roma, tanti movimenti come i NO TAV Val di Susa, Attac Italia, Forum Diritti Lavoro, tanti gruppi e partiti politici tra cui il PMLI.
I grandi mezzi d'informazione hanno quasi del tutto ignorato l'iniziativa, oppure hanno tentato di ridicolizzarla come ha fatto il giornalista dell'“Unita” Rondolino, non nuovo ad attacchi del genere (nel mirino l'Anpi). Straboccavano invece di notizie e immagini su Renzi, sulle sue sparate demagogiche ma inconcludenti sull'Unione Europea, sulla manovra del governo e sulla sua campagna per il Sì e di denigrazione del NO che trovava spazio solo nelle iniziative di partiti di destra e, quando sono stati costretti a darne notizia, hanno liquidato il NO Renzi day con servizi brevi e spesso collocati in coda.
Nonostante questo, la manifestazione ha avuto, come detto, successo; sono stati più di 40mila i partecipanti al colorato e combattivo corteo composto da persone di tutte le età, provenienti da tutta Italia, da Roma ma anche dalle regioni più lontane come la Lombardia, il Piemonte e la Calabria, si sono visti striscioni di alcune grandi fabbriche come la Piaggio di Pontedera e la forte presenza dei Vigili del Fuoco costantemente sottoposti ai tagli, nonostante l'Italia abbia sempre più bisogno di loro a causa del dissesto idrogeologico del territorio nazionale. Compatti, combattivi e rumorosi gli spezzoni di lavoratori immigrati al grido di “schiavi mai”, riferito soprattutto alle condizioni di lavoro disumane nel settore della logistica dove durante una dimostrazione e stato ucciso un operaio egiziano.
Piazza San Giovanni era stata ribattezzata Piazza Abd Elsalam, in ricordo proprio di quell'operaio egiziano travolto da un Tir che ha forzato un picchetto sindacale davanti ai magazzini della logistica GLS a Piacenza, alla manifestazione era presente anche la vedova. La piazza è stata costantemente occupata dal giorno prima, il 21 ottobre, dove sono confluiti i manifestanti che avevano partecipato alle iniziative nel quadro dello sciopero generale indetto dai “sindacati di base”. Dalle 16 è partita l’”acampada” di lotta nella piazza durata tutta la notte tra il 21 e il 22 ottobre, teatro di dibattiti, interventi e musica.
Lo sciopero del 21 ottobre era stato indetto contro la legge di bilancio, il Jobs Act e per il NO al referendum del 4 dicembre e ha avuto un notevole seguito. Secondo i dati forniti dall'USB vi hanno aderito un milione e trecentomila lavoratori del settore pubblico e privato. Oltre ad alcuni presidi indirizzati a specifiche vertenze come quelli all'aeroporto di Fiumicino (Roma) e all'interporto di Nola (Napoli) si sono svolte manifestazioni a Milano, Torino, Padova, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli, Bari, Catania e in altre città minori. Particolarmente alte le astensioni dal lavoro nella sanità, scuola e trasporto pubblico tanto che in molte città, soprattutto a Roma e Milano la protesta è riuscita a farsi sentire bloccando quasi del tutto tram e metropolitane e rallentando il traffico ferroviario, costringendo i mass-media a darne notizia.
Il giorno dopo per NO Renzi day a Roma dove confluiti centinaia di pullman, oltre ai gruppi arrivati in treno e quelli provenienti dalla stessa capitale e dintorni. Non era scontato portare migliaia di manifestanti in piazza, senza una potente macchina organizzativa alla spalle, con Renzi e il suo governo che stanno occupando tutto lo spazio mediatico. Una manifestazione, come diceva lo striscione d'apertura, per il NO alla controriforma Renzi-Boschi ma anche contro la politica antioperaia e antipopolare del governo. Cartelli e slogan sono stati rivolti soprattutto contro il Jobs Act, la controriforma della scuola, i tagli alla sanità e ai servizi pubblici, il blocco dei salari e gli sgravi alle aziende.
Una combattiva Delegazione nazionale del PMLI guidata dalla compagna Caterina Scartoni ha partecipato al corteo con le bandiere del Partito, cartelli, corpetti e fazzoletti rossi, lanciando instancabilmente slogan e cantando “Bella ciao” e altre canzoni popolari. I compagni, provenienti da regioni del Centro e Nord Italia, sono riusciti a dare una bella, rossa e combattiva immagine del PMLI molto apprezzata dai partecipanti al corteo. Pur non essendo molto numerosi, i marxisti-leninisti hanno destato la simpatia dei manifestanti e l'attenzione dei giornalisti. Alcuni compagni sono stati intervistati da Rai 3 (ma l'intervista non è stata messa in onda), da Al Jazeera edizione in inglese e da tv e siti web minori. Immagini del nostro Partito sono apparsi nei tg serali di Rai 2, Rai 3, La 7 e TG5.
Il nostro cartello contro Renzi e la sua controriforma costituzionale, riportato anche nella locandina dei corpetti, sempre molto apprezzato dovunque lo portiamo in piazza e fotografato, è stato ripreso centinaia di volte, sia da fotografi e reporter amatoriali che da professionisti, tanto che le sue immagini appaiono in decine di siti web, tra cui la “Repubblica tv” e “Corriere della Sera”, mentre il sito dell'agenzia Ansa rileva che “secondo un cartello del Partito marxista-leninista, Renzi è il nuovo duce, erede di Mussolini, Craxi e Berlusconi ". Un partecipante al corteo ci ha detto guardando il cartello: “Finalmente qualcuno dice come stanno veramente le cose” mentre c'è stato chi ha voluto la locandina che riproduceva il cartello, dando un contributo economico.
La delegazione del PMLI, salvo un solitario tentativo di spingerla più indietro nel corteo, si è integrata tranquillamente tra i vari spezzoni dell'USB, in perfetta sintonia con il resto dei manifestanti che spesso ci hanno seguiti nel canto di “Bella ciao”, mentre alcuni ci salutavano a pugno chiuso. Attraverso una mail la Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del PMLI ha ringraziato tutti i membri della Delegazione del Partito al No Renzi day che si sono distinti per “combattività, determinazione e disciplina proletaria” e hanno saputo dimostrare quanto il nostro Partito sia determinato nella lotta per far vincere il NO al referendum costituzionale e per far cadere il governo che lo sostiene, che il Partito s'interessa di tutte le questioni che investono i lavoratori e masse popolari e, per chi non lo sapeva già, che l'obiettivo strategico del nostro Partito è la conquista del socialismo e del potere politico da parte del proletariato. In particolare le compagne non si sono risparmiate nella diffusione del volantino del PMLI per il NO.
Lo sciopero e il NO Renzi day, supportati in gran parte dall'organizzazione dell'USB, sono iniziative coraggiose e da sostenere, ma non sono sufficienti. Su questo specifico punto ha ragione il portavoce del “Comitato per il NO sociale” Giorgio Cremaschi quando afferma che servirebbe uno sciopero generale “generalizzato”, nel senso che dovrebbe coinvolgere tutti o la gran parte dei sindacati e in particolare la Cgil, mentre purtroppo vediamo come il sindacato della Camusso, nonostante le malefatte del governo, non abbia la minima intenzione d'intraprendere la mobilitazione contro Renzi e per difendere i lavoratori mentre gli stessi “sindacati di base” sono divisi, ad esempio la CUB e SGB hanno indetto uno sciopero generale per il 4 novembre.
Queste due giornate di lotta però hanno dimostrato che la voglia di mobilitarsi e di lottare c'è, e la rabbia certo non manca dopo tutti gli attacchi che i lavoratori hanno subito ai loro diritti e al loro salario. Certamente la classe operaia deve recuperare un ruolo da protagonista come è accaduto in altri periodi storici, ma non è neanche vero che oggi i lavoratori e le masse popolari italiane sono addormentate e incapaci di opporsi alla borghesia e ai loro governi e vediamo, come in questa occasione, che appena si offre loro la possibilità di scendere in piazza lo fanno con entusiasmo; per questo l'immobilismo della Cgil è ancora più grave e inaccettabile. Pensiamo a come potrebbe diventare impetuosa l'opposizione sociale a Renzi se accanto a chi già scende in piazza ci fosse il più grande sindacato italiano, ramificato in tutti i settori e regioni italiane e dotato di una consistente e forte macchina organizzativa.

26 ottobre 2016