L'Unesco chiede a Israele di rispettare lo status quo sulla spianata delle moschee
Renzi sconfessa l'astensione dell'Italia per compiacere il governo sionista e nazista di Israele

 
Lo scorso 18 ottobre a Parigi il Consiglio esecutivo dell’Unesco (l’agenzia dell’Onu per l’istruzione, la cultura e la tutela del patrimonio storico-archeologico nel mondo, ndr) ha approvato una risoluzione che chiede a Israele di rispettare statuti e convenzioni internazionali relative ad alcuni luoghi sacri di Gerusalemme Est, Betlemme ed Al Kalil/Hebron. In particolare chiede a Tel Aviv il rispetto dello status quo sulla spianata delle moschee a Gerusalemme, della Tomba di Rachele a Betlemme e della Tomba dei Patriarchi e relativa moschea di Al Kalil-Hebron, località ed edifici nei territori palestinesi sotto occupazione militare israeliana a partire dal 1967. La risoluzione difende inoltre il diritto della popolazione di Gaza alla ricostruzione e alla fine del blocco imposto da Israele.
La risoluzione "Palestina Occupata", presentata da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan è stata approvata dai 58 stati membri del consiglio esecutivo dell'organizzazione con 24 voti favorevoli, 6 contrari e 26 astensioni. I 6 pesi contrari sono stati Estonia, Germania, Lituania, Paesi Bassi, Regno Unito e Stati Uniti; tra i 26 astenuti ci sono il Giappone e i rappresentanti dei paesi europei di Francia, Spagna, Italia e la Grecia di Tsipras.
La risoluzione sottolineava anzitutto l’importanza che “Gerusalemme e le proprie mura” hanno per tutte le tre religioni monoteiste e stigmatizzava il fatto che Israele, quale "potenza occupante" realizzi scavi e lavori di trasformazione illegali nell’area della città vecchia di Gerusalemme come negli altri luoghi sacri. L'Unesco denunciava “le continue irruzioni da parte di estremisti della destra israeliana e dell'esercito nella moschea di Al Aqsa e nell' Haram al Sharif, e chiedeva a Israele, potenza occupante, di adottare misure per prevenire provocazioni che violano la santità e l'integrità” della Spianata dello moschee. Ricordava che i luoghi sacri di Betlemme e Al Kalil/Hebron fanno parte della Palestina e denunciava che a Betlemme gli occupanti israeliani elevano muri ed impediscono l’accesso ai fedeli di altre religioni alla Tomba di Rachele mentre nel caso di Al Kalil/Hebron tentano di impossessarsi di parti della Tomba dei Patriarchi, divenuta una moschea. Nella parte finale la risoluzione denunciava le uccisioni di civili, gli attacchi alle scuole e agli edifici culturali, il blocco e gli impedimenti posti ai lavori di ricostruzione della Striscia di Gaza.
L’Unesco in sostanza condannava le violazioni avvenute sulla Spianata delle Moschee e richiamava Tel Aviv al rispetto dello status quo di Gerusalemme che formalmente è ancora sotto giurisdizione giordana. E ribadiva che Israele è la potenza occupante a Gerusalemme est, in linea con il diritto internazionale e le risoluzioni dell’Onu 242 e 338 votate dopo la Guerra dei Sei Giorni del 1967.
Il regime sionista e nazista di Tel Aviv considera la città di Gerusalemme come la sacra ed indivisa capitale di Israele e punta tra le altre a vedere riconosciuta formalmente l'occupazione dei territori palestinesi e di vedersi riconosciuto il ruolo di garante dei luoghi sacri della città con un nuovo accordo internazionale che dovrebbe prendere il posto di quello bilaterale con la Giordania.
Il regime del boia Netanyahu ha fatto fuoco e fiamme contro la risoluzione dell'Unesco con motivazioni risibili quali quella che i luoghi sacri vengano indicati con i nomi arabi e che non si faccia menzione del cosiddetto “muro del Pianto”, un muro di contenimento della collina sulla cui cima si stende la Spianata delle Moschee, di epoca ottomana, eletto a luogo di preghiera dagli ebrei. Il regime sionista indossa i panni della vittima e intanto prosegue senza sosta la politica di colonizzazione e annessione dell’intera Palestina, valle del Giordano compresa.
L'arrogante governo sionista e nazista di Israele ha “convinto” tra gli altri il presidente del consiglio italiano Matteo Renzi che ha sconfessato l'astensione dell'Italia a Parigi. Renzi definiva “allucinante” la risoluzione dell’Unesco e scaricava ogni responsabilità sul ministro degli esteri Gentiloni accusandolo di aver votato “in automatico” in linea con la posizione europea. “Non si può continuare con queste mozioni finalizzate ad attaccare Israele”, tuonava Renzi che in piena campagna elettorale per il referendum si mostrava “feroce” verso l'Europa e minacciava “se c’è da rompere su questo l’unità europea che si rompa”. Sul resto no.

2 novembre 2016