L'accordo di Renzi con Alibaba arricchirà l'amico Carrai

Grazie ad un accordo stipulato dal governo Renzi l'11 giugno 2014 e diventato operativo ad agosto scorso le aziende italiane potranno vendere nel mercato cinese attraverso la piattaforma on line “Alibaba”, il colosso dell'e-ccomerce fondato da Jack Ma che fattura oltre 180 miliardi di dollari all'anno.
Un risultato ottenuto grazie agli ottimi rapporti fra Renzi e il boss del colosso commerciale cinese che in teroria dovrebbe avvantaggiare le esportazioni di tutte le imprese italiane ma che in pratica finirà per arricchire proprio l'amico Marco Carrai.
Non a caso l'accordo prevede che tutte le aziende italiane che vogliono vendere su “Alibaba” devono passare dalla “E-MarcoPolo Spa” che fa tramite. Una società ad hoc registrata a Modena il 30 giugno 2016, guarda caso proprio alla vigilia dell'entrata in vigore dell'accordo italo-cinese, con un capitale sociale di appena 50 mila euro.
La “E-MarcoPolo Spa”, secondo quanto riferito da Davide Vecchi su “il Fatto Quotidiano” del 30 settembre, ha un unico socio: la “Imprenditori per E-MarcoPolo srl”. Quest'ultima è stata costituita una settimana prima, il 22 giugno 2016, sempre a Modena, con un capitale sociale di 100 mila euro e quattro soci: “Cremonini Spa” (60%), “Gap Fr” (23,23%) e poi la “Carfin Srl” (11,61%) e la “Cambridge Management Consulting Lab Spa” entrambe riconducibili a Carrai attraverso il fratello Stefano Carrai e l'amico Renato Attanasio Sica che fa parte insieme ad Agusto Cremonini (presidente) e a Alberto Ghelfi del cda della “Imprenditori per E-MarcoPolo srl” di cui Carrai detiene di fatto il 16% delle quote proprietarie. Attanasio Sica detiene infatti il 21% della Cambridge di cui è anche amministratore delegato e ha una participazione in altre due società di Carrai: la “YourFuture” e la “Cys4” di cui è invece vicepresidente e Carrai presidente.
In buona sostanza d'ora in avanti tutte le aziende italiane che useranno la piattaforma Alibaba per vendere in Cina dovranno pagare una gabella all'amico del premier Carrai.
Del resto nel fitto intreccio di amici e stretti collaboratori fiorentini che fanno parte del cosiddetto “giglio magico” di Renzi, gli curano i rapporti coi “poteri forti” nazionali e internazionali, coi mercati finanziari, la massoneria, gli imprenditori e i mass-media di regime, spicca su tutti proprio l'ex capo della segreteria, Marco Carrai. Una inquietante figura di cattolico “tradizionalista” con mille relazioni più o meno occulte che vanno dall'Opus Dei alla Compagnia delle opere (Comunione e liberazione), vero e proprio anello di collegamento tra Renzi e gli ambienti della massoneria, i circoli finanziari e il mondo dell'imprenditoria.
Da quando, nel 2009, Matteo Renzi è diventato presidente della Provincia, poi sindaco di Firenze e quindi premier, Carrai, che lo ha sempre sostenuto e finanziato fin dal primo “Big bang” alla Leopolda, ha collezionato una serie sterminata di partecipazioni azionarie, presidenze di municipalizzate, società, consigli di amministrazione e recentemente anche in predicato per una carica politica a Palazzo Chigi dove è stato nominato per decreto capo della nuova struttura di cyber security formata da una ventina di 007 distaccati tra Guardia di Finanza e servizi segreti Aise e Aisi, col compito di vigilare sulla sicurezza cibernetica che non sarà più svolto dal Nucleo per la sicurezza cibernetica fino ad oggi guidato dal generale Carmine Masiello, consigliere militare della presidenza del Consiglio.

2 novembre 2016