Da parte dell'Ue e dell'Italia
L'addestramento della guardia costiera, un altro passo per la colonizzazione della Libia

 
I primi 78 militari della marina e della guardia costiera libica hanno iniziato lo scorso 26 ottobre a bordo della nave italiana San Giorgio e olandese Rotterdam, che partecipano nel Mediterraneo centrale alla missione anti-migranti dell'Unione europea (Ue) Sophia, il corso di addestramento di oltre tre mesi per imparare a fermare in acque territoriali i barconi e riportare indietro quanti si trovano a bordo.
Il corso si svolgerà in acque internazionali, come in basi a terra messe a disposizione da Malta e Grecia si terrà quello successivo per l'addestramento degli equipaggi libici di undici pattugliatori destinati controllo della frontiera marittima.
I militari dell'Ue non possono operare ufficialmente in territorio libico, solo il governo del premier Serraj ha chiesto all’Unione europea di formare il personale per la nuova marina libica, in base alle due risoluzioni Onu del 30 agosto e del 6 settembre scorsi che incaricavano di tale compito la missione militare europea nel Mediterraneo. Il governo di Tobruk non riconosce quello di Serraj a Tripoli e si è più volte espresso contro la presenza militare straniera sul territrio libico.
L'imperialismo europeo ha forzato la mano e avviato comunque la “fase 2a” della missione militare, in attesa di poter fare ingresso direttamente, su richiesta del governo Serraj e con la copertura di una risoluzione Onu, in acque territoriali libiche per operare anche nei porti del paese nordafricano.
Il responsabile della missione europea, l’ammiraglio italiano Enrico Credendino, ha sostenuto che dall'inizio dell'attività, il 7 ottobre dello scorso anno, la missione ha salvato 29 mila migranti in acque internazionali, ha sequestrato o rese inservibili 337 imbarcazioni e consegnato alle autorità italiane 96 presunti scafisti. “Oggi gli scafisti non riescono ad uscire dalle acque libiche e non possono più recuperare le imbarcazioni di legno e i gommoni, stanno perdendo molto della loro logistica”, ha spiegato a fine ottobre alle commissioni Esteri e Difesa l'ammiraglio Credendino; un bilancio “positivo” che dovrebbe spingere la Ue e il governo italiano a insistere nello sviluppo della missione fino a poter mettere ufficialmente gli scarponi sul terreno libico, formalmente per dare la caccia ai trafficanti di uomini ma in realtà per colonizzare di nuovo la Libia da parte dell'Ue e dell'Italia.
Addestrando i militari libici l’Ue punta a ridurre le partenze dei migranti attraverso l'aumento del controllo nelle acque del mediterraneo. In tale compito le forze europee schierate nell'ambito della missione Sophia saranno a breve affiancate da aerei e navi della Nato, secondo quanto annunciato dal segretario generale dell'alleanza militare atlantica Jens Stoltenberg: “si tratta di un altro esempio di come Nato e Ue lavorino insieme per la sicurezza dell’Europa”. Una sicurezza garantita dal tentativo di chiudere militarmente il Mediterraneo ai migranti generati in gran parte dalle guerre e dalla politica di rapina compiuta dagli stessi paesi imperialisti. Migranti che in un futuro prossimo saranno bloccati dalla marina libica, addestrata allo scopo, e riportati indietro contro lo loro volontà; un respingimento di fatto, la pratica condannata nel 2012 da Strasburgo che riappare sotto mentite spoglie.

9 novembre 2016