​Nonostante il divieto fascista senza precedenti e le cariche della polizia
Firenze antifascista in piazza per il No e contro Renzi
I giovani e i giovanissimi in prima fila. Il nuovo duce Renzi e il sindaco Nardella in preda alle allucinazioni vedono “città sfasciata” e “incappucciati”. 800 agenti delle “forze dell'ordine” in difesa del covo della banda di Renzi alla Leopolda
La Delegazione provinciale del PMLI diretta da Claudia del Decennale partecipa alla battaglia antifascista con spirito unitario

Redazione di Firenze
Sabato 5 novembre è stata un'intensa giornata di lotta contro il nuovo duce Renzi e per il NO al referendum. Mentre in città nel fine settimana si teneva la settima stomachevole kermesse renziana alla Leopolda, dedicata al Sì al referendum, una rete di organismi studenteschi, sociali e politici, raggruppati sotto lo slogan “Firenze dice No” ha indetto per il pomeriggio del sabato una manifestazione per il NO e contro il governo e il suo massacro sociale che da piazza S. Marco avrebbe dovuto raggiungere la Leopolda per contestare e attaccare Renzi.
Un diritto democratico, quello di dire la propria, che Renzi e il suo tirapiedi fiorentino Dario Nardella hanno visto subito come fumo negli occhi, in particolare nella città che il nuovo duce considera “sua”, come hanno ripetuto numerosi mass-media evidentemente fedeli alla stessa velina. I due hanno trovato nel neo questore di Firenze Alberto Intini un solerte scherano che ha addirittura rispolverato dal fascistissimo Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, approvato nel 1931 e tuttora in vigore, il pericolo di “convergenza di elementi esterni con fini delittuosi” per dare una motivazione al divieto di manifestare; l'ultimo precedente risale al 1978, in concomitanza con l'uccisione di Aldo Moro.
Il divieto fascista non ha intimidito gli organizzatori che hanno riaffermato l'appuntamento in piazza S. Marco e alle 14.30 denunciavano in una conferenza stampa, convocata nella piazza stessa, tutte le motivazioni dell'iniziativa, peraltro aggravate dall'intollerabile pretesa di impedire qualsiasi contestazione di piazza. Nonostante la pioggia un migliaio di manifestanti hanno raggiunto la piazza sfidando un impressionante schieramento di polizia, circa 800 uomini, schierati in tenuta antisommossa in tutte le strade di accesso a piazza San Marco e alla vicina piazza SS. Annunziata, mentre molti altri sono rimasti chiusi fuori dai cordoni della polizia. Imponente lo schieramento di polizia intorno alla Leopolda, così come nelle vie di accesso alla città; di fatto tutta Firenze è stata pesantemente militarizzata per proteggere Renzi e la sua banda neofascista.
Con fermezza e coraggio, i giovani in prima fila, lo striscione di apertura “No alla Leopolda del Sì, No al mostro di Firenze” è stato posizionato verso via Cavour (la direzione che doveva prendere il corteo), seguito da una selva di cartelli per il NO, contro Renzi (cacciamolo, Firenze non è tua), contro la buona scuola, i tagli alla sanità, per la casa. Presenti dalle Marche una delegazione con lo striscione “Terre in moto”, il comitato delle vittime del “salva-banche” (che lo scorso anno aveva già manifestato davanti alla Leopolda 6), le mamme no inceneritore con lo striscione “le mamme diffeRENZIaNO”. La combattività e la determinazione palpabili fra i partecipanti hanno permesso una vittoria piena della Firenze antifascista, una vittoria politicamente importante, realizzata non facendosi intimidire dall'impressionante schieramento poliziesco e proprio nei giorni dell'autocelebrazione di Renzi alla Leopolda. Questo movimento antirenziano non si limita a manifestarsi in contraddittori al chiuso e sui media ma ha il coraggio di irrompere nelle piazze perché nelle piazze può crescere, conquistare nuove simpatie tre le masse e travolgere il nuovo duce e la sua nera politica.
Il PMLI era presente con una Delegazione della provincia di Firenze guidata dalla compagna Claudia Del Decennale, Responsabile del PMLI per la Toscana. Con i corpetti rossi, le bandiere e i cartelli “Vota NO” e “Cacciamo Renzi il nuovo duce”, i compagni si distinguevano nella piazza mentre lanciavano slogan come: “Renzi il nuovo Mussolini va cacciato, manifestare non è un reato”, “la controriforma è da affossare non è un reato manifestare” e diffusi volantini per il No al referendum accolti con interesse, in uno spirito unitario antifascista.
Verso le 16, verificato che da parte della Questura non c'era alcuna disponibilità a lasciare spazio al corteo, i manifestanti si sono comunque incamminati verso piazza Duomo, decisi a non sottostare all'intollerabile diktat renziano e senza farsi intimorire dalla spropositata presenza poliziesca e dal relativo cordone poliziesco che li fronteggiava.
Appena la testa del corteo è entrata in via Cavour sono partite le manganellate a cui è stato risposto con il lancio di verdure. Il corteo si è disperso nelle vie laterali, per poi ricompattarsi in via della Colonna, in direzione opposta; anche qui nuove selvagge cariche della polizia, scatenata nel rincorrere persino i gruppetti di manifestanti che si stavano allontanando. Intanto volanti e blindati a sirene spiegate percorrevano a gran velocità i vicini viali e un elicottero sorvolava la zona, creando un clima di guerra del tutto ingiustificato.
Lo spiegamento di polizia da stato di assedio, le ripetute manganellate e l'arresto di un partecipante non fiaccavano i manifestanti, che, fuori dal perimetro blindato, erano raggiunti da tanti altri antifascisti e concludevano il corteo in 5.000 in piazza Beccaria, dove in comizio denunciavano l'operato fascista della polizia e si davano appuntamento a Roma il prossimo 27 novembre.
Nel tentativo di ribaltare la realtà dei fatti, il sindaco Nardella, in preda alle allucinazioni, twittava provocatoriamente: “persone incappucciate che usano violenza contro la città sono inqualificabili”, “Dire No è legittimo, sfasciare Firenze non è accettabile”; false affermazioni ripetute alla Leopolda mentre era in corso la repressione poliziesca e in varie interviste, mentre in realtà erano i manifestanti a subire la violenza poliziesca, non erano incappucciati mentre fronteggiavano la selvaggia repressione e la cosiddetta “devastazione” si è limitata al lancio di ortaggi (fra cui qualche cavolo verzotto che ha dato l'occasione di parlare del lancio di “grossi e pesanti ortaggi” nella solerte cronaca renziana de ilsussidiario.net). Peraltro si vede bene in un video un manifestante che cerca di impugnare un cartello stradale e viene fermato da altri partecipanti al corteo. In piazza S. Marco sono state semplicemente spostate un paio di reti di recinzione dal cantiere in mezzo alla piazza, peraltro non ancorate. Altro che guerriglia come hanno cercato di ripetere Nardella e il giorno seguente Renzi stesso, trovando una solerte sponda di comprovata fede neofascista ne La Nazione, il giornale fiorentino da sempre schierato a destra, che domenica 6 novembre titolava “La guerriglia dei No Renzi”, mentre in un editoriale il direttore Pier Francesco De Robertis se la prendeva con i giovani che hanno urlato sotto le finestre del giornale in piazza Beccaria. Accodato a Renzi anche il governatore della Toscana Enrico Rossi: “esprimo una dura condanna verso una manifestazione che è stata di una forte violenza”.
Nella serata di venerdì Nardella è stato apostrofato da un manifestante all'interno della Leopolda di essere un fascista costringendolo così a interrompere una conferenza stampa.
Francesco Carnevale, il partecipante al corteo che era stato arrestato, è stato liberato lunedì dopo il processo per direttissima. Nonostante le richieste del PM, il giudice non ha disposto nessun tipo di custodia cautelare perché non c'era nessuna prova a suo carico. Il processo è stato rinviato a febbraio del 2017.
La coraggiosa battaglia antifascista di Firenze ha dato un importante contributo a smascherare e far comprendere la natura neofascista del regime che Renzi sta cercando di completare e la necessità di rafforzare il fronte unito antifascista. Con chiarezza lo hanno denunciato gli organizzatori di Firenze dice No, che nel loro comunicato (pubblicato a parte) ribadiscono: “cariche, lacrimogeni, fermi si sono riversati sulle migliaia di partecipanti ma nulla è riuscito a fermare la nostra capacità di comunicare a tutto il paese che il governo Renzi è il governo dell’austerità, dell’attacco ai diritti, dell’impoverimento generale. E che per questo va sfiduciato in ogni modo, nelle piazze e nelle urne, il 4 dicembre”. Pubblichiamo a parte anche le denunce delle Mamme no inceneritore e del Movimento di lotta per la casa, entrambe presenti in piazza.
Il tempestivo comunicato dell'Ufficio stampa del PMLI delle ore 17.35 del 5 novembre, rilanciato on-line dal sito www.pmli.it, e in ampi stralci il sito di Firenze e da Nove da Firenze e pubblicato a parte è titolato significativamente “Come sotto la dittatura di Mussolini”. Vergognosamente è stato ignorato dai media, conniventi col regime neofascista.
Il Comitato delle vittime del salva-banche, presente in piazza San Marco, ha sottolineato: “la prima violenza è a opera dello 'Stato' che ha vietato la manifestazione e che continua ad essere sempre più distante e sordo alle richieste dei cittadini, che continuano a subire soprusi e tirannie; non si può ignorare che in quella piazza ci fossero centinaia e centinaia di persone volto scoperto che volevano esprimere il loro diritto a manifestare contro questo governo”.
La Confederazione Unitaria di Base-Toscana ha denunciato: “Repressa con la forza la manifestazione per il No alle politiche sociali del governo Renzi. Firenze, nella sua eterogenea diversità rappresentata in quella piazza, ha dimostrato che non è disposta a cedere alle minacce, ai ricatti e alla violenza difendendo con coraggio il diritto di manifestare il proprio diritto di espressione”. Il presidente di Libertà e Giustizia, Nadia Urbinati, stigmatizza “ciò che resta di questa triste giornata fiorentina è l'immagine di un presidente del consiglio che confonde le istituzioni e le posizioni di parte, il Parlamento e la Leopolda, il partito e la cerchia personale”. Già il 4 novembre il Comitato No Tunnel TAV Firenze aveva denunciato il divieto di manifestare a Firenze come “un segno inequivocabile dell'attitudine antidemocratica di questo governo”; e perUnaltracittà aveva dichiarato di restare “al fianco di chi non accetta di essere zittito e rivendica il proprio diritto a dissentire e manifestare”. Sinistra italiana in un comunicato definisce vergognose le dichiarazioni di Renzi e Nardella alla Leopolda mentre si è “scelto prima di non autorizzare alcun corteo e poi di caricare e di sparare lacrimogeni dentro un corteo pacifico”.
Nei ringraziamenti del Centro del Partito alla Delegazione significativamente titolato “Firenze ha respirato una boccata d'aria antifascista e antirenziana”, si legge: “Pur essendo stata vietata dal questore Alberto Intini e aggredita dalla polizia diretta dal suo capo Franco Gabrielli, la manifestazione è stata coronata dal successo, sia per la partecipazione di 5 mila antifascisti, sia per la sua combattività e determinazione a portare fino in fondo la battaglia per il NO e contro Renzi”.

9 novembre 2016