In una settimana di raid
L'aviazione russa e governativa distruggono tutti gli ospedali di Aleppo est nella zona controllata dalle opposizioni

 
Secondo una denuncia dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) non ci sono più ospedali operativi ad Aleppo est dopo i pesanti e martellanti bombardamenti dell'aviazione russa e del regime di Damasco che hanno messo fuori uso ospedali da campo e cliniche mobili nella zona ancora controllata dalle forze di opposizione. Solo alcuni ambulatori della città sarebbero ancora in grado di accogliere malati e feriti ma sono vuoti dopo che tutte le strutture sanitarie sono diventate bersaglio privilegiato della coalizione imperialista guidata dalla Russia. Per l'organizzazione Medici senza frontiere (Msf) almeno quattro ospedali della parte orientale di Aleppo recentemente sono stati colpiti direttamente da proiettili in quella che definisce “la peggiore campagna di bombardamenti degli ultimi anni” sulla città.
Il 16 novembre era colpito fra gli altri anche un ospedale pediatrico con un bilancio di 21 morti, tra cui cinque bambini e un medico volontario. I jet responsabili della strage non erano identificati e sia la Russia che il governo di Damasco negavano di aver condotto raid su Aleppo.
Le vittime civili dei raid nella zona orientale di Aleppo, in base ai dati raccolti dall'Osservatorio siriano per i diritti umani, sono state più di un centinaio nel periodo tra il 15 e il 19 novembre, nei primi cinque giorni cioè della nuova offensiva lanciata dalla Russia di Putin in particolare nella Siria nord occidentale a Homs e Idlib con l'obiettivo dichiarato di “infliggere danni pesanti alle posizioni dell'Is e di al Nusra nelle due province”, come dichiarava il ministro della Difesa russo Sergej Shoigu. Una massiccia offensiva resa possibile dalla partecipazione dei bombardieri Su-33 della portaerei Kuznetsov, arrivata pochi giorni prima nel Mediterraneo e piazzata con altri mezzi della flotta russa davanti le coste siriane.
Aleppo, la seconda città siriana e capitale economica del Paese, è divisa in due parti dal 2012, da quando le forze di opposizione al regime di Assad riuscirono a prendere il controllo dei quartieri della parte orientale. L'esercito di Damasco, grazie al contributo militare dell'aviazione russa, a fine settembre aveva lanciato l'offensiva per circondare la zona est della città e metteva sotto assedio un'area dove si stima vivano 275 mila persone, con poco cibo, poche medicine e più nessuna assistenza medica.

23 novembre 2016