Appartenti all'”Associazione a delinquere segreta” P3
“Condannate Verdini e Carboni”
Accusati di condizionare apparati dello Stato nel 2000-2010. Altri 16 imputati alla sbarra

Nell'ambito del processo contro i componenti dell'“associazione a delinquere segreta denominata P3”, il 10 novembre i Pubblici ministeri (Pm) della Capitale, Mario Palazzi e Rodolfo Sabelli, hanno chiesto quattro anni di reclusione per il plurinquisito Denis Verdini, ex braccio destro di Berlusconi, attuale senatore di Ala e stampella del governo del nuovo duce Renzi al Senato, e nove anni e mezzo per il faccendiere piduista legato ai servizi segreti Flavio Carboni.
Richieste di condanna per diversi anni di carcere anche per gli altri 16 imputati della cricca tutti accusati a vario titolo di violazione della legge Anselmi sulle società segrete al fine di influenzare e condizionare gli organi costituzionali, associazione per delinquere, corruzione, abuso d'ufficio, illecito finanziamento ai partiti e diffamazione.
Una pena di 8 anni e mezzo di reclusione è stata chiesta per Pasquale Lombardi, ex giudice tributarista, e per l'imprenditore Arcangelo Martino, considerati insieme a Carboni gli organizzatori dell'associazione per delinquere.
Cinque anni di corruzione sono stati chiesti per l’ex primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone, un anno e mezzo per l’ex sottosegretario all’Economia del governo Berlusconi Nicola Cosentino (ora in carcere per concorso esterno) e un anno per l’ex presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci. La pena di un anno è stata chiesta anche per l’ex coordinatore toscano di Forza Italia e ora deputato di Ala Massimo Parisi. Tra gli altri boss politici coinvolti anche l’ex assessore regionale in Campania e attuale sindaco di Pontecagnano (Salerno) Ernesto Sica che con Cosentino produsse – secondo l’accusa – il dossier contro Caldoro. Fu colui che disse proprio ad Arcangelo Martino: “Tengo Berlusconi per le palle”.
Tra gli altri imputati per cui è stata chiesta la condanna figurano il legale rappresentante della Società Toscana di Edizioni Pierluigi (Ste srl ) Picerno (1 anno), il presidente di un consorzio ed ex assesspre provinciale dell’Udc a Cagliari Pinello Cossu (2 anni), il presidente dell’Arpa Sardegna Ignazio Farris (1 anno). E ancora gli imprenditori Alessandro Fornari (2 anni) e Fabio Porcellini (1 anno e 6 mesi), i prestanome Giuseppe Tomassetti (1 anno, collaboratore di Carboni), Antonella Pau (3 anni, compagna dello stesso faccendiere) e Maria Laura Scanu Concas (1 anno). La Procura ha chiesto anche di condannare a una multa da 10mila euro Stefano Porcu, direttore di Unicredit a Iglesias.
Dal processo è stata invece stralciata la posizione di Marcello Dell’Utri, già condannato in via definitiva a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa dalla procura di Palermo, confermata il 9 maggio 2014 dalla Cassazione.
Per il fondatore e ex parlamentare di Forza Italia il processo deve iniziare ex novo. La sua posizione fu stralciata dal dibattimento principale in quanto all'epoca era latitante in Libano e bisognava aspettare l'estradizione. Il suo nome figura però tra gli imputati principali che rispondono del reato associativo e della violazione della legge Anselmi.
La prossima udienza è fissata per il prossimo 3 febbraio quando sono previsti gli interventi della parte civile e delle difese di qualche imputato minore.
Nel completare la tre giorni di requisitoria i Pm Palazzi e Sabelli hanno sottolineato fra l'altro come la prescrizione incomba su buona parte dell'impianto accusatorio a causa del lungo tempo occorso per ottenere il via libera dal parlamento sull'uso delle intercettazioni che riguardavano i politici coinvolti nonostante le indagini riguardassero fatti risalenti al biennio 2009-2010.
Secondo l’impianto accusatorio, infatti, tra il 2009 e il 2010 Carboni, Martino e Lombardi sono stati i promotori dell’associazione, mentre Verdini – che era coordinatore di Forza Italia – è accusato solo di corruzione perché si sarebbe adoperato per facilitare il gruppo.
La P3, secondo l’accusa, aveva come scopi “la realizzazione di una serie indeterminata di delitti di corruzione, abuso d’ufficio, illecito finanziamento dei partiti, diffamazione e violenze private”. La P3 insomma puntava da un lato a condizionare il funzionamento degli organi costituzionali dello Stato, degli enti amministrativi e locali e, dall’altro, a procurarsi finanziamenti con il coinvolgimento di imprenditori disposti a investire nel settore delle fonti di produzione dell’energia rinnovabile.
Si va dagli affari dell’eolico in Sardegna, settore al quale si era avvicinato lo stesso Carboni, ai dossier diffamatori contro il presidente della Regione Campania Stefano Caldoro, dalle presunte pressioni sulla corte d’appello di Milano per riammettere la Lista Formigoni fino all’accusa più inquietante: voler avvicinare i giudici della Corte Costituzionale per capire in anticipo e condizionare l’orientamento degli alti magistrati sul Lodo Alfano, sul quale si sarebbero pronunciati di lì a poco. Il lodo Alfano prevedeva la sospensione del processo penale nei confronti delle 4 più alte cariche dello Stato, compresa quella di presidente del Consiglio. E infatti Silvio Berlusconi usò la legge nel periodo in cui questa rimase in vigore (poco più di un anno, tra il 2008 e il 2009) nei processi per la corruzione dell’avvocato David Mills e in quello per la compravendita di diritti televisivi. Il lodo Alfano fu comunque bocciato dalla stessa Corte costituzionale.
La parte “sarda” del processo riguarda appunto i permessi per impianti dell’energia eolica alla quale Carboni era interessato. La parte “verdiniana” (Verdini, Parisi, Picerno, Pau, Tomassetti) riguarda giri di soldi inerenti la Società Toscana di Edizioni che poi finirono a Verdini.
Il boss di Ala, padrino del Patto del Nazareno, garante delle riforme costituzionali e indispensabile alleato di Renzi per la tenuta del governo al Senato, è imputato in altri 5 processi, compreso questo. Il sesto si è concluso a causa della prescrizione: in primo grado era stato condannato a 2 anni per corruzione nel processo per la costruzione della Scuola dei Marescialli di Firenze.

23 novembre 2016