Un disegno che confessa al compiacente Scalfari
L'internazionale riformista e pacifista di Bergoglio
Il papa si sbaglia: i comunisti non la pensano come i cristiani

Dal 2 al 4 novembre si è tenuto in Vaticano il 3° incontro mondiale dei Movimenti Popolari, a cui hanno partecipato 174 delegati provenienti da 67 Paesi di tutti i continenti, e che è stato chiuso da un intervento dello stesso papa Bergoglio. Il primo si era svolto due anni fa a Roma, e il secondo l'anno scorso in Bolivia, in occasione del viaggio del papa in quel Paese.
L'incontro era organizzato dal Pontificio Consiglio Iustitia et Pax, presieduto dal cardinale Peter Turkson del Ghana, e aveva per tema le strategie comuni ai Movimenti Popolari per la difesa e il perseguimento delle cosiddette “3T”, cioè “Tierra, Techo, Trabajo” (Terra, Casa, Lavoro), e ha visto una nutrita presenza dei movimenti contadini e popolari dell'America latina legati alla cosiddetta teologia della liberazione, come i Sem Terra (SMT), ma anche rappresentanti di partiti “socialisti” e trotzkisti, e persino un ex presidente dal passato di Tupamaro come l'uruguaiano José Mujica. Da parte italiana erano presenti anche dei rappresentanti dei Centri sociali, come il Leoncavallo di Milano e l'ex europarlamentare PRC e no global di matrice cattolica, Vittorio Agnoletto.
L'incontro non ha avuto molta risonanza sui media, forse volutamente, per non destare troppo allarme nella destra ecclesiastica, in particolare nella Curia romana e nella Conferenza episcopale italiana. E invece si è trattato di un evento molto importante e significativo nella strategia di papa Bergoglio di riconquistare alla chiesa cattolica gli spazi di egemonia perduta negli ultimi decenni in campo sociale, culturale e politico, proponendo un nuovo modello di chiesa “più vicina” ai poveri e meno legata al potere e alla ricchezza.
In pratica, grazie alla sua formazione, esperienza e conoscenza maturate in America latina, Bergoglio sta tentando di costruire una sua internazionale riformista e pacifista, approfittando delle praterie che si è trovato aperte davanti dal “crollo delle ideologie”: vale a dire dal crollo a livello mondiale delle socialdemocrazie, diventate inutili dopo la scomparsa dell'Unione sovietica socialimperialista e degli altri Paesi ex socialisti, e ridottesi dappertutto a fare da stampella ai governi e alle politiche neoliberiste e imperialiste del capitalismo. Come approfitta anche del fallimento dei movimenti antagonisti, pacifisti e “altermondisti”, come i Social forum e il movimento no global nati a Porto Alegre, ormai quasi spariti dalla scena mondiale.

La demagogia “terzomondista” del papa
Bergoglio si è inserito in questo enorme spazio vuoto per cercare di egemonizzare i tanti movimenti popolari, più o meno spontanei, che ancora nascono alla base e operano soprattutto nei Paesi poveri e in quelli emergenti di Asia, Africa e America latina, ma anche nel ricco Occidente, e che hanno perso ogni riferimento ideologico e politico per il fallimento e lo smascheramento dei partiti della sinistra riformista e le loro varianti trotzkiste. Ed è a questo scopo che nel suo discorso ai partecipanti ha esordito subito proclamando di fare propria la loro “sete di giustizia” e il loro “stesso grido: terra, casa e lavoro per tutti”.
Bergoglio ha indicato infatti quali “compiti imprescindibili” il “mettere l'economia al servizio dei popoli, costruire la pace e la giustizia, difendere la Madre Terra”. Ha parlato contro “il colonialismo ideologico globalizzante” e “la disuguaglianza che genera violenza”. Si è scagliato ripetutamente contro “il primato del denaro”, “l'idolo denaro”, “l'imperialismo internazionale del denaro ” (citazione da Pio XI), e addirittura contro il “terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l'intera umanità”.
Non a caso dopo il primo incontro di due anni fa, preparato nel più assoluto silenzio e tenutosi sempre a Roma con la presenza del presidente della Bolivia Evo Morales, un blog vicino al Partito comunista revisionista cubano aveva definito quell'evento “assemblea mondiale dei poveri in lotta”. Questo papa cerca appunto di egemonizzare questa “assemblea mondiale”. E non solo ideologicamente e moralmente, ma addirittura anche a livello organizzativo, tant'è vero che Turkson ha annunciato che dopo questo terzo incontro, il primo gennaio 2017, nascerà presso la Santa sede il nuovo Dicastero per lo sviluppo umano integrale, “con il compito di rendere più efficace la presenza della chiesa a fianco delle vittime dell'ingiustizia e di cercare vie sempre nuove per incarnare la giustizia del Vangelo”.
Il disegno egemonico ideologico, sociale e politico di Bergoglio emerge chiaramente anche nell'intervista rilasciata, per La Repubblica dell'11 novembre, all'ex fascista, monarchico, liberale e oggi (forse in vista dell'imminente dipartita da questo mondo terreno) “ateo devoto” e neobaciapile, Eugenio Scalfari, diventato il più convinto sponsor italiano di papa Francesco. Riferendosi al suo discorso di chiusura del 5 novembre ai Movimenti popolari, e sottolineando a questo riguardo che “più volte ho scritto che Francesco è un rivoluzionario, ma questa volta altro che rivoluzione”, Scalfari chiede al papa: “Lei dunque vagheggia una società dominata dall'eguaglianza. Questo, come Lei sa, è il programma del socialismo marxiano e poi del comunismo. Lei pensa dunque una società del tipo marxiano”? E Bergoglio risponde sornione: “Più volte è stato detto e la mia risposta è sempre stata che, semmai, sono i comunisti che la pensano come i cristiani”.

La storia nera della chiesa
Bergoglio vuol far credere cioè, complice il suo compiacente amico Scalfari, che la chiesa è sempre stata dalla parte degli sfruttati e degli oppressi, e che ora che il comunismo (leggi revisionismo) è “fallito”, essi possono affidarsi di nuovo alla “santa madre chiesa” per soddisfare la loro millenaria sete di giustizia. Eh no, caro papa, lei si sbaglia! I comunisti non hanno mai avuto nulla a che fare con il cristianesimo. Non soltanto perché come ha insegnato Marx la religione è l'oppio dei popoli, ma per la sua militante concezione antiscientifica e reazionaria del mondo, dell'evoluzione naturale, della donna, della famiglia, della sessualità e della procreazione, che nessun “perdono” formale e ipocrita alle donne che abortiscono e ai medici e infermieri che le assistono, come ha fatto Bergoglio in questi giorni, può far dimenticare ed assolvere.
La chiesa è sempre stata storicamente il baluardo della classe dominante antipopolare al potere, tanto nella società schiavistica come in quelle feudale e borghese, ha promosso guerre di religione, massacri, persecuzioni, oscurantismo e colonialismo. Tra l'altro il Vaticano ha sempre rifiutato di firmare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Quindi la chiesa ha una storia nera, ed è essa stessa immersa nella ricchezza, nella corruzione e negli scandali, come dimostrano le recenti vicende e intrighi dello Ior, della Curia romana e dei preti pedofili. E non basta un papa che si finge francescano a cancellare di colpo questa storia nera.
Anche perché in realtà, al di là delle sue invettive demagogiche contro il “dio denaro” e la diseguaglianza, Bergoglio si guarda bene dal denunciare e condannare il capitalismo e l'imperialismo (termini che infatti non fanno parte del suo vocabolario e che non usa mai), che sono la causa di tutte le disuguaglianze, della miseria e dello sfruttamento delle masse, dell'oppressione dei popoli e delle guerre contro i popoli. Non per nulla ai Movimenti Popolari riuniti in Vaticano, e per loro tramite a tutti i popoli sfruttati e oppressi, ha indicato come obiettivo non certo la via rivoluzionaria, ma la lotta per “rivitalizzare e rifondare le democrazie che stanno attraversando una vera crisi”, e contro “l'autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria” (non la loro abolizione). E al posto di una nuova società senza sfruttati e sfruttatori si è limitato a prefigurarne una in cui “il futuro dell'umanità non è solo (sic) nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite. É soprattutto (sic) nelle mani dei popoli”.

Interclassismo, riformismo, austerità, pacifismo
A chi chiede emancipazione dalla miseria e dallo sfruttamento, giustizia e uguaglianza, Bergoglio propone quindi l'interclassismo e il riformismo, e al posto della lotta di classe l'austerità e il pacifismo, in definitiva la solita rinuncia ad una vita migliore in terra per una vita migliore in cielo: “L'esempio di una vita austera al servizio del prossimo è il modo migliore per promuovere il bene comune e il progetto-ponte delle '3T'”, ha detto infatti il papa, indicando nel pacifista riformista Martin Luther King (quasi fosse un moderno Gesù Cristo), l'esempio da seguire per reagire “alle peggiori persecuzioni e umiliazioni”.
In conclusione, come questo 3° incontro dei Movimenti popolari dimostra, questo Bergoglio è tutt'altro che quel papa pacioso e ingenuo che la destra clericale attacca e Scalfari esalta, dipingendolo da entrambe le parti quasi come un “eretico” e un “comunista”. Egli ha invece una visione politica chiara e un disegno ben preciso, che consistono nel rilanciare la chiesa nel mondo dopo che gli scandali e la crisi delle vocazioni al suo interno, e la globalizzazione e l'avanzare di altre religioni all'esterno, le hanno fatto perdere terreno e posizioni storiche, rischiando di
confinarla in una posizione marginale.
D'altra parte non a caso, dopo il fallimento dell'arroccamento dottrinario di Ratzinger, tanto chiuso ad ogni rinnovamento della chiesa cattolica quanto impotente al dilagare della sua corruzione, è stato eletto un papa latino-americano: proprio per cercare di dare un segnale di “cambiamento” e rilanciare la chiesa nel mondo inserendosi abilmente a tutto campo in quei settori e in quei movimenti una volta egemonizzati dalla sinistra riformista e trotzkista, ormai in stato di fallimento e in ritirata in tutto il mondo.
 
 
 

7 dicembre 2016