Dalla Corte dei conti
Confermata la condanna del sottosegretario Del Basso De Caro
Dovrà risarcire 18mila euro per “spese pazze”. Tra i 56 condannati ci sono Caldoro, boss di Forza Italia, e Caputo europarlamentare del PD

Il 20 dicembre, proprio mentre Gentiloni lavorava alla lista dei vice ministri del suo governo di matrice renziana antipopolare, piduista e fascista, la Corte dei conti ha confermato la condanna per danno erariale a carico dell'ex consigliere e capogruppo del PD in Campania Umberto Del Basso De Caro riconfermato sottosegretario alle Infrastrutture.
Del Basso De Caro: massone “sempre a disposizione” del vecchio boss democristiano Nicola Di Muro, è stato condannato nell'ambito dell'inchiesta sullo scandalo delle “spese pazze” in Regione negli anni 2011 e 2012 e deve risarcire 18 mila euro.
Nelle 54 pagine di motivazioni della sentenza è scritto che il boss del PD si fece rimborsare dalla Regione Campania un contratto di collaborazione intestato al PD di Benevento. Secondo la Corte dei conti, quell’assunzione rappresentava un contributo al Pd e non una spesa di supporto alle attività istituzionali del consigliere regionale.
In tutto sono cinquantasei gli ex consiglieri della Regione Campania condannati dalla Corte dei Conti al pagamento di un milione di euro per i cosiddetti rimborsi facili non rendicontati ma erogati solo sulla base dell’autocertificazione.
Tra i condannati anche l’ex presidente della Regione Stefano Caldoro (10.410 euro), l'attuale presidente del consiglio regionale Rosetta D’Amelio (20.468 euro), il boss regionale di Forza Italia Domenico De Siano, l’europarlamentare PD Nicola Caputo e i suoi compari di partito Mario Casillo, Lello Topo, Antonio Marciano, fino ai forzisti Fulvio Martusciello, Ermanno Russo e ad Alberico Gambino di Fratelli d’Italia.
Insieme a loro figura anche Sandra Lonardo, moglie del sindaco di Benevento, Clemente Mastella (21.691 euro).
Le cifre dei rimborsi si aggiravano per ciascun consigliere regionale sui 30.987,40 euro per il 2011 e i 28.405,09 per il 2012. I rimborsi venivano richiesti direttamente dai consiglieri e le erogazioni avvenivano sulla scorta di un'autocertificazione, con la quale gli stessi consiglieri attestavano, sotto la propria responsabilità, di aver sostenuto le spese. Sta di fatto che i consiglieri, su richiesta dei giudici, non hanno saputo esibire le relative certificazioni per gran parte di questi rimborsi. A nulla sono valsi gli scontrini per le spese di ristorazione consumati anche nei giorni festivi, secondo quanto redatto dai giudici, così come i contributi ai partiti e alle associazioni. La Corte dei Conti della Campania ha quindi accolto integralmente l'impianto accusatorio dei Pubblici ministeri Ferruccio Capalbo e Pierpaolo Grasso e condannato i 56 consiglieri regionali per danno erariale. La Guardia di Finanza attraverso le indagini ha constatato tra l’altro che nei rimborsi erano inserite anche le spese telefoniche e la comunicazione delle segreterie di partito.
La D’Amelio, fra l'altro, ha utilizzato, nel corso della passata consiliatura, i soldi del gruppo democratico in Assise regionale per pagarsi la cameriera in un immobile a Lioni, in provincia di Avellino, li dove, secondo le dichiarazioni rilasciate dalla diretta interessata ai giudici contabili, era insediata la sua segreteria politica. Circostanza, questa, che la D’Amelio non è mai stata in grado di documentare.
Del Basso De Caro comunque è in buona compagnia nel governo Gentiloni risultando insieme a Vito De Filippo, Giuseppe Castiglione e Simona Vicari il quarto sottosegretario finito nelle grinfie dei magistrati.
Vito De Filippo ex governatore della Basilicata e boss della Margherita in Lucania, nel 2013 è stato coinvolto in un'inchiesta e poi viene rinviato a giudizio per peculato nello scandalo per i rimborsi elettorali in Regione. Nel novembre scorso la Corte dei Conti, che condanna a pagare più di ventimila euro l'attuale presidente della Basilicata Marcello Pittella, annulla la condanna per danno erariale. Nell'aprile del 2016 viene però indagato nuovamente a Potenza per induzione indebita in un filone dell'inchiesta "Tempa Rossa". A De Filippo è contestato uno scambio di favori con l'ex sindaco di Corleto Perticara, Rosaria Vicino, in carcere insieme ad altri cinque funzionari del centro Eni di Viggiano, dove viene trattato il petrolio estratto in Val d'Agri.
Giuseppe Castiglione, ex Dc e boss alfaniano in Sicilia, sottosegretario alle politiche agricole, dopo diversi proscioglimenti, nel 2015 viene indagato per turbativa d'asta nell'ambito dell'inchiesta della procura di Catania sull'appalto della gestione del Cara di Mineo. A fine novembre scorso le indagine si sono concluse e la procura ipotizza il rinvio a giudizio per il reato di corruzione finalizzata a ottenere vantaggi elettorali.
Simona Vicari, sottosegretario NCD alle infrastrutture, prima di passare alla cosca di Alfano è stata vicina a Totò Cuffaro. Da maggio 2015 è indagata dalla procura di Roma per concorso in falso. Vicari avrebbe fatto favori all'ex governatore Cuffaro durante la sua detenzione nel carcere di Rebibbia, come ad esempio far passere per suoi assistenti dei fedelissimi di Cuffaro, così da poterlo incontrare in prigione.

18 gennaio 2017