Discorso di Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna, a Cavriago in occasione del 93° Anniversario della scomparsa del grande Maestro del proletariato internazionale
Prendiamo esempio da Lenin per trasformare l’Italia e noi stessi
“La Costituzione italiana è l'esempio di come il capitalismo possa camuffare la propria dittatura”

Care compagne e cari compagni,
puntualmente, come ogni anno, siamo oggi qui presenti a Cavriago dinnanzi al busto di Lenin, per rendere omaggio a questo grande Maestro del proletariato internazionale in occasione del 93° Anniversario della sua scomparsa, avvenuta il 21 gennaio del 1924 a Gorky.
E lo facciamo in modo militante, tenendo ben alte quelle bandiere, rosse del sangue versato dai lavoratori e dalle masse in lotta di ogni paese, sin da quando il proletariato ha iniziato la sua battaglia contro il capitalismo; cioè sin dal 1512 quando sembra sia stata innalzata per la prima volta in Germania, passando per le barricate del popolo di Parigi nel 1848, ai comunardi nel 1871, in seguito adottata da tutti i partiti socialisti e comunisti, bandiera nazionale dell’Urss di Lenin e Stalin dal 1917 e della Cina di Mao dal 1949, bandiera rossa che ha svettato sul pennone più alto del Reichstag tedesco nel 1945 a sancire la vittoria sul nazifascismo grazie principalmente all’Armata Rossa sovietica, e che il PMLI ha fatto propria sin dalla sua nascita, avvenuta il 9 Aprile del 1977, affiancando alla falce e martello che sono rispettivamente i simboli delle masse contadine e della classe operaia e dei lavoratori, l'effige di Mao a significare che l'unione della classe operaia e dei contadini è insufficiente per conquistare il socialismo se le loro lotte non sono orientate dalla teoria rivoluzionaria del marxismo-leninismo-pensiero di Mao.
Sono quindi 40 gli anni passati dai marxisti-leninisti italiani a combattere senza sosta e con tutte le forze contro il capitalismo e l’imperialismo e contro i revisionisti loro complici.
40 anni passati sempre dalla parte del proletariato, condividendo con esso sacrifici e privazioni, ma anche battaglie e vittorie politiche come l’ultima al referendum che ha bocciato la nera controriforma costituzionale del nuovo duce Renzi e che ha decretato la fine del suo governo, almeno per il momento.
Oggi teniamo quindi alte con ancora maggior orgoglio le nostre bandiere rosse accanto a quelle del PCI e del PRC, per ribadire ancora una volta che ciò che stiamo costruendo ha delle radici ben salde e piantate in profondità nel terreno del marxismo-leninismo-pensiero di Mao dal quale il PMLI trae linfa vitale.
Da alcuni anni altre bandiere rosse si sono quindi unite a quelle del PMLI nel rendere onore a Lenin e questo per noi è motivo di grande soddisfazione, perché abbiamo sempre creduto e continuiamo a credere che occorre costruire il più ampio fronte unito possibile su ogni questione per poter soddisfare i bisogni e le aspirazioni del proletariato, pur militando in organizzazioni diverse e avendo ognuno la propria linea politica e concezione del mondo.
Non posso in apertura non ringraziare i compagni che come ogni anno sono venuti anche da fuori Regione dedicando a questa manifestazione il proprio giorno libero, facendo un viaggio di diverse ore e nonostante il periodo non conceda temperature più miti.
Un ringraziamento anche alla Commissione per il lavoro di Organizzazione del Comitato Centrale del PMLI, e al compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, che ci ha inviato questo graditissimo messaggio di saluto: “Con spirito rivoluzionario saluto in maniera militante e con ammirazione tutti i presenti, a cominciare dai compagni Denis Branzanti e Alessandro Fontanesi, alla commemorazione di Lenin, grande Maestro del proletariato internazionale, in occasione del 93° Anniversario della sua scomparsa.
Davanti al busto di Lenin a Cavriago, siete riuniti sotto tre bandiere con sigle diverse ma di uguale colore, il rosso, e con lo stesso simbolo della falce e martello. Solo che quella del PMLI è sormontata dall'effige di Mao, anziché dalla stella del socialismo come le altre, che simboleggia la teoria rivoluzionaria del proletariato, ossia il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, senza la quale è impossibile combattere e sconfiggere l'ideologia della borghesia - il liberalismo - il capitalismo e le sue istituzioni e i suoi governi, il riformismo e il revisionismo e avanzare con successo verso il socialismo e il potere politico del proletariato.
Sotto queste tre bandiere, e cercando di coinvolgerne altre simili, lottando assieme e aiutandoci reciprocamente possiamo fare molto per combattere il governo Gentiloni di matrice renziana antipopolare, piduista e fascista in difesa degli interessi supremi delle masse popolari, giovanili e femminili.
Attualmente in Italia il socialismo non tira più come nel passato, per lo scempio compiuto dai revisionisti nei paesi già socialisti e nei partiti comunisti storici, ma prima o poi ritornerà di moda, di gran moda perché il proletariato e le masse sfruttate e oppresse non accetteranno in eterno di essere schiavi della classe dominante borghese.
Dipenderà anche dall'impegno che ciascuno di noi, evitando di cadere nelle nuove trappole costituzionali e riformiste in costruzione, ci metterà per illustrarlo e farlo condividere al proletariato e alle nuove generazioni.
Lenin, con la Grande Rivoluzione Socialista di Ottobre, di cui quest'anno ricorre il centenario, ci ha indicato la via, percorriamola fino in fondo con forza e fiducia, sicuri della vittoria finale.
Con Lenin per sempre, contro il capitalismo e per il socialismo!
Vostro compagno di lotta, Giovanni Scuderi”.
Care compagne e cari compagni,
per noi parlare di Lenin non è un mero esercizio intellettuale, come non è ricordare nostalgicamente un passato glorioso, significa invece rendere omaggio ad una delle più grandi menti che la storia abbia mai conosciuto, ad uno dei pochi uomini che abbia dato un reale e fondamentale contributo alla causa dell’emancipazione del proletariato, la causa del socialismo, che lo colloca con tutti i meriti al fianco di Marx, Engels, Stalin e Mao fra i 5 grandi Maestri del proletariato internazionale; significa però anche studiarne e approfondirne la vita e l’opera, dal contributo alla fondazione, allo sviluppo e al consolidamento del Partito Operaio Socialdemocratico prima e del Partito Bolscevico poi, alla guida delle masse proletarie e contadine, dalla distruzione dell’impero zarista alla direzione sul piano teorico e pratico della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre e del primo paese socialista al mondo nei suoi primi anni di difficilissima esistenza, dalla lotta al revisionismo a quella all’imperialismo.
Alla vita e all’opera di Lenin occorre necessariamente ispirarsi, se si vuole essere dei comunisti conseguenti, cioè dei marxisti-leninisti, e per trasformare l’Italia e noi stessi.
La vita politica di Lenin ha inizio presto, quando 17enne, già immerso nello studio de “Il Capitale” e di altre opere di Marx ed Engels aderisce ai circoli studenteschi rivoluzionari e ne partecipa alle lotte. Ciò gli costa l’espulsione dall’università e l’arresto. A questo ne seguiranno altri, nel 1895, poi nel 1897 è deportato in Siberia e successivamente nel 1900.
Complessivamente sconta oltre 14 mesi di prigionia, 3 anni di deportazione ed è costretto a vivere per oltre 10 anni fuori dalla Russia a causa delle continue persecuzioni ad opera del regime zarista rimanendo nell’illegalità per ben 24 anni, dal 1893 sino al 1917.
Ma le persecuzioni e le grandi privazioni a cui è costretto non lo fermano, dovunque egli si trova, in Russia come all’estero, è sempre tra i lavoratori e gli studenti a fare inchieste, raccogliere informazioni, discutere con loro, dirigere i marxisti, tenere lezioni, organizzare gli emigrati russi, scrivere una quantità enorme di articoli, opuscoli, interventi.
È infatti in uno dei tanti periodi di prigionia che Lenin scrive il progetto di programma del Partito Operaio Socialdemocratico Russo fondato nel 1898, che fa seguito all’“Unione di lotta per l’emancipazione della classe operaia” costituita nel 1895 per unire gli operai d’avanguardia e i circoli di propaganda sparsi in tutta la Russia, superando le divisioni ideologiche, politiche e organizzative del proletariato russo.
Dentro al Partito Lenin combatte ininterrottamente una battaglia ideologica e politica enorme contro le posizioni errate e i nemici interni a partire dalle prime grandi battaglie contro le tendenze economiciste e populiste che avevano una forte influenza nella socialdemocrazia russa, passando da quelle per la concezione del Partito e dei militanti sfociata nella vittoria al II Congresso del Partito nel 1903, dove prevalsero le tesi leniniste su quelle della minoranza che venne poi definita menscevica, sancendo la divisione che ne portò all’espulsione alla conferenza di Praga nel 1912, e poi contro l’anarchismo, il frazionismo, il correntismo e l'individualismo, che minavano continuamente l'unità del Partito mettendone in discussione persino l'esistenza
Ma la battaglia ideologica e politica contro il frazionismo e l’individualismo, incarnati perfettamente da Trotzki, ha attraversato tutta la storia del Partito e Lenin non ha mai concesso loro nulla, pur facendo nel contempo tutto il possibile per preservare l’unità del Partito.
Come quando, dopo il fallimento della rivoluzione democratico borghese del 1905, Lenin batte le tendenze liquidazioniste indicando nell’unione del lavoro legale con quello illegale la strada da seguire per far sì che il Partito possa agire nella Russia della feroce repressione zarista e dell’ancora arretrata coscienza politica delle masse.
Ma la battaglia di Lenin si combatte anche nel campo internazionale, in particolare quando allo scoppio della carneficina della prima guerra mondiale molti partiti aderenti alla II Internazionale si schierano con le proprie borghesie nazionali in difesa della “patria” borghese anziché inasprire la lotta di classe nel loro momento di difficoltà.
Lenin denuncia aspramente questi socialsciovinisti, cioè socialisti a parole e sciovinisti nei fatti, che decretarono poi il fallimento della II internazionale, mentre dà un impulso fondamentale allo sviluppo del movimento comunista internazionale grazie alla fondazione della Terza Internazionale, che organizza e dirige tutti i partiti, le organizzazioni e le correnti comuniste che si formano sull’esempio della grande rivoluzione d’ottobre, dando ad essa le fondamentali basi teoriche, l'indirizzo ideologico ed i principi organizzativi di cui necessita garantendone la direzione politica fino a quando le sue forze e la sua salute fisica glielo consentono.
Dopo la rivoluzione di febbraio del 1917, quando si fa spazio la tendenza ad appoggiare il governo provvisorio democratico borghese e la resistenza al lancio dell’insurrezione, con le celebri Tesi di Aprile Lenin chiarisce in maniera inequivocabile che la questione della guerra o della pace è risolvibile soltanto attraverso la conquista del potere politico da parte del proletariato e dei suoi alleati, delineando le modalità del passaggio dalla rivoluzione borghese alla rivoluzione socialista.
Dal giorno della Grande Rivoluzione socialista d’Ottobre Lenin dirige, presiede, partecipa e interviene a innumerevoli riunioni, conferenze, assemblee di Partito e fra le masse guidandole con saggezza nella costruzione del socialismo in Urss.
Lenin è stato un marxista instancabile, la sua è stata la vita modello del rivoluzionario integrale, certo non un “comunista” da salotto come quelli che siamo abituati a vedere oggi nelle trasmissioni televisive, ma un uomo modesto e schivo alle adulazioni e alla ribalta, dedito invece all’azione, alla lotta politica, abituato a dedicare il minor tempo possibile agli affari personali in favore di quelli della causa rivoluzionaria.
Come spiega Stalin: “Lenin era nato per la rivoluzione. Era veramente il genio delle esplosioni rivoluzionarie e il più grande maestro nell'arte di dirigere la rivoluzione. Mai si sentiva così a suo agio e così felice come nei momenti di scosse rivoluzionarie”.
Il suo apporto politico-pratico alla costruzione del Partito bolscevico in Russia e alla Grande Rivoluzione socialista d’Ottobre, nonché ai primi passi del neonato Stato sovietico, il primo che la storia abbia mai conosciuto, è stato enorme ed indispensabile; al pari se non maggiore possiamo dire sia stato il suo contributo ideologico e strategico allo sviluppo del marxismo, tale che ancora oggi, e finchè esisteranno il capitalismo e l’imperialismo, pur nelle loro diverse forme, vanno doverosamente studiate e applicate le sue teorie fondamentali sul Partito, la rivoluzione, il socialismo, l’imperialismo e il revisionismo.
Le sue opere sono un patrimonio sterminato e preziosissimo di insegnamenti di cui nessun partito marxista-leninista e nessuna rivoluzione socialista possono fare a meno se vogliono affermarsi e vincere.
Perché, come afferma Stalin, “Lenin ha sviluppato ulteriormente la dottrina di Marx ed Engels in conformità con le nuove condizioni di sviluppo, con la nuova fase del capitalismo, con l’imperialismo. Significa che sviluppando ulteriormente la dottrina di Marx nelle nuove condizioni della lotta di classe, Lenin ha apportato al comune tesoro del marxismo qualcosa di nuovo rispetto a quanto era stato dato da Marx ed Engels, rispetto a quanto si poteva dare nel periodo del capitalismo preimperialistico, e quel che di nuovo ha apportato di Lenin al tesoro del marxismo si basa interamente e completamente sui principi enunciati da Marx ed Engels.
Appunto in questo senso noi diciamo che il leninismo è il marxismo dell’epoca dell’imperialismo e delle rivoluzioni proletarie”.
“Più esattamente: il leninismo è la teoria e la tattica della rivoluzione proletaria in generale, la teoria e la tattica della dittatura del proletariato in particolare".
Nelle sue opere fondamentali come “Che fare”, “Un passo avanti, due indietro”, “Due tattiche della socialdemocrazia nella rivoluzione democratica”, “L’imperialismo fase suprema del capitalismo”, e “Stato e Rivoluzione”, Lenin ha tracciato le linee organizzative dell’edificazione del partito marxista-leninista, ribadendo la necessità della teoria marxista-leninista e della sua fusione col movimento operaio che porti alla conquista degli elementi avanzati del proletariato, ha battuto l’opportunismo menscevico e gettato le fondamenta del partito bolscevico, un partito che non ha eguali nel panorama dei partiti socialdemocratici del tempo, elaborato “la dottrina del partito, in quanto organizzazione dirigente del proletariato, in quanto arma essenziale nelle mani del proletariato”, esposto la tattica bolscevica dell’egemonia del proletariato sia nella rivoluzione democratico-borghese sia nella successiva rivoluzione socialista, in contrapposizione con la concezione piccolo-borghese dei menscevichi, analizzato l’imperialismo quale stadio supremo e ultimo del capitalismo in putrefazione, morente, vigilia della rivoluzione, e ristabilito e sviluppato la dottrina di Marx ed Engels sullo Stato, sulla rivoluzione proletaria e sulla dittatura del proletariato.
Inoltre ha dato un contributo decisivo nell’illustrare e propagandare il pensiero dei fondatori del socialismo scientifico. Basta pensare alle opere “Karl Marx”, “Friedrich Engels” e “Marxismo e revisionismo”.
Per non parlare poi delle tante opere scritte dopo la Grande Rivoluzione d’Ottobre che, da una parte, disegnano ed elaborano la costruzione del socialismo in Urss e, dall’altra parte, si incaricano di chiarificare e portare fino in fondo la battaglia contro il tradimento dei partiti della II Internazionale e gettare le fondamenta teoriche e organizzative dell’Internazionale comunista.
Sul piano teorico Lenin ha quindi sviluppato la scienza marxista in base alle nuove condizioni e necessità createsi nell'epoca dell'imperialismo. Attraverso una lucida e lungimirante analisi di esso, ha evidenziato, tra l'altro, la possibilità che la vittoria della rivoluzione socialista fosse possibile inizialmente in alcuni paesi o anche in un solo paese; la necessità per il proletariato di stabilire mirate e solide alleanze con altre classi o gruppi sociali, ed in particolare quella tra classe operaia e contadini; il forte legame che veniva a crearsi tra la lotta per il socialismo nei paesi sviluppati e il movimento di liberazione nazionale nelle colonie.
Per tali motivi il leninismo era avversato apertamente tanto dagli antichi revisionisti quanto lo è stato in seguito dai revisionisti moderni, cioè dai suoi revisori travestiti da comunisti e finanche da marxisti-leninisti.
I revisionisti antichi, capeggiati da Bernstein e poi da Kautzky, furono smascherati da Lenin sui piani ideologico e politico.
“Kautsky - scrive Lenin - ha travisato in modo inverosimile il concetto di dittatura del proletariato, trasformando Marx in un liberale volgare, e si è degradato lui stesso a livello di un liberale, che ripete logore frasi sulla 'democrazia pura' abbellendo e offuscando il contenuto di classe della democrazia borghese e paventa soprattutto la violenza rivoluzionaria della classe oppressa. Quando Kautzky 'interpreta' il concetto di 'dittatura rivoluzionaria del proletariato' in modo da far scomparire la violenza rivoluzionaria della classe oppressa sugli oppressori, batte un primato mondiale della contraffazione liberale di Marx. Il rinnegato Bernstein sembra un cucciolo accanto al rinnegato Kautzky”.
Dopo la morte di Lenin si fecero avanti Trotzki, Bucharin, Kamenev, Zinoviev e altri simili, ma furono prontamente bloccati e sbaragliati da Stalin, che confutò le loro false teorizzazioni sulla edificazione del socialismo in Urss e sulla rivoluzione mondiale, salvando il Partito, lo Stato e il socialismo da coloro che volevano restaurare il capitalismo in Urss. Nel corso di questa lotta, che si era riversata anche all’interno della III Internazionale e dei Partiti comunisti dei vari Paesi, Stalin ha sistematizzato e sviluppato il leninismo per quanto concerne il Partito, l’edificazione del socialismo, la strategia e la tattica della rivoluzione proletaria, la lotta contro il revisionismo, la questione nazionale, le alleanze antimperialiste. Fondamentali in questo senso le sue opere “Principi del leninismo”, “Questioni del leninismo”, “Storia del Partito comunista (Bolscevico) dell’Urss”–Breve corso, “Problemi economici del socialismo nell’Urss”. Grandiosa e decisiva la sua opera nella seconda guerra mondiale contro il nazismo e il fascismo.
Si può ben dire che il pensiero di Stalin è parte integrante del leninismo. Non a caso Mao, nel 1942, affermò che “il marxismo-leninismo è la teoria che Marx, Engels, Lenin e Stalin hanno creato sulla base della pratica, è la conclusione generale che hanno tratto dalla realtà storica e dalla pratica rivoluzionaria… Il marxismo-leninismo è la verità più giusta, più scientifica e più rivoluzionaria, generata dalla realtà oggettiva e confermata da questa stessa realtà”.
Per far cadere la fortezza sovietica alla quale Lenin aveva dedicato tutto se stesso, e per trasformarla in una tenebrosa dittatura fascista ci volle il colpo di Stato effettuato al 20° Congresso del PCUS, nel febbraio del 1956, dalla banda revisionista di Krusciov.
Toccò allora a Mao tenere testa ai revisionisti moderni usciti allo scoperto dopo la morte di Stalin. A livello mondiale essi avevano al centro prima la cricca di Krusciov poi quella di Breznev, in Cina erano rappresentati dalla cricca di Liu Shaoqi e Deng Xiaoping, e in Italia erano rappresentati dai maggiori dirigenti del PCI.
Tutti e cinque i Maestri hanno condotto una lotta serrata al revisionismo, antico e moderno, facendo chiarezza sui principi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, che si fonda sul materialismo dialettico e storico e sulla lotta di classe, e del socialismo che significa essenzialmente abbattimento del sistema economico capitalistico e della sua sovrastruttura statale, istituzionale, giuridica, culturale e morale, nonché abbattimento della classe dominante borghese che vanno sostituiti con l'economia socialista e con la sovrastruttura proletaria e con la dittatura del proletariato.
I revisionisti di tutti i paesi hanno sempre cercato di svuotarlo dalla sua anima proletaria e rivoluzionaria per trasformarlo in una corrente borghese riformista allo scopo di impedire l'avvento della rivoluzione proletaria e del socialismo. Essi predicavano e predicano tutt’ora la lotta politica all’interno della libertà, della democrazia e del parlamentarismo borghesi.

 

Come il capitalismo camuffa la propria dittatura dietro principi democratici

La Costituzione italiana è l’esempio di come il capitalismo possa camuffare la propria dittatura dietro a principi cosiddetti democratici per imbrogliare le masse e sviarne le lotte.
Da marxisti-leninisti abbiamo partecipato alla lotta e alla vittoria referendaria contro la controriforma piduista e fascista del Senato varata dal neoduce Renzi, da marxisti-leninisti ci opponiamo a ogni stravolgimento da destra della Costituzione antifascista del 1948 e continueremo a unirci a chiunque la pensi come noi a riguardo, nel contempo, da marxisti-leninisti non possiamo sottrarci dal dire chiaramente che essa ha rappresentato un compromesso tra proletariato e borghesia ma favorevole a quest’ultima, perché sancisce in maniera inequivocabile i principi politici ed economici del capitalismo, a partire dal parlamentarismo borghese e dall’inviolabilità della proprietà privata capitalistica.
Bisogna poi prendere atto che la Costituzione del ’48 di fatto non esiste non più, essa è stata già stravolta dalle continue controriforme che hanno introdotto pesanti elementi di presidenzialismo e federalismo, assoggettando la magistratura al governo, accentrando e controllando i mezzi di informazione, unificando, anche se ancora non sotto un’unica sigla, i sindacati confederali trasformati in appendice dei vari governi, introducendovi il fiscal compact e altro ancora, proprio com’era scritto nel “piano di rinascita democratica” della P2 di Licio Gelli, che ha le proprie radici nel ventennio mussoliniano e che ha trovato in Craxi, Berlusconi e Renzi i suoi maggiori precursori.
Un progetto neofascista che il PMLI ha denunciato sin dall’inizio, smascherando ogni passaggio della sua attuazione e che ha subìto solo un colpo d’arresto con la vittoria al referendum costituzionale e la caduta del governo Renzi, visto che il marxista-leninista pentito Gentiloni gli sta tenendo la poltrona calda avendo tra l’altro confermato i ministri più importanti del precedente governo e sostenitori della controriforma costituzionale.
La strada da seguire non è quindi quella parlamentare e istituzionale, bensì quella della lotta di classe, di massa e di piazza, la via luminosa della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre, della quale quest’anno ricorre il 100° Anniversario, e che porta impresso a caratteri d’oro il nome di Lenin, della quale è stato il principale artefice avendola preparata in tutti i suoi aspetti, sia sul piano teorico che politico, sia sul piano organizzativo che militare, e diretta in prima persona.
Questo epico avvenimento rappresenta una delle più grandi imprese della storia del movimento operaio internazionale e dell’intera umanità.
“Fu grazie ai russi che i cinesi scoprirono il marxismo-leninismo. – scriverà Mao - Prima della Rivoluzione d'Ottobre i cinesi non solo ignoravano Lenin e Stalin, ma non conoscevano neppure Marx e Engels. Le cannonate della Rivoluzione d'Ottobre aiutarono i progressisti cinesi e quelli di tutti i paesi ad adottare la concezione proletaria del mondo come strumenti per studiare il destino della propria nazione e per esaminare daccapo tutti i loro problemi. Seguire la strada dei russi, questa fu la loro conclusione” .
Da Lenin prendiamo esempio per trasformare l’Italia e noi stessi per divenire dei marxisti-leninisti del suo stampo.
Chiunque si professi comunista ha il dovere rivoluzionario di acquisire la concezione proletaria del mondo per liberarsi completamente e totalmente dalla ideologia, dalla cultura, dalla morale, dalla politica e dalla pratica sociale borghesi; per rivoluzionarizzare integralmente la propria mentalità, coscienza, modo di pensare, di vivere e di agire conformemente al materialismo dialettico e al materialismo storico e mettendo al bando ogni forma di idealismo, di metafisica, di revisionismo e di riformismo; per dare dei contributi rivoluzionari e marxisti-leninisti qualificati alla costruzione del Partito e alla trasformazione dell'Italia in senso socialista.
Come ha detto il compagno Scuderi “Tutti quanti, nessuno escluso, compreso i più forti e determinati tra di noi, dobbiamo rafforzare lo spirito rivoluzionario e la militanza di Partito, facendo continui bagni di marxismo-leninismo-pensiero di Mao e bagni di massa, cercando di incarnare quanto più ci è possibile le dieci indicazioni di Mao sui militanti marxisti-leninisti che sono state pubblicate con grande rilievo sul numero 27 del 2015 de ‘Il Bolscevico’”.
Da Lenin prendiamo esempio per trasformare l’Italia e noi stessi per dare tutto il potere alla classe operaia.
La conquista del socialismo e del potere politico da parte del proletariato è sempre stato il chiodo fisso, la missione storica dei marxisti-leninisti italiani. Ma non abbiamo ancora le forze necessarie per assolvere a tale missione, poiché il proletariato è ritornato a uno stato pre-marxista, completamente all’oscuro del suo ruolo di classe generale e dei suoi compiti rivoluzionari.
Occorre quindi perseverare negli sforzi e migliorandoli, per convincere il proletariato ad acquisire la coscienza di essere una classe per sé e ad armarsi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao per combattere il capitalismo, i padroni, la classe dominante borghese, le loro istituzioni e il loro governo.
L’intollerabile situazione di miseria, disoccupazione, precariato, sfruttamento, oppressione e subalternità delle masse alla classe dominante borghese, di divisione in classi, di disuguaglianze sociali, di sesso e territoriali, di ingiustizie sociali, di mafie e corruzione, di razzismo, di nuovo fascismo e di interventismo imperialistico, va radicalmente cambiata sradicando le cause che l'hanno generata e la perpetuano che risiedono nel capitalismo e nei suoi governi comunque denominati.
Da parte nostra siamo pienamente coscienti che la classe operaia nel capitalismo avrà sempre un ruolo subalterno alla borghesia, il nocciolo del problema è quindi quello di andare alla radice, cioè di lottare non solo contro le conseguenze causate dal capitalismo, ma di lottare per abbattere il capitalismo stesso e conquistare il socialismo e il potere politico da parte del proletariato, che è la madre di tutte le questioni.
Da Lenin prendiamo esempio per trasformare l’Italia e noi stessi per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso difendendone con i denti e applicandone risolutamente la linea politica e organizzativa.
Come ci ha spronato a fare il compagno Scuderi col suo storico discorso “Da Marx a Mao” pronunciato alla Commemorazione di Mao dello scorso anno: “Oggi più che preoccuparci di quando arriverà il socialismo, di quando avverrà la svolta rivoluzionaria della lotta di classe, di quando il proletariato si schiererà con noi, dobbiamo preoccuparci di dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso radicandolo ed estendendolo nelle città e regioni dove siamo presenti, in modo da ricavarne le forze per espanderlo in tutta Italia. Questo deve essere il nostro obiettivo strategico a medio termine. Questo è quello che ci è richiesto dall’attuale lotta di classe e dall’attuale situazione del nostro Paese. Se non ce la facciamo a raggiungere tale obiettivo a medio termine, non ci resta che rilanciarlo una o più volte fino a conquistarlo. Non tutto dipende da noi, cioè dalle nostre capacità e dal nostro impegno. Noi abbiamo in mano solo metà della chiave del problema, l’altra metà l’hanno la lotta di classe, il proletariato e le nuove generazioni”.
Il nostro è un compito duro e difficile ma se agiremo in base alla parola d’ordine “Studiare, capire, agire, concentrandosi sulle priorità sulla base delle forze che disponiamo” in base al principio “Studio e azione, azione e studio” e se sapremo utilizzare bene i cinque assi che abbiamo in mano, rappresentati dai nostri Maestri, col tempo i risultati certamente arriveranno.
Come ci insegna Lenin: “La devozione assoluta alla rivoluzione e la propaganda rivoluzionaria fatta tra il popolo non vanno perdute, anche quando interi decenni dividono il periodo della semina da quello del raccolto”.
Prendendo esempio da Lenin il PMLI continuerà a procedere nella Lunga Marcia della lotta al capitalismo, all’imperialismo, al revisionismo, e al governo Gentiloni, cercando di trovare sempre nuovi alleati e compagni di viaggio, come quelli che coi quali oggi siamo in piazza, fianco a fianco, per ricordare gli immortali insegnamenti di Lenin.
Oggi il nemico principale è il governo Gentiloni, che con l’avallo di Mattarella ha preso il posto di Renzi, per volere dello stesso, ma che ne mantiene la stessa matrice, natura, ispirazione, composizione e programma neofascista, liberista, stangatrice e interventista, e non potrà quindi che praticare una politica di lacrime e sangue all'interno e di interventismo e colonialismo all'esterno. Conformemente al diktat dell'imperialismo italiano e dell'Unione europea imperialista e alle necessità della lotta tra i vari paesi imperialisti per avere più spazio e più potere nello scacchiere mondiale, in particolare nel Medio Oriente.
Questo perché non ci potrà mai essere un governo borghese e capitalista che tuteli gli interessi delle masse lavoratrici e popolari e che risolva tutte le contraddizioni di classe, di genere e di territorio e che tenga fuori l'Italia dalle guerre imperialistiche.
Care compagne e cari compagni,
con l’approssimarsi del 100° Anniversario della Grande Rivoluzione socialista d’Ottobre, ricordiamo e facciamo nostre queste parole di Lenin: “Alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione non hanno un significato locale, specificamente nazionale, esclusivamente russo, ma un significato internazionale. E non parlo qui di significato internazionale nel senso lato del termine: non alcuni ma tutti i tratti fondamentali e molti tratti secondari della nostra rivoluzione hanno un significato internazionale nel senso che questa rivoluzione esercita un'influenza su tutti i paesi. Mi riferisco qui al senso più stretto del termine: se per significato internazionale si intende la portata internazionale o l'inevitabilità storica che si ripeta su scala internazionale ciò che è avvenuto da noi, bisogna riconoscere un tale significato ad alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione”.
Proseguiamo dunque con forza e determinazione lungo la strada luminosa e vittoriosa della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre!
Viva l’unità di piazza tra il PMLI, il PCI, il PRC e tutti i sostenitori di Lenin!
Prendiamo esempio da Lenin per trasformare l’Italia e noi stessi!
Opponiamoci al governo Gentiloni di matrice renziana, antipopolare, piduista e fascista!
Lottiamo per aprire la strada al socialismo e al potere politico del proletariato!
Con Lenin per sempre contro il capitalismo per il socialismo!
Cavriago, 22 gennaio 2017

25 gennaio 2017