Intervenendo al senato
Gentiloni si autoelogia per i soccorsi e l'aiuto ai terremotati. La realtà lo smentisce
Proteste dei terremotati davanti alla Camera. L'abnegazione dei soccorritori ha impedito che il numero dei morti fosse ancor più alto

Mentre nelle regioni del Centro Italia flagellate dal terremoto e dal maltempo si piangono ancora i 5 morti assiderati nel teramano e nel pescarese, le 6 dell'elisoccorso di Campofelice e soprattutto le 29 vittime dell'Hotel Rigopiano su cui la procura di Pescara ha aperto un'inchiesta per indagare proprio il criminale ritardo con cui la catena di comando dei soccorsi si è attivata; nonostante a due settimane dall'evento si contano ancora a decine i paesi non raggiunti dai soccorsi con intere popolazioni abbandonate a se stesse stretti nella morsa di gelo e neve che in molte località ha superato i tre metri di altezza e le continue scosse di assestamento rischiano di provocare nuovi crolli e ulteriori ingenti danni all'economia e soprattutto al bestiame rimasto intrappolato sotto le centinaia di stalle e capannoni rasi al suolo; il 25 gennaio il premier Gentiloni durante la sua audizione al Senato ha avuto la sfrontata faccia di bronzo di autoelogiarsi per l'aiuto prestato con un “rilevante dispiegamento di uomini e mezzi coordinati dalla Protezione civile”.
In un'aula praticamente deserta, che la dice lunga su quanto governo e parlamento abbiano a cuore la difficile situazione che stanno vivendo le popolazioni colpite, Gentiloni ha furbescamente strumentalizzato l'abnegazione dei soccorritori che, pur privi di mezzi e risorse, con turbine e spazzaneve impossibilitati a muoversi perché privi di manutenzione, senza catene e perfino senza carburante, non si sono dati per vinti e hanno inforcato gli sci e pelli per raggiungere le persone in difficoltà e impedire che il numero dei morti non non fosse ancora più alto.
"Siamo orgogliosi dei nostri soccorritori, sono cittadini italiani esemplari: forte e unanime deve essere il sentimento di riconoscenza per le 11mila persone intervenute che si prodigano per salvare vite” ma, ha attaccato subito dopo Gentiloni, insieme ai lutti e alle vite salvate: “Rimarranno impresse le immagini dello Stato che mobilita tutte le proprie energie... Credo che sia stato messo in atto ogni sforzo possibile dal punto di vista umano, organizzativo, tecnico per cercare di salvare i dispersi. Davanti alla concatenazione degli eventi in una crisi senza precedenti, il dispiegamento delle forze, coordinate dalla Protezione Civile, è stato molto rilevante”.
Nel tentativo di scrollarsi di dosso ogni responsabilità circa il criminale ritardo con cui sono stati inviati i primi soccorsi e del perché è stata completamente ignorata l'allerta meteo lanciata una settimana prima degli eventi, Gentiloni ha aggiunto: “È giusto a livello di governo verificare in questa dinamica quanto abbiano inciso le circostanze eccezionali e quanto ciò abbia messo in luce problemi più generali di manutenzione. Se ci sono stati ritardi e responsabilità saranno le inchieste a chiarire. Il governo non teme la verità che serve a fare meglio e non ad avvelenare i pozzi. Io che condivido la ricerca della verità non condivido la voglia di capri espiatori e giustizieri anche perché la storia è lesta a trasformare i giustizieri in capri espiatori. Al di là di singoli errori che le inchieste accerteranno - ha proseguito - abbiamo mostrato una capacità di reazione del sistema all'altezza di un grande Paese, non a caso abbiamo un sistema di Protezione civile all'avanguardia: non è di destra o sinistra, di questo o quel governo, è un patrimonio italiano che dobbiamo tenerci stretto. La prossima settimana - ha concluso Gentiloni - vareremo un decreto. Nessuno immagini che sia un ritorno all'indietro, sarà un passo avanti e molto mirato nei suoi obiettivi". Il decreto, ha spiegato il premier, "sarà mirato a intervenire in alcuni punti e gangli l'accumulo di ritardi che finora non ci sono stati ma possono accumularsi nei prossimi mesi e che possiamo prevenire... Le risorse ci sono: 4 miliardi nella legge di bilancio e altri ci saranno come ho anticipato personalmente al presidente della commissione europea Jean Claude Juncker".
Parole a dir poco vergognose e inaccettabili; che mistificano oltre ogni limite la realtà dei fatti e cozzano sfacciatamente con la contemporanea manifestazione di protesta organizzata da centinaia di terremotati riuniti nel comitato spontaneo "Quelli che il terremoto..." che sono sfilati in corteo da Piazza Santi Apostoli a Montecitorio.
Da Amatrice ad Arquata, da Accumoli a Capo d’Acqua, in tanti si sono ritrovati in piazza, a cinque mesi di distanza dalla prima grande scossa di agosto, tra abbracci, occhi lucidi e tanti striscioni e cartelli di protesta contro i governi Gentiloni-Renzi e il commissario Errani in cui si legge: “dal 24 agosto l'unica cosa che si è mossa è la terra sotto i nostri piedi”; “avete detto 'non vi lasceremo soli' e noi non vi daremo tregua”; “uno Stato incapace” di soccorrere le popolazioni ma “capace di trovare i soldi per le banche”; “i fondi per la ricostruzione sono bloccati e da alcuni paesi non hanno ancora spostato una pietra. Vergogna”; “dopo 5 mesi solo desolazione e colpevole abbandono”; “la burocrazia uccide più del terremoto”, "Montanari sì, fessi no. Nessuno faccia il furbo" e "Ad Amatrice la scossa, a Roma datevi una mossa".
"Siamo qui per manifestare la nostra amarezza – spiega uno degli organizzatori della protesta - per come è stata gestita tutta questa emergenza. Siamo molto arrabbiati e per tanti motivi. Che fine hanno fatto i soldi versati per solidarietà dagli italiani? Dove sono le casette e i moduli abitativi che ci avevano promesso? Non possiamo più aspettare chiacchiere e parole, vogliamo finalmente i fatti".
In lotta ci sono anche gli studenti de l'Aquila, sostenuti dai genitori e dagli insegnanti, per chiedere scuole sicure dal momento che a distanza di quasi 8 anni dal terremoto gli edifici che li ospitano non sono stati messi in sicurezza e presentano alti rischi di vulnerabilità sismica.
Sotto le finestre di Montecitorio i manifestanti hanno organizzato una specie di conferenza stampa per illustrare la grave situazione che ancora vivono migliaia di terremotati. Ma dal governo non si è fatto vedere nessuno. “All’incontro sono mancati gli attori principali di questa situazione, i rappresentanti del governo e il commissario Vasco Errani”, commenta con amarezza il rappresentante dei paesi colpiti nel territorio marchigiano, il quale non si dà certo per vinto e avverte che: “se le nostre proposte cadranno nel vuoto, torneremo a manifestare, con forme più forti e incisive di protesta”.
Mentre un altro manifestante al termine del sit-in commenta: “Quando i politici dicevano che non ci avrebbero lasciati soli, mi era venuto il dubbio che non fossero sinceri, ma mai mi sarei aspettato di vedere una disorganizzazione del genere”.

1 febbraio 2017