Appoggiando il referendum della Cgil lottiamo per abolire i voucher e il precariato
Documento della Commissione giovani del Comitato centrale del PMLI

Con la decisione della corte costituzionale che all'inizio di gennaio ha dato il via libera al referendum promosso dalla CGIL per l'abrogazione dei voucher, ritorna prepotentemente sulla scena politica la messa in discussione di una delle forme oramai più diffuse e odiate di sfruttamento del lavoro, in particolare giovanile: il voucher.

Da regola del lavoro “accessorio” a piaga sociale
 
La storia dei voucher, già ampiamente documentata dal PMLI e da “Il Bolscevico” attraverso numerosi articoli e reportage è la storia della legalizzazione del lavoro nero in Italia. Introdotti nel 2003 per regolare le attività lavorative di tipo accessorio e di natura meramente occasionale, i voucher sono rimasti inapplicati fino al 2008, quando il governo Prodi li lanciò in via “sperimentale” in agricoltura e in particolare nella vendemmia. Il primo anno furono venduti 500mila voucher, nel 2011 si erano raggiunti i 15 milioni, nel 2015 si sono superati i 115 milioni di voucher.
Nel periodo compreso tra gennaio e ottobre 2016 sono stati venduti 121,5 milioni di voucher del valore nominale di 10 euro, con un incremento, rispetto ai primi dieci mesi del 2015, pari al 32,3%. Lo comunica l'Inps, sottolineando che nei primi dieci mesi del 2015 la crescita dell'utilizzo dei voucher, rispetto al 2014, era stata pari al 67,6%. Una cifra che nel 2016 a raggiunto la cifra record di 145 milioni di buoni-lavoro venduti con un aumento previsionale del 26,3% rispetto al 2015.
A livello nazionale nel 2016 il 64% dei buoni-lavoro sono stati venduti nel Nord (93,2 milioni), e il restante 36% tra Centro (26,3 milioni) e Mezzogiorno (25,8 milioni di voucher).
A livello regionale, le prime 5 regioni col numero più alto di voucher venduti nel 2016 sono: la Lombardia (27 milioni), il Veneto (18,5 milioni), l’Emilia Romagna (18,2 milioni), Piemonte (11,9 milioni) e la Toscana (10,6 milioni). Si aggiudicano il primato per la vendita di voucher nel 2016 le province di: Milano (9,8 milioni), seguita da Torino (5,6 milioni), Roma (5,1 milioni), Brescia (4,2 milioni), Bologna (3,9 milioni).
Con la “riforma” Fornero del lavoro del 2012 il campo di applicazione dei voucher si è esteso a settori come l'industria, l'edilizia, i trasporti. Questi ultimi hanno venduto il 50% dei voucher nel 2016 (73 milioni). Seguono turismo (21 milioni), commercio (18,4 milioni) e servizi (14,9 milioni).
Gran parte dei lavoratori pagati a voucher (l'82% secondo l'Istat) ha un unico committente, a dimostrazione che non si tratta di lavori semplicemente stagionali ma di veri e propri “contratti”. E il turn-over è quasi al 70%.

Un'arma di sfruttamento nelle mani dei capitalisti
 
Le cifre esorbitanti qui riportate dimostrano dati alla mano di come il fenomeno voucher sia ormai una piaga sociale che condanna e nega a milioni di lavoratrici e lavoratori in larga parte giovani la possibilità di avere un lavoro stabile e una sicurezza per il futuro.
Per il padronato italiano impegnato a salvaguardare i propri astronomici profitti nella grave crisi del capitalismo, i voucher costituiscono una forma nuova di sfruttamento del lavoro a bassissimi costi e, insieme, di erosione dei diritti conquistati dalle precedenti generazioni di lavoratori attraverso la lotta ed il sangue. Istituendoli e allargandoli, i governi borghesi succedutisi nello scorso decennio hanno dimostrato di curare unicamente gli affari del grande capitale anziché gli interessi delle masse lavoratrici. È lampante che l'avvio sia venuto proprio dal “centro-sinistra” borghese.
I voucher quindi altro non sono che la legalizzazione del lavoro nero, scavalcano qualsiasi forma di contratto sindacale dando ai padroni il potere illimitato di negare ogni tutela ai lavoratori, di mantenere bassi i salari e di prevenire le lotte visto che hanno la possibilità di licenziare a piacimento.
Una situazione, portata alle estreme conseguenze da tutti i governi che si sono succeduti dal 2003 ad oggi, ma è in particolare coi governi cosiddetti di “centro sinistra” (Prodi e Renzi) che il sistema voucher è decollato. Ora, Gentiloni che ha preso il posto del nuovo duce Renzi, e ne porta avanti le politiche antipopolari antioperaie e guerrafondaie ha annunciato a fine 2016 una serie di correzioni riguardo le “riforme” del Jobs Act e i voucher, in particolare per quest'ultimi ha millantato promesse di riduzione dei tetti annuali per l'utilizzo e di aumento dei controlli e sanzioni nei confronti dei padroni che utilizzino in maniera illegale i buoni lavoro.
Una sparata puramente propagandistica con la quale Gentiloni tenta di ammorbidire una situazione ostica per voucher e governo soprattutto dopo che la corte costituzionale ha dato il via libera ai referendum.

Dare forza al referendum per l'abrogazione dei voucher nella strategia per l'abolizione del precariato
 
Il PMLI che è sempre stato in prima linea nella lotta contro i voucher lancia oggi un nuovo appello a intraprendere una lotta intransigente contro i voucher fino alla loro abrogazione. Il prossimo referendum è un'occasione imperdibile da sfruttare per dare nuovo slancio e portare possibilmente alla vittoria questa battaglia e i marxisti-leninisti non faranno mancare la loro partecipazione e appoggio.
Una lotta che deve essere portata avanti con tutti i mezzi necessari, un passo importante sarà la creazione dei comitati referendari su tutto il territorio nazionale in vista del referendum per l'abrogazione dei voucher, comitati che dovranno vedere la partecipazione del più ampio fronte unito possibile di tutte le forze politiche e sociali in campo.
Auspichiamo anche che dopo il referendum, indipendentemente dall'esito, questi comitati potranno diventare un punto di riferimento e di coordinamento di massa per portare avanti la lotta per abolire il precariato nella sua interezza.
Le lavoratrici ed i lavoratori più coscienti e combattivi che non sono sottoposti al ricatto del voucher e godono dei contratti a tempo indeterminato devono impegnarsi su questo fronte di lotta unitaria. Infatti molto spesso chi è vittima dei voucher non ha la possibilità di iscriversi ad organizzazioni sindacali che tutelino i suoi diritti, pena la perdita di quel poco lavoro dato dal padrone. La solidarietà di classe è fondamentale in questa battaglia: i lavoratori devono essere in prima linea nel far pressione sui sindacati, in particolare all'interno della CGIL affinché facciano propria questa battaglia e non la mantengano su un piano prettamente referendario e riformistico ma che la spostino su un piano di lotta di classe.
Ovviamente questa battaglia non è la fine della guerra, ma sarebbe una importante vittoria sul fronte dei diritti dei lavoratori da inserire nella lotta più generale per abolire l'intero sistema del precariato. Che, come abbiamo detto, è insieme compressione dei diritti dei lavoratori e utile strumento nelle mani della borghesia per soffocarne le lotte. Visto però che ormai il precariato è endemico e parte integrante del sistema economico capitalista, se non si abbatte quest'ultimo, difficilmente si potrà eliminare il precariato.
Lottiamo tutti uniti e sviluppiamo la lotta di classe e di massa per l'abolizione dei voucher!.
Sosteniamo la campagna referendaria promossa dalla CGIL per abrogare i voucher!
Lottiamo per abolire il precariato e conquistare il lavoro stabile, a salario intero, a tempo pieno e sindacalmente tutelato per tutte le lavoratrici e lavoratori!
 
La Commissione giovani del Comitato centrale del PMLI
 
Firenze, 13 febbraio 2017