Il precario suicida: “Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere”
Un suicidio per colpa dei governi Renzi e Gentiloni
Poletti dimettiti. Giovani ribellatevi e conquistate il futuro

È doloroso e terribile leggere le ultime parole di un ragazzo che aveva tutta la vita davanti ma che è arrivato a togliersi la vita perché stanco di non trovare un lavoro stabile e di non vedere alcun futuro all'orizzonte.
Ma questo è accaduto a Michele di Udine, suicidatosi il 7 febbraio scorso dopo aver lasciato una lettera d'addio che i genitori hanno voluto rendere pubblico per diffondere della protesta del giovane trentenne.

La lettera di Michele
Michele era stanco di una realtà che sentiva sbagliata, dalla quale aveva ricevuto solo rifiuti e disillusioni, nella quale non aveva modo di sentirsi valorizzato né realizzato, che non gli permetteva di avere una prospettiva. “Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l'altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la responsabilità è una grande qualità.”
“Questa”, scrive ancora Michele, “è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni”.
E sembra dar voce ad un'intera generazione di giovani quando dichiara: “Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive”.

Un'accusa ben precisa e lucida
Su gran parte dei mass media abbiamo letto interpretazioni fumose e confuse, che danno l'idea di un ragazzo depresso e deluso dalle condizioni avverse e infine arreso alla cattiva sorte. Addirittura c'è chi dissuade dall'usare la lettera di Michele come un “manifesto” per i precari. Tutte interpretazioni che però assolvono i veri responsabili di questa tragedia, parte della ben più vasta catastrofe della mancanza di prospettive per i giovani. Le parole di Michele in realtà sono tutt'altro che strumentalizzabili, anzi sono accuse ben precise e lucide.
Innanzitutto perché Michele aggiunge un post scriptum assai eloquente: “Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi”. Come minimo il ministro del Lavoro dovrebbe prendere atto del totale fallimento delle sue politiche e dimettersi, non avesse la faccia di bronzo e l'arroganza da “me ne frego” di mussoliniana memoria con cui aveva già esultato per l'emigrazione dei giovani. Né il governo né la maggioranza PD né Mattarella hanno trovato nulla da ridire.
Più in generale, però, le responsabilità ricadono sui governi Renzi e Gentiloni che, sulla scia dei loro predecessori, hanno agito solo per salvare i profitti del grande capitale industriale e finanziario in crisi, battendo cassa sui diritti dei giovani. Come potremmo dimenticarci che Renzi è salito al governo giurando e spergiurando sui giovani a cui avrebbe restituito lavoro e dignità, e invece gli ha regalato il Jobs Act, i voucher, la truffa della “Garanzia giovani”, il lavoro gratuito mascherato da “volontariato” o “servizio civile”? E tutto perché i capitalisti in quest'epoca di crisi economica hanno bisogno di tutelarsi con manodopera meno costosa, meno tutelata e meno capace di lottare per i propri diritti, visto che può essere lasciata alla porta ad un momento all'altro e ricattata con l'alto tasso di disoccupazione.
Non si può ignorare, tra l'altro, che il suicidio arriva a pochi giorni dalla notizia che i senza-lavoro sono oltre il 40% dei giovani fino ai 24 anni. Gli autori delle politiche sul lavoro degli ultimi anni possono forse considerarsi innocenti?
Certo, Michele parla di “realtà” e non di capitalismo e sfruttamento padronale, ma la realtà sociale non si forma certo da sola, né è immutabile, ma è il frutto delle contraddizioni esistenti nella società fra gli sfruttatori e gli sfruttati.

Dev'essere il capitalismo, non i giovani, a soccombere!
Ormai dall'inizio della crisi il capitalismo, esaltato come portatore di benessere e progresso, dimostra il suo vero volto di barbarie, oppressione e sfruttamento a vantaggio di un pugno di ricchi. Ed è persino arretramento rispetto ai redditi e ai diritti conquistati dalle vecchie generazioni: Michele apparteneva alla generazione, i nati negli anni Ottanta, che era considerata fortunata perché vissuta in un'epoca d'oro piena di possibilità. E che il guardiano della grande finanza Mario Draghi ha più precisamente definito “generazione perduta”, alla quale è stato tolto tutto. Doveva essere il fiore all'occhiello del “trionfo” del capitalismo e della globalizzazione imperialista; è diventata il certificato della sua bancarotta.
Senza contare la marcia cultura individualista ed edonista secondo cui chi ha successo economico è un vincente, chi è ai margini della società è un perdente. Senza tenere conto delle possibilità economiche di partenza di ciascuno e creando così il triste e grigio “mito” del successo individuale a scapito della solidarietà.
È questo il sistema che sopravvive rubando il futuro ai giovani e che per questo non può restare in piedi. A soccombere non devono essere le vittime, cioè i giovani e gli sfruttati, ma i carnefici, cioè il capitalismo. Perché ciò avvenga spetta ai giovani stanchi dello sfruttamento lavorativo, della precarietà e della disoccupazione unirsi e far sentire la propria voce, mobilitarsi e lottare non soltanto per resistere, ma soprattutto per vincere e conquistare quello che gli spetta.
Mai più un altro Michele! Giovani, ribellatevi al capitalismo e conquistate il futuro, che ve lo può assicurare solo il socialismo.

15 febbraio 2017