Scandalo dei “Corsi d'oro” per disoccupati e giovani da inviare al lavoro
Condannato a 11 anni di carcere il deputato Genovese (ex Pd ora Fi)
“Era il capo di un'associazione a delinquere”

Il 22 gennaio la prima sezione del tribunale di Messina presieduta da Silvana Grasso ha condannato il già renziano del PD, Francantonio Genovese, ex sindaco di Messina e ora parlamentare di Forza Italia, a 11 anni di carcere per lo scandalo dei “corsi d'oro” della Formazione professionale.
Genovese è ritenuto il capo di una associazioe per delinquere che per molti anni ha drenato risorse regionali per 60 milioni di euro destinati alla formazione di giovani e disoccupati da avviare al lavoro professionale.
Tra i 22 componenti dell'associazione anche il cognato di Genovese, Franco Rinaldi, ex deputato regionale del PD e ora di FI, condannato a 2 anni e mezzo di reclusione così come le mogli di Genovese e dello stesso Rinaldi, le sorelle Chiara ed Elena Schirò, rispettivamente a 3 anni e mezzo e 6 anni e mezzo.
Condannato anche l'ex consigliere comunale di Messina Elio Sauta: 6 anni e 6 mesi. Melino e Natale Capone 3 anni; Stefano Galletti 3 anni e 6 mesi; Graziella Feliciotto, Cettina Cannavò e Salvatore La Macchia a 2 anni; Natale Lo Presti 3 anni; Roberto Giunta 5 anni e 6 mesi; Giuseppina Pozzi, Liliana Imbesi, Orazio De Gregorio e Domenico Fazio un anno e 3 mesi; Antonino Di Lorenzo e Carmelo Favazzo 3 anni. Assolti Francesco Buda, Salvatore Natoli e Paola Piraino.
I due parlamentari sono stati condannati anche all'interdizione dai pubblici uffici per tutta la durata della pena. Il tribunale ha condannato Francantonio Genovese anche ad una multa da ventimila euro e ha disposto la confisca dei beni gia precedentemente sequestrati come garanzia del risasrcimento del danno alle parti civili tra cui la Regione siciliana e l'assessorato regionale alla Formazione che verrà quantificato in sede civile.
L'inchiesta ruotava attorno a tre centri di formazione professionale che operavano in provincia di Messina: Lumen, Aram e Ancol. I riflettori della magistratura furono accesi inizialmente sull'Ancol, per accertare la legittimità dei finanziamenti ottenuti dalla Regione per 13 milioni e 600mila euro, dal 2006 al 2011.
Le indagini, dirette dal procuratore aggiunto Sebastiano Ardita e dai pm Camillo Falvo, Fabrizio Monaco ed Antonio Carchietti, hanno fatto emergere l'esistenza di un vero e proprio sistema truffaldino grazie al quale venivano gonfiati i prezzi delle prestazioni di servizio o degli acquisti di beni necessari per l'attività degli enti. In particolare gli inquirenti hanno accertato prestazioni totalmente simulate e sovrafatturazione delle spese di gestione. Grazie a questi artifici, i rappresentanti legali dei centri di formazione, attraverso la compiacenza dei titolari di alcune società con i quali erano legati da vincoli di parentela o di fiducia, riuscivano - secondo gli inquirenti - a documentare spese a prezzi notevolmente superiori a quelli di mercato. I centri in questione, che hanno come scopo l'organizzazione - senza fini di lucro - di corsi formativi, avrebbero così ottenuto finanziamenti per importi di gran lunga superiori ai costi effettivamente sostenuti.
Già nel marzo 2014 la Procura di Messina aveva chiesto l'arresto di Genovese. Due mesi dopo la Camera, al termine di furiose polemiche politiche, ha autorizzato la richiesta di arresto nei confronti di Genovese che è costretto a costituirsi prima in carcere e poi ai domiciliari.
Sia Genovese - che era stato anche segretario regionale del PD e aveva portato in dote a Renzi un consistente pacchetto di circa 40 mila voti - sia Rinaldi un anno e mezzo fa hanno deciso di passare a Forza Italia. La condanna, adesso, comporterà quasi certamente, sulla base della legge Severino, la sospensione di Rinaldi dalla carica di deputato regionale. Portando così fuori da Sala d'Ercole quello che era stato il boss delle preferenze, con oltre diciottomila voti.
Il posto di Rinaldi potrebbe essere preso da Francesco Calanna, “commissario straordinario” dell'Ente per lo sviluppo agricolo (Esa), primo dei non eletti nel Collegio di Messina, candidato con le liste del PD, animatore del Megafono, il movimento del governatore Crocetta e politicamente molto vicino al senatore Giuseppe Lumia.

15 febbraio 2017