Sulla povertà capitalista

di Dario - Napoli
Non più solo disoccupati, anziani o famiglie numerose: oggi vivono al di sotto della soglia di povertà anche i lavoratori, le famiglie non necessariamente numerose, i giovani. È quanto emerge dal rapporto per il 2016 su povertà ed esclusione sociale in Italia intitolato Vasi comunicanti, pubblicato dalla Caritas italiana.
Un quadro cambiato negli ultimi anni dalla crisi capitalista mondiale del 2008, spiega il rapporto che, secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat e riferiti al 2015, vede un milione e 582mila famiglie in povertà assoluta, cioè più di 4,5 milioni di individui. “Si tratta del numero più alto dal 2005”, spiega il rapporto Caritas. “E si tratta, parlando di povertà assoluta, della forma più grave di indigenza, quella di chi non riesce ad accedere a quel paniere di beni e servizi necessari per una vita dignitosa. Dal 2007, anno che anticipa l’inizio della crisi economica, la percentuale di persone povere è più che raddoppiata, passando dal 3,1 per cento al 7,6 per cento. La crescita è stata continua, con l’unica eccezione registrata nel 2014, illusoria rispetto a un’inversione di tendenza”.
Anche se mutato, il contesto nazionale vede ancora una volta il Mezzogiorno vivere la situazione più difficile con l’incidenza più alta sia sugli individui (10 per cento) sia sulle famiglie (9,1 per cento). E, proprio al Sud, dove vive il 34,4 per cento dei residenti in Italia, si concentra il 45,3 per cento dei poveri di tutta la nazione. Ad aggravare il quadro ci sono i dati forniti dalla Svimez (l’Associazione per lo sviluppo industriale del Mezzogiorno), che parlano di 576mila posti di lavoro persi dal 2008 nel Meridione: il 70 per cento delle perdite di tutta Italia, mentre i livelli occupazionali risultano i più bassi registrati dal 1977.
Ma non è solo il Sud Italia a peggiorare. “Nel corso del tempo anche aree del centro e del nord hanno vissuto un vistoso peggioramento dei propri livelli di benessere, in modo particolare se paragonati agli anni antecedenti la crisi economica. In soli otto anni anche in queste zone è raddoppiata la percentuale di poveri”.
Cade dopo diversi anni, così, quello che era definito il “modello italiano” di una povertà con connotati circoscritti. “Oggi accanto ad alcune situazioni che rimangono stabili, irrisolte e in molti casi aggravate, si evidenziano alcuni elementi inediti e in controtendenza”, continua il rapporto Caritas. “Sul fronte dell’occupazione, le famiglie maggiormente sfavorite sono quelle la cui la persona di riferimento è in cerca di un’occupazione (tra loro la percentuale di poveri sale al 19,8 per cento). È netto, anche per questi casi, il peggioramento rispetto al periodo precedente alla crisi (si è passati da un’incidenza del 7 al 19,8 per cento). Accanto a tali situazioni negli ultimi anni sembrano aggravarsi le difficoltà di chi può contare su un’occupazione, i cosiddetti working poor , magari sotto occupati o a bassa remunerazione. Tra loro particolarmente preoccupante è la situazione delle famiglie di operai, per le quali la povertà sale all’11,7 per cento. Al di sotto della media, invece, è il livello di disagio delle famiglie di ritirati dal lavoro”.
Altro punto di rottura con il passato è l’età delle persone che vivono in povertà assoluta. “Oggi i dati Istat descrivono una povertà che potrebbe definirsi inversamente proporzionale all’età, con la prima che tende a diminuire all’aumentare di quest’ultima. Se si analizzano i dati disaggregati per classi di età si nota come l’incidenza più alta si registra proprio tra i minori, sotto i 18 anni, seguita dalla classe 18-34 anni; al contrario chi ha più di 65 anni, diversamente da quanto accadeva meno di un decennio fa, si attesta su livelli contenuti di disagio”.
Degli oltre 4,5 milioni di poveri totali, infatti, il 46,6 per cento risulta sotto i 34 anni; in termini assoluti si tratta di 2,1 milioni di individui, e tra loro i minori sono 1,1 milioni. “Gli anziani dunque sono coloro che mediamente sembrano aver risposto meglio a questi anni difficili”, continua il rapporto. “Il tutto probabilmente è ascrivibile sia alle tutele del sistema pensionistico sia al bene casa. Al contrario la persistente crisi del lavoro ha penalizzato giovani e giovanissimi in cerca di una prima o nuova occupazione e gli adulti rimasti senza un impiego. E la mancanza di un lavoro, è doveroso ricordarlo, può rappresentare un elemento di forte rischio sociale specie se cumulato con altre forme di disagio”.
Altra novità, infine, riguarda le tipologie familiari. La povertà assoluta, infatti, raggiunge livelli molto elevati tra le famiglie numerose con cinque o più componenti, specie se al suo interno ci sono tre o più figli minori. “Registrano un forte peggioramento i nuclei composti da quattro componenti, in particolare le coppie con due figli. Quindi, se in passato costituiva un elemento di rischio la presenza di almeno tre figli, oggi si palesano in tutta la loro gravità anche le difficoltà dei nuclei meno numerosi”.
Di questa povertà ha responsabilità l’economia capitalista e i governi borghesi terroristi Renzi e Gentiloni e quelli precedenti. La crisi capitalista mondiale ha portato la povertà in Italia e nel Mondo, ciò significa che il capitalismo è inefficiente perché affama le masse. È una cosa vergognosa che i politici borghesi italiani rubando i soldi cittadini italiani tramite le tasse e con varie truffe. Con la crisi capitalista mondiale i governi borghesi italiani da quello del neoduce Berlusconi a quello attuale di Renzi e di Gentiloni hanno “suicidato” centinaia di italiani, aumentando le tasse, questo è puro terrorismo borghese.
La crisi ha dimostrato che le politiche dei governi borghesi per il Meridione italiano sono inutili, anzi sono anche dannose perché hanno reso i giovani più poveri e vittime dei clan mafiosi. Penso che sia vergognoso che siano i giovani ad essere i più penalizzati e i più sfruttati dalla crisi.
Noi del PMLI tramite il nostro giornale Il Bolscevico abbiamo fatto proprio bene a denunciare le menzogne e gli insulti ingiusti dei ministri Fornero e Poletti contro i giovani. Per sconfiggere la povertà non ci vuole né il riformismo borghese né i movimenti populisti fascistoidi anticasta alla Salvini o alla Grillo, ma è necessario superare il capitalismo, quindi ci vuole la rivoluzione socialista mondiale guidata dal PMLI che è un autentico partito comunista.
Con la vittoria della rivoluzione si dovrà costruire uno Stato socialista sul modello dell’Urss di Lenin e Stalin e della Cina di Mao, uno Stato fatto di prosperità e di benessere. Il mio auspicio è che il socialismo trionfi in tutto il mondo.

22 febbraio 2017