La polizia carica i manifestanti davanti alla Camera, al ministero dei trasporti e alla sede del PD
Tassisti e ambulanti in piazza
Accordo contro la liberalizzazione delle auto a noleggio

Dopo giorni di dure lotte e proteste da parte dei tassisti, martedì 21 febbraio, al termine di una riunione fiume, il ministro dei Trasporti Graziano Delrio si è deciso a sottoscrivere un'intesa provvisoria, proponendo due decreti, uno per il riordino del settore e l’altro per la lotta all’abusivismo. La maggioranza delle sigle sindacali ha approvato nella mattinata di mercoledì l’accordo raggiunto che prevede la stesura delle nuove norme entro un mese. Il raggiungimento dell'intesa, seppur parziale e tutta da verificare, è l'ennesima riprova che le istituzioni borghesi o, a seconda dei casi, i padroni, si possono piegare, portare a più miti consigli e obbligare a trattare solo con la forza della lotta di piazza e con la mobilitazione.
La vera è propria rivolta esplosa in molte città italiane era indirizzata contro il Decreto Milleproroghe del governo Gentiloni in cui era inserito un emendamento che sospende una serie di norme in materia di trasporto di persone mediante autoservizi non di linea. Questo pacchetto di norme è già stato deciso fin dal 2008 ma non è ancora entrato in vigore, slittando di anno in anno. Con l'ennesimo rinvio, lamentano i tassisti, verrebbero favorite, di fatto, nuove forme di trasporto come la piattaforma tecnologica Uber e l'Ncc (il servizio di noleggio con conducente), prima del 31 dicembre 2017 il settore rischia quindi di non essere regolamentato.
Questi sono i frutti amari della tanta odiata e contestata direttiva Bolkestein varata dall'Unione Europea per la liberalizzazione e la privatizzazione dei servizi e che i governi dei vari Paesi, siano essi guidati dalla “sinistra” o dalla destra borghese, recepiscono e attuano nei loro rispettivi Paesi, smantellando le legislazioni vigenti sul lavoro a favore dei capitalisti e delle multinazionali. È questo il quadro generale in cui s'inserisce la lotta degli autisti ma anche di altre categorie di lavoratori come i commercianti ambulanti che infatti hanno manifestato assieme ai tassisti perché anche nel loro settore s'introduce la liberalizzazione delle licenze che, unita alla crisi economica, sta impoverendo sempre più autonomi, partite iva e settori della piccola borghesia.
A Roma e in altre città nel mese di febbraio si sono susseguite manifestazioni, blocchi stradali e proteste che hanno portato alla ribalta questa vertenza. Il culmine è stato raggiunto il 21 febbraio nella Capitale, dove tassisti e ambulanti hanno assediato i palazzi del potere. La protesta si è svolta principalmente davanti al Nazareno, sede del Pd, e a Montecitorio (Camera dei Deputati) dove si sono registrati scontri e cariche. La polizia ha sgomberato i manifestanti che dopo le manganellate degli agenti hanno risposto lanciando uova e bottiglie. Almeno un manifestante è rimasto ferito durante i tafferugli e le cariche di alleggerimento. Ferito con una manganellata alla testa anche un passante, soccorso nell'immediato da giornalisti e fotografi e poi portato via da un'ambulanza.
L'arresto di un paio di esponenti di Forza Nuova ha ridato fiato alla criminalizzazione delle proteste che ha visto in prima fila i giornali della “sinistra” borghese, “l'Unità” e “La Repubblica”. Tassisti e ambulanti bollati tutti come fascisti, appartenenti a una casta e una lobby che protegge interessi corporativi opponendosi alla libera concorrenza e all'innovazione (quella di Uber?). Una descrizione che distorce completamente la realtà anche se non possiamo negare che i fascisti cerchino d'infiltrarsi nelle piazze e di strumentalizzare la lotta. Tuttavia è una questione circoscritta sopratutto a Roma, mentre il fatto che la destra cerchi di cavalcare la protesta e abbastanza scontato visto che il governo è guidato dalla sinistra borghese e l'emendamento del Milleproroghe sotto accusa è stato firmato dalla senatrice PD Linda Lanzillotta.
In quanto a strumentalizzazioni spiccano senz'altro i Cinque Stelle che, con la sindaca Raggi in prima fila, cercano di sponsorizzare la lotta dei tassisti romani. Ricordiamo però che Grillo e Casaleggio sono stati sempre dalla parte del liberismo e della deregolamentazione dei mercati. Costoro che profetizzavano la soppressione di molte professioni ritenute anacronistiche, soppiantate dalle nuove tecnologie sprigionate dalla Rete informatica, nel 2015 presentarono pure una proposta di legge pro-Uber. Adesso, con una giravolta di 180 gradi, per raccattare voti e consensi cavalcano la giusta e sacrosanta lotta dei tassisti e degli ambulanti contro le liberalizzazioni.
Infine vogliamo spendere alcune righe per spiegare in linea di massima cos'è Uber. Si tratta di un'applicazione per smartphone che mette in contatto diretto il cliente con l'autista del mezzo di trasporto, che svolge lo stesso servizio del taxi ma non è soggetto agli stessi obblighi in quanto quest'ultimi sono un servizio pubblico non di linea e hanno obblighi di garanzia del servizio offerto, tariffe regolamentate e una licenza per poter operare. Uber utilizza gli Ncc (noleggio conducente) ed è invece un servizio a prenotazione che non ha alcun obbligo di garanzia, è soggetto alle regole del mercato e deve dotarsi solamente di un'autorizzazione del Comune per poter esercitare. Naturalmente la società californiana proprietaria di Uber ci guadagna una commissione (che Marx chiamerebbe profitto). Si tratta chiaramente di una concorrenza sleale che ha scatenato proteste a Parigi e in molte altre grandi città europee.
“Ora il boss sei tu” recita lo slogan della piattaforma mentre i liberisti cercano di associare Uber a libertà, in realtà la potremmo associare più al lavoro a cottimo e al caporalato. Dal nome di questo marchio è nata pure una nuova parola: “uberizzazione”, termine che descrive appunto forme di lavoro “volatile”, a richiesta, senza tutele normative per i lavoratori che la svolgono e con paghe da fame, altro che libertà e innovazione. Si tratta di una deregolamentazione che favorisce i grandi gruppi e le multinazionali come vediamo ad esempio nella logistica e distribuzione con Amazon, con le consegne a domicilio in bici di Foodora, con schiere di lavoratori semi-schiavi senza alcun tipo di contratto e orario definito, isolati l'uno dall'altro, mentre dall'altro lato si arricchiscono nuovi capitalisti che hanno redditi e patrimoni che equivalgono al PIL di decine di Stati messi assieme.

1 marzo 2017