Nel padovano
Respinta da 23 ospedali in 3 regioni prima di poter abortire

Per una donna padovana di 41 anni la volontà di abortire si è tramutata in una vera e propria odissea. È successo nel dicembre scorso, la donna, madre già di 2 figli, ha dovuto rivolgersi a 23 ospedali in 3 regioni: Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, ricevendo sempre risposte del tipo “non c'è posto”, “ci sono le vacanze”, “sono tutti obiettori”, “il problema non è solo trovare un medico, ma anche un anestesista non obiettore di coscienza”, non ultima “si rivolga alla sua Ulss”.
Stremata e preoccupata di superare il tempo limite previsto dalla legge 194 la donna si è rivolta alla Cgil del capoluogo veneto, che è riuscita a sbloccare la situazione proprio nell’ospedale di Padova, il primo che aveva negato l’intervento. “Mi domando che senso abbia fare una legge per dare diritto di scelta e poi non mettere nessuno nelle condizioni di farlo - ha detto la donna -. Lo trovo offensivo, inutilmente doloroso”.
Questa vicenda ha spinto la Cgil del Veneto a chiedere che siano poste le condizioni per il rispetto della legge 194, con l’assunzione di personale sanitario non obiettore. Secondo la Cgil, in Veneto risulterebbe obiettore l’80% dei ginecologi, e a Padova e Belluno le situazioni più estreme.
La penosa odissea della donna di Padova, alla quale va tutta la solidarietà militante del PMLI, è la diretta conseguenza della crociata oscurantista borghese e clerico-fascista contro la 194, che in quasi 40 anni ha fatto sì che all'interno delle strutture ospedaliere pubbliche, dove dovrebbe essere garantita la doverosa applicazione dell'interruzione volontaria della gravidanza (igv), venissero assunti ginecologi e ostetrici, anestesisti e paramedici obiettori di coscienza che di fatto ostacolano e negano il diritto sacrosanto delle donne di decidere sulla propria maternità, se avere o no figli, quando, come e quanti.
Per il PMLI il diritto di aborto deve essere garantito alle donne dappertutto e in tutte le strutture ospedaliere pubbliche del nostro Paese, e per far questo è giusto che i medici non obiettori vengano assunti a discapito dei medici obiettori. L'obiezione di coscienza non è compatibile negli ospedali pubblici, né nei consultori ginecologici, finanche negli studi universitari di medicina, soprattutto in uno Stato come l'Italia in cui il diritto di aborto è legge da 36 anni, da quando cioè la schiacciante volontà popolare si impose su quella clerico-fascista nel referendum del 1981.

8 marzo 2017