Indetto il 10 novembre da Usb, Cobas e Unicobas
Sciopero contro le politiche economiche del governo, lo sfruttamento e il razzismo
A Roma manganellate della polizia di Minniti ai lavoratori della scuola

È stata buona l'adesione allo sciopero indetto da alcuni dei maggiori sindacati non confederali. Usb, Cobas e Unicobas hanno chiamato i lavoratori dei settori pubblico e privato ad aderire all'iniziativa del 10 novembre per manifestare contro la politica del governo Gentiloni, tutta volta a favorire i padroni mentre verso i lavoratori si continua con l'austerità aumentando l'età pensionabile, bloccando gli stipendi dei dipendenti statali, a favorire il precariato, a tagliare la spesa pubblica. Una politica che aggrava le miserevoli condizioni in cui vivono le masse popolari e i lavoratori a causa del perdurare della crisi economica capitalistica.
Favoriti dall'atteggiamento di tolleranza e in certi casi di connivenza da parte del governo e delle istituzioni locali, organizzazioni di chiara matrice fascista s'inseriscono con disinvoltura in questo contesto di crisi cercando di sviare l'attenzione e la rabbia dei lavoratori e della popolazione verso gli immigrati e i più deboli, anziché verso i capitalisti e i loro governi. Non a caso lo sciopero era anche contro il razzismo e la xenofobia.
Nonostante la buona partecipazione, sulle iniziative del 10 novembre è calato il silenzio stampa, e quando è stato rotto lo si è fatto solo per divulgare disinformazione, incentrata sui disagi ai cittadini causati da “fannulloni” che mettono a repentaglio i servizi pubblici. Proprio la privatizzazione del trasporto pubblico locale (TPL) era uno dei motivi per cui è stato indetto lo sciopero e in questo settore si è avuta un alta adesione, fino al 90% in alcune aziende, bloccando autobus, tram e metro in tante città. A Venezia il prefetto ha precettato all'ultimo minuto i lavoratori dei vaporetti per contrastare l'alta adesione allo sciopero.
Nella scuola la partecipazione si è aggirata attorno al 25-30% dei lavoratori e molti istituti sono rimasti chiusi. Docenti e personale ATA hanno ribadito la loro avversione alla controriforma aziendalista e neofascista renziana denominata “buona scuola” e chiesto il recupero dei 300 euro persi nei quasi 10 anni di blocco dei contratti, non accontentandosi dell'elemosina promessa dal ministro Madia. Buona anche l'adesione nella sanità, il settore più colpito dai pesantissimi tagli alla spesa pubblica di questi ultimi anni.
Parecchie decine di migliaia i manifestanti nelle principali città, con partecipazioni rilevanti soprattutto a Roma, Milano, Torino, Firenze, Bologna, Palermo, Venezia, Livorno, Genova, Padova, Pescara e Bari. In tutto sono state 40 le manifestazioni, in un clima combattivo a cui hanno preso parte anche i lavoratori del settore privato.
A Roma erano previsti due iniziative. Una di Cobas e Unicobas davanti al ministero dell'istruzione, università e ricerca (Miur) che raggruppava i lavoratori della scuola, l'altra davanti a quello dello sviluppo economico (Mise) che radunava i lavoratori organizzati dall'USB. In entrambi i casi il ministro degli Interni che piace ai fascisti, Minniti, ha scagliato la polizia contro i manifestanti.
Al Mise, nonostante l'autorizzazione, è stato impedito con la forza di sfilare in corteo mentre al Miur violente cariche poliziesche che hanno ferito e spedito all'ospedale due lavoratori aderenti ai Cobas. Una gravissima aggressione che conferma la pervicacia del governo Gentiloni di mettere la museruola alla protesta sociale che sale dal Paese impedendo di manifestare e di scioperare, sia attraverso la via legislativa, che attraverso quella repressiva a suon di manganellate.
 

15 novembre 2017