Licenza di uccidere e di inquinare
Sì della Ue al glifosato
Un vergognoso regalo alla Monsanto e un colpo devastante alla salute e all'ambiente

Il glifosato, creatura della Monsanto introdotta per la prima volta dalla multinazionale agroalimentare americana nel 1974 ed oggi produttrice del Roundup di cui il glifosato è la principale sostanza attiva, è il diserbante più utilizzato nel mondo. Il portale della rivista Focus sottolinea come dalla sua nascita siano stati spruzzati sui campi di tutto il mondo qualcosa come 9 milioni di tonnellate. L’erbicida è stato classificato come “potenzialmente cancerogeno” dallo IARC, (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) ma continuerà ad essere usato almeno per altri 5 anni all’interno dell’Unione europea. La proroga all’autorizzazione è stata approvata pochi giorni fa, grazie al voto determinante della Germania che stavolta ha cambiato posizione facendo vincere il blocco favorevole al sì.
 

Il voto a Bruxelles
Appena un mese fa l'Europarlamento aveva bocciato a larga maggioranza con 355 voti favorevoli, 204 contrari e 111 astenuti, la richiesta di prolungare di 10 anni l’autorizzazione all’utilizzo del pesticida, votando per il divieto immediato nell’ uso domestico e per il bando totale entro il 2022. Per far scattare la nuova proposta nell’ultima seduta della Commissione, il rinnovo di 5 anni per l'utilizzo del glifosato, sarebbe stato necessario il consenso del 55% dei rappresentanti degli Stati membri, ossia una maggioranza di 16 su 28; con i si di Bulgaria, Danimarca, Repubblica Ceca, Germania, Irlanda, Estonia, Lettonia, Spagna, Lituania, Olanda, Ungheria, Polonia, Slovenia, Romania, Slovacchia, Svezia, Finlandia, Regno Unito e Svezia, il fronte è andato oltre le aspettative raccogliendo 19 adesioni. La posizione della Germania è stata decisiva poiché, oltre al suo voto, ha spostato gli equilibri a favore del sì influenzando pesantemente Polonia, Romania e Bulgaria, fra i principali partners commerciali di Berlino, che fino ad allora si erano astenute. Rispetto alla penultima consultazione quindi, i rappresentanti dei tre Paesi dell'est Europa hanno votato per il sì, mentre l'unica nazione che ha confermato il voto di astensione è rimasto il Portogallo. Hanno votato contro la proroga Italia, Francia, Belgio, Grecia, Ungheria, Cipro, Malta, Lussemburgo e Lettonia.
 

L’Influenza della Bayer sulla scelta della Germania
Nonostante fosse sufficiente la dichiarazione IARC di probabile cancerogenicità del prodotto per prenderne le distanze, alcuni deputati europei avevano dichiarato che i documenti interni della Monsanto poi resi pubblici, hanno fatto sorgere dubbi in merito alla credibilità di alcuni studi utilizzati dall'Ue ai fini della valutazione sulla sicurezza del glifosato; ma d’altra parte, tutto ciò fa parte integrante della vergognosa attività di lobby, pane quotidiano per le multinazionali in ogni sorta di istituzione. Anche le dinamiche che hanno portato la Germania a dire sì alla proroga, sono tutt’altro che chiare e testimoniano ancora una volta che sono proprio le istituzioni borghesi il primo strumento di potere e di controllo nelle mani delle stesse multinazionali. Fino a pochi giorni prima del voto decisivo, il ministro tedesco dell’agricoltura Christian Schmidt (CSU) a Bruxelles aveva mantenuto inalterata la linea dell’astensione sulla proroga del pesticida cancerogeno proprio per l’opposizione manifestata dalla ministra dell’ambiente Barbara Hendricks (SPD); poi – e nonostante la situazione politica tedesca - è arrivata l’improvvisa svolta di Schmidt che avrebbe agito, secondo indiscrezioni trapelate internamente all’Union, senza consultarsi con la cancelliera Angela Merkel. All’insaputa della Merkel o meno, le nozze ormai alle porte fra la Bayer e Monsanto, dopo che la prima si è disimpegnata dal settore agrochimico cedendolo a Basf per 6 miliardi di euro e rimuovendo così le obiezioni sollevate dall’UE, avranno senz’altro svolto un ruolo fondamentale nelle dinamiche politiche tedesche indirizzandone il voto.
 

Un regalo a Monsanto con la complicità di una parte dell’ambientalismo tedesco
Dunque per il glifosato, è arrivato un nuovo via libera, e poco importa se per 5 o 10 anni. Macron ha annunciato che il divieto scatterà entro tre anni in Francia, ed in Italia, come ha ribadito la Coldiretti, rimane il divieto di uso dell’erbicida in parchi, giardini, campi sportivi e zone ricreative, aree gioco per bambini, strutture sanitarie e le limitazioni all’utilizzo nei campi. Comunque sia tutti i Paesi dell’UE continueranno a consentirne l’uso nelle coltivazioni, il che rappresenta il principale problema visto l’uso massiccio ed il conseguente ingresso della sostanza nella catena alimentare. Va considerato poi il problema legato al mercato comune europeo che, a prescindere dalle scelte dei singoli Stati e nonostante le loro dichiarazioni opportunistiche, riveste il ruolo principale. Come potrebbero risultare concorrenziali le aziende di settore dei Paesi nei quali un prodotto dannoso quanto economico come il glifosato fosse eventualmente vietato per uso agricolo, dovendo procurarsene altri, meno diffusi ed a prezzi più alti? Ed ancora, dopo il probabile annientamento produttivo, tali Paesi potrebbero comunque acquistare i prodotti agricoli o alimentari finiti a minor prezzo laddove l’uso fosse consentito. In sostanza, permanendo il capitalismo, per la salute pubblica e per l’ambiente non ci sono vie d’uscita. A livello europeo gridano vendetta il milione e 300 mila firme che hanno chiesto di mettere in discussione i criteri con cui si rilasciano le autorizzazioni sui pesticidi. Una polemica alimentata dai “Monsanto Papers”, un’inchiesta pubblicata dal quotidiano “Le Monde”, da cui emergono pressioni esercitate dal gigante americano per screditare lo Iarc, l'Istituto di ricerca sul cancro dell’Oms che, come detto in apertura, ha definito il glifosato "probabile cancerogeno". Franziska Achterberg, direttore delle politiche alimentari di Greenpeace, considera il parere del Comitato un regalo alle multinazionali agrochimiche, a scapito di salute e ambiente: "Le persone che avrebbero dovuto proteggere la salute pubblica hanno tradito la fiducia degli europei ignorando gli avvertimenti della scienza indipendente”. Maria Grazia Mammuccini, portavoce della Coalizione italiana #StopGlifosato, rivela un retroscena interessante, che mette a nudo le influenze che condizionano anche i settori ambientalisti, così come tutti gli organismi di massa: "Il sì al glifosato è passato anche grazie all’ambientalismo a corrente alternata della Germania che, dopo l’acquisizione della Monsanto da parte della Bayer, ha cambiato idea". In conclusione è vero, come sostiene la coalizione #StopGlifosato, che il punto fondamentale messo in discussione dalla raccolta di firme europee è centrale e verte sul fatto che la valutazione scientifica sulla sicurezza dei pesticidi non può, in alcun modo, includere le ricerche promosse dalle aziende produttrici come è successo finora. Un problema però ben più chiaro ed evidente, e che raccoglie in se tutti gli altri ponendosi all’origine di scelte antipopolari dove per il profitto delle grandi aziende si sacrificano la salute pubblica e l’ambiente da effetti irreversibili, rimane il libero mercato ed il sistema capitalista nel quale le grandi potenze economiche e finanziarie, come il colosso Monsanto-Bayer in questo caso, tengono direttamente al soldo le istituzioni che regolano le loro agibilità, modellandole secondo i propri interessi economici.

6 dicembre 2017