Nel mondo
815 milioni di persone alla fame
Ogni anno tre milioni di bambini muoiono di fame

Secondo l’Indice Globale GHI 2017, in 52 Paesi del mondo il livello di fame e di insicurezza alimentare resta allarmante. Milioni di persone si trovano ancora oggi in una situazione di fame cronica e in molte altre aree si registrano gravi crisi alimentari. A generare questa situazione drammatica sono le profonde e persistenti disuguaglianze sociali ed economiche che rendono vano qualsiasi tentativo di ostacolo alla denutrizione nel mondo, rendendo un miraggio il raggiungimento dell’obiettivo “Fame Zero” fissato dalle Nazioni Unite per il 2030. Il rapporto del 2017, che presenta una lieve flessione negli indici rispetto al precedente, è fortemente viziato dall’assenza dei dati di 13 Paesi “non calcolabili” a causa di gravi problemi politici e sociali; tuttavia essi privano i dati di ulteriore aggravio poiché nascondono situazioni estremamente preoccupanti: è il caso ad esempio della Libia, della Siria e dell’Irak, dove i conflitti armati e le bombe imperialiste hanno effetti devastanti sull'alimentazione per oltre la metà della popolazione, del Sudan dov’è stata dichiarata quest’anno una grave carestia e della Somalia che, colpita da una grave siccità, si trova con 3 milioni di persone su 11 milioni in totale, in situazione di insicurezza alimentare. La distribuzione irregolare della fame e della malnutrizione, collocate principalmente in Asia meridionale e nell’Africa sub sahariana, affonda le radici nella disparità di potere sociale, politico ed economico. Le crisi alimentari più recenti hanno colpito fasce di popolazione estremamente vulnerabili e già afflitte da fame e malnutrizione, esposte a violenze, cambiamento climatico e aumento dei prezzi alimentari. E se alla disuguaglianza alimentare si unisce anche la disuguaglianza di genere ecco che donne e bambine rappresentano il 60% degli affamati del mondo. Save the Children ha denunciato che oggi nel mondo ci sono 155 milioni di bambini colpiti da malnutrizione cronica ed il direttore generale della Fao, Graziano De Silva, ha parlato di 815 milioni di persone al mondo che nel 2016 hanno sofferto la fame, 20 milioni in più in un solo anno (795 milioni nel 206), dovuti soprattutto alle guerre ed al cambiamento climatico, sempre più determinante sull’insicurezza alimentare. Critico, ma ben lontano dall’affrontare a fondo il vero problema e la sua origine, De Silva sostiene: “La sfida è il diritto di ogni essere umano a qualunque latitudine. Per salvare le vite bisogna ricostruire ciò che sta intorno alle persone per una vita più dignitosa e rafforzare la resilienza delle comunità rurali. L’impegno globale è importante, ma non è ancora sufficiente. e i governi devono operare in maggiore solidarietà e determinazione”. Per il Ministro Martina, grande sostenitore del liberismo e servo fedele di Renzi e Boschi, “Sconfiggere la povertà è un atto di giustizia, per questo dobbiamo lavorare insieme per garantire il cibo a tutti. La mancanza di equità porta al paradosso di 815 milioni di affamati da un lato, e uno spreco alimentare pari al 33 per cento del cibo prodotto globalmente dall’altro. Tale situazione conferisce un compito, una responsabilità a tutti noi per combattere le disuguaglianze. Anche noi dobbiamo essere fino in fondo ‘resistenti’”. Difficile accettare queste frasi di denuncia alle disuguaglianze proprio da chi è artefice di esse nel nostro Paese e non solo, attraverso politiche agricole che fanno chinare il capo ai coltivatori diretti e tutto vantaggio delle grandi firme di distribuzione, rendendo così sempre più povere le nostre aree rurali, ed in particolare il nostro mezzogiorno attanagliato dalle mafie e dalla deindustrializzazione. Il nostro governo, invece, da decenni è corresponsabile insieme all'imperialismo americano ed europeo che appoggia e serve fedelmente, condannando intere popolazioni al colonialismo moderno. Tutti gli addetti ai lavori conoscono le vere cause della povertà e della fame, che sono il capitalismo e l'imperialismo, ma nessuno di costoro è disposto a chiamarli in causa direttamente. E così suonano inutili i proclami per il raggiungimento, in un futuro più o meno lontano, dell’obiettivo “Fame Zero”, poiché ciò sarà pienamente possibile solo con il socialismo, con la piena occupazione e con la redistribuzione del lavoro e delle risorse naturali in base ai bisogni delle popolazioni. Finché esisteranno guerre, imperialismo e profitto, non ci sarà posto per l’uguaglianza su questa Terra e, per dirla con Stalin, “Per abbattere l’inevitabilità della guerra è necessario abbattere il capitalismo”. Ecco il primo, essenziale e definitivo passo per iniziare a risolvere il problema della fame e della malnutrizione nel mondo.
 

13 dicembre 2017