A dieci anni dalla strage Thyssen Krupp non è stato fatto niente per la sicurezza in fabbrica
Due operai gravemente ustionati a Torino

Un grave incidente sul lavoro è avvenuto nella mattinata di mercoledì 6 dicembre a Torino. A farne le spese due persone che stavano lavorando negli stabilimenti della Vaber, una ditta di prodotti chimici di strada San Mauro, alla periferia orientale della città, che produce elementi per carrozzerie, l’automotive, adesivi e componenti per la nautica e l’aerospaziale.
A farne le spese Giandomenico Olpeni, 61 anni, responsabile della linea di produzione, da pochi mesi in pensione ma ancora attivo nell'azienda, resta intubato e sedato all'ospedale per le ustioni al volto e alle vie aeree. In condizioni leggermente meno gravi si trova invece Giuseppe Gerosa, 76enne di Milano, consulente di una ditta esterna, ricoverato anche lui con il volto ustionato. Praticamente illeso un terzo operaio che si trovava più indietro al momento dell'incidente, per lui solo tanta paura.
Le cause sono ancora in corso di accertamento ma dalle prime testimonianze emerse, i due sarebbero stati investiti da una scarica di vapore ad alta pressione seguita ad una esplosione durante la manutenzione di un macchinario appena installato. Al suo interno era contenuto del solvente e la fiammata che ne è scaturita è stata poi spenta dal pronto intervento degli altri operai presenti nello stabilimento.
Il giorno successivo un altro incidente sul lavoro è avvenuto a Torino, stavolta mortale, in pieno centro storico. Un operaio edile di 49 anni che stava lavorando alla ristrutturazione di un edificio nei pressi della Mole Antonelliana, è caduto da un'impalcatura montata ad un'altezza di 4 metri. Per Vincenzo Barbatano non c'è stato niente da fare.
Proprio in questi giorni ricorrevano 10 anni dal terribile incidente avvenuto nello stabilimento torinese delle acciaierie ThyssenKrupp dove persero la vita in maniera orribile, bruciati vivi, 7 operai. L'inchiesta che ne è scaturita ha evidenziato l'assenza dei più elementari sistemi di sicurezza, dagli estintori vuoti alla scarsa manutenzione, agli straordinari che erano costretti a fare gli operai.
Una tragedia che non fu frutto del caso ma della strategia della Thyssen che aveva intenzione di dismettere l'acciaieria torinese e trasferire tutto a Terni. Risparmiava anzitutto sulla sicurezza e non faceva più nessun intervento. Ciro Argentino, delegato della Fiom nel 2007 ricorda: "ero in azienda dal 1995 e non avevo mai visto una decadenza degli impianti e una mancata manutenzione come in quel periodo. L'azienda aveva cambiato politica, si stava preparando il terreno per l'uscita, non comprava più pezzi di ricambio e risparmiava sulla manutenzione”.
Ricorda che avevano già spento centinaia di incendi come quello che ha determinato la morte dei 7 operai, ma quella sera, a causa dello scoppio di un tubo, tutto si trasformò in tragedia. Solo uno morì sul colpo, gli altri sei perirono nei giorni successivi uno dopo l'altro, dopo uno stillicidio di dolore e sofferenza con ustioni su oltre il 90% del corpo.
Il processo che ne è seguito ha portato alla condanna dell'AD di ThyssenKrupp, Harald Estenhahn, a 16 anni di reclusione in primo grado. La pena sarà quasi dimezzata negli altri gradi di giudizio. Altre pene ai dirigenti Gerald Priegnitz, Marco Pucci (entrambi condannati a 6 anni e 10 mesi) e Daniele Moroni (condannato a 7 anni e 6 mesi). Il principale accusato, Estenhahn, attualmente si trova in libertà nel suo paese, la Germania non ha mostrato per adesso la minima intenzione di eseguire la sentenza.
A dieci anni di distanza da uno dei più gravi incidenti sul lavoro avvenuti nel nostro Paese niente è cambiato. A livello normativo qualcosa è stato fatto, sull'onda dell'emozione causata dalla tragedia alla Thyssen, ma un conto è fare le leggi un altro è applicarle. La condizione generalizzata di precarietà, la paura di essere licenziati, demansionati, delocalizzati, di non trovare un altro lavoro, le pressioni delle aziende, portano i lavoratori stessi a dover accettare dei compromessi anche sulla sicurezza.
Il risultato finale è che sul lavoro si continua a morire come e più di prima.

13 dicembre 2017