Le responsabilità di PD e Banca d'Italia negli ultimi disastri bancari

 

Etruria e le Casse di Risparmio
Nei fatti Banca Etruria, Banca Marche, Carichieti e Cariferrara sono state il caso che ha fatto affiorare alle cronache il bubbone delle obbligazioni vendute a risparmiatori truffati poiché inadeguati a comprenderne i rischi; da lì sono iniziati i salvataggi guidati dalle nuove norme europee che hanno generato enormi ripercussioni sociali, fra i quali anche il suicidio di un pensionato. Evidenti le responsabilità dell'oligarchia massonica aretina e la stessa Boschi viene travolta dalle polemiche per i suoi tentativi di salvataggio e di matrimoni di Banca Etruria, presieduta dal padre, oggi indagato per bancarotta. I legami e i vigliacchi voltafaccia comuni in questo gioco, sono ben espressi dalla stessa Boschi quando, un mese dopo detterà furente al Corriere: "Mi fa sorridere il fatto che alcuni autorevoli esponenti oggi prendano determinate posizioni, sapendo che sono le stesse persone che un anno fa suggerivano a Banca Etruria l'aggregazione con Pop Vicenza". Il riferimento è alle pressioni della Vigilanza per far fondere la banca aretina con la popolare di Zonin, poi finita gambe all'aria. Per la loro reticenza alla fusione, i vertici di Etruria, tra cui Pier Luigi Boschi, verranno multati. Nessuno dunque riesce ad uscirne pulito, neanche la vigilanza di Banca d’Italia, troppo compiacente dalle dinamiche di potere.

Le banche Venete
Un altro capitolo fondamentale del tracollo italiano, riguarda le banche venete. Dopo il tentativo di salvataggio col famigerato Fondo Atlante, Popolare di Vicenza e Veneto Banca sono finite nell'orbita di Intesa Sanpaolo in un'operazione i cui costi e rischi si scaricano quasi interamente sullo Stato. Con il vizio per altro di raccogliere patrimonio finanziando gli stessi soci amici che l'avrebbero sottoscritto rischiando (e poi consolidando) una grande mole di crediti deteriorati e di sofferenze, nel 2014, secondo le stime interne, il titolo della Popolare di Vicenza era valutato 62,5 euro e quello di Veneto Banca 39,5. Due anni dopo, proprio il Fondo Atlante ricapitalizzerà entrambe le banche a 10 centesimi per azione, lasciando sul lastrico 88mila soci di Consoli e 111mila di Zonin. A parte le malefatte dirigenziali di soggetti strettamente legati ai partiti, in questo caso Bankitalia sostiene di aver contribuito ad alzare il velo su queste situazioni ora nel mirino della magistratura, attraverso le proprie ispezioni di via Nazionale. Ma allora, se il compito è quello di intervenire a scoppio ritardato, una volta che i buoi sono già scappati, dove sta il ruolo preventivo della vigilanza finalizzato non a denunciare, ma a prevenire disastri economici per la popolazione e per i fondi pubblici come in questo caso?

Il “caso dei casi” - Monte dei Paschi
Le numerose crisi degli ultimi anni, pur volendo, non possono oscurare la vergogna per eccellenza nel mondo bancario; l'ex banca di riferimento nella roccaforte senese del PD, Monte dei Paschi, per anni sotto il diretto controllo della Fondazione di pura nomina politica, che è ora in mano al Tesoro “ad interim” al 70%, i cui vertici ora indagati furono accusati da Banca d’Italia per averne ostacolato la vigilanza. Questo caso evidenzia in maniera lampante l’intreccio fra potentati economici, massonici ed affaristi con la politica e che, più di ogni altro caso in precedenza ha devastato il risparmio e dove molti lati rimangono oscuri, come il suicidio che potrebbe nascondere un regolamento di conti in stile mafioso di uno dei vertici di maggiore rilevanza, David Rossi, particolarmente vicino a Mussari ed a Viola. Chiudono il cerchio i casi meno eclatanti ma non di minore importanza BIM, Tercas e Popolare di Bari. Insomma, in questo marcio e corrotto putridume capitalista e le responsabilità saranno con molta probabilità destinate a rimanere vaghe, altrimenti come si spiega l’aver affidato a un volpone di prim’ordine come Pier Ferdinando Casini la Commissione d’inchiesta sulle Banche? Alle porte, c’è anche il consolidamento del riassetto delle Banche di Credito Cooperativo che, al pari della riforma delle popolari, è stata fatta di concerto da Bankitalia e Governo; cosa accadrà al movimento cooperativo ancora non è dato sapere, tuttavia le due nuove capogruppo che si sono costituite a livello nazionale, ICCREA di Roma e la trentina Cassa Centrale alle quali aderiranno tutte o quasi le BCC del Paese, avvertono che la ristrutturazione potrebbe provocare alcune migliaia di esuberi fra i dipendenti del settore.
 

20 dicembre 2017