La legge di Stabilità non aggiunge ma sottrae i finanziamenti pubblici
Sciopero generale dei medici contro i tagli alla Sanità
Dal 2007 9mila medici in meno, sulla pelle dei pazienti. Stangata sulle farmacie notturne

Lo scorso 12 dicembre, indetto da tutte le organizzazioni sindacali di categoria, si è svolto lo sciopero generale di 24 ore dei medici, veterinari e dirigenti del Servizio sanitario nazionale, che ha visto una adesione pressoché totale, per protestare contro la totale assenza di finanziamenti al settore sanitario prevista nella legge di stabilità.
Le motivazioni dell’agitazione, che ha avuto una adesione altissima e che sarà ripetuta l’8 e 9 febbraio del prossimo anno con un blocco di 48 delle prestazioni, sono state sintetizzate in una nota congiunta di tutti i sindacati di categoria, nella quale si evidenzia che i contenuti della legge di bilancio 2018 “reiterano politiche sempre meno orientate all’obbligo di rispondere ai bisogni di salute dei cittadini, secondo principi di equità e sicurezza, ed escludono con pervicacia la sanità pubblica dalla ripresa economica in atto fino a renderla non più sostenibile se non dalle tasche dei cittadini ”, e si denuncia altresì con forza “la assenza di segnali di attenzione ai medici, ai veterinari ed ai dirigenti sanitari dipendenti del Ssn, al valore ed al peso del loro lavoro, alla importanza dei loro sacrifici nella tenuta del servizio sanitario ”.
Oltre ai problemi relativi al rinnovo del contratto di lavoro fermo da ormai 8 anni, i sindacati del settore sanitario “additano le politiche degli ultimi governi come responsabili di quel fallimento del sistema formativo che sta, contemporaneamente, desertificando ospedali e territori e condannando alla precarietà ed allo sfruttamento decine di migliaia di giovani ”.
Le ragioni dei medici, dei dirigenti e dei veterinari del Ssn sono in effetti sotto gli occhi di tutti, innanzitutto dei pazienti: negli ultimi anni si è assistito a una diminuzione del perimetro della tutela sanitaria pubblica a tutto vantaggio della sanità privata, con attese molto più lunghe da parte dei cittadini per le prestazioni, maggiori diseguaglianze territoriali soprattutto tra le Regioni meridionali e il resto del territorio nazionale, e un notevole aumento del divario tra chi può curarsi pagando e chi non può pagare, e quindi di fatto neppure curarsi.
La latitanza degli ultimi governi nel settore sanitario pubblico - e da ultimo la totale assenza di provvedimenti nella legge di stabilità, che equivalgono di fatto a tagli a tutto favore della sanità privata - ha poi consentito il complessivo peggioramento della condizione lavorativa di tutti gli operatori, che ormai si contraddistingue per il mancato rispetto delle pause e dei riposi, per milioni di ore di lavoro non retribuite e non recuperabili, per ferie non godute, per turni notturni ai quali si devono sottoporre medici di ogni età, e per aumento dei carichi di lavoro festivi e notturni.
Ovviamente i giovani professionisti hanno la peggio, con la proliferazione di precariato e il sorgere di ogni tipo di contratto atipico, compresi quelli a dieci giorni, una condizione inaccettabile di sfruttamento ai danni di operatori altamente specializzati, come sottolinea l’Anaao Assomed, il più rappresentativo sindacato dei medici pubblici italiani, che in una sua nota ha paragonato la condizione lavorativa dei giovani medici ad un “caporalato 2.0 ”.
L’assenza di una seria politica sanitaria pubblica da parte degli ultimi governi si è tradotta nell’innalzamento dell’età media dei medici italiani, che attualmente è di 53 anni, e in una diminuzione graduale del numero dei medici del Ssn, calati di 7mila unità dal 2009 ad oggi, con gravissime difficoltà in alcuni settori fondamentali, come sottolinea l’Associazione di settore Emergenza Area Critica, che in una sua nota fa sapere che “sono a rischio migliaia di interventi chirurgici programmati e altrettante visite anestesiologiche ” a causa della carenza di 4.000 medici anestesisti rianimatori.
A completare il quadro della famigerata politica sanitaria pubblica del governo italiano ci si è messo il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che con un suo decreto dello scorso ottobre ha stabilito, un drastico innalzamento del prezzo dei prodotti galenici e, soprattutto, dei farmaci acquistati in orario notturno: il provvedimento vigente dispone un aumento dei diritti addizionali, ovvero della cifra pagata per la prestazione al di fuori dell’orario di apertura giornaliero, che è passata da 3,87 euro a 7,50 euro per le farmacie cittadine e da 4,91 euro a 10 euro in quelle rurali sussidiate, fino a 3.000 abitanti.
 

20 dicembre 2017