Ha mentito su Banca Etruria
Boschi bugiarda deve dimettersi

“Ho avuto modo di parlare della questione (di Banca Etruria, ndr.) con l’allora ministro Boschi” in almeno tre occasioni.
Così il presidente della Commissione di vigilanza sui mercati finanziari (Consob) Giuseppe Vegas il 15 dicembre ha sbugiardato l'ex ministra delle Riforme del governo Renzi e attuale sottosegretario alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi davanti alla Commissione parlamentare d’inchiesta che indaga sulla oscura gestione da parte del governo della crisi che ha colpito il sistema bancario italiano.
Durante l'audizione Vegas ha sottolineato fra l'altro che la Boschi espresse “un quadro di preoccupazione perché a suo avviso c’era la possibilità che Etruria venisse incorporata dalla Popolare di Vicenza e questo era di nocumento per la principale industria di Arezzo che è l’oro”.

Gli incontri della ministra
L’incontro cruciale avvenne a Milano, su richiesta della Boschi, nell’aprile del 2014, proprio quando Etruria era alla ricerca di un partner e la banca vicentina sembrava essere l’unica seriamente intenzionata a prendersi l’istituto aretino. Vegas e Boschi, spiega l’ormai ex presidente della Consob, il suo mandato è scaduto proprio in questi giorni, si videro in quella occasione al ristorante.
È importante notare che, secondo quanto riferito nei giorni scorsi da “Corriere” e “Messagero”, il numero per contattare Vegas sempre nell'aprile del 2014 la Boschi lo chiese al plurinquisito e boss di Ala Denis Verdini. Quest'ultimo ha confermato l'indiscrezione aggiungendo: “La Boschi mi chiese il numero di Vegas e io, dopo averlo avvisato e una volta avuto il suo consenso glielo diedi”.
Da notare anche che la data dell'incontro indicata da Vegas precede giusto di un mese l’ascesa di Pier Luigi Boschi, papà della renzianissima ministra, alla vicepresidenza di Etruria; nomina della quale Vegas fu informato in anticipo dalla stessa Boschi.
Già questo basta e avanza per capire che la visita a Milano di una ministra le cui deleghe non hanno nulla a che vedere con il sistema bancario, avvenuta proprio mentre il padre stava per diventare vicepresidente di un importante istituto bancario, è a dir poco sospetta e di certo non si può derubricare a semplice interessamento di una deputata per le sorti del proprio territorio come vorrebbero far credere Renzi, Gentiloni e la stessa Boschi.
Soprattutto se si pensa che, come ha ribadito lo stesso Vegas, i due s’incontrarono almeno altre due volte: una volta poco tempo dopo al ministero, poi ancora una volta a cena a casa di Vegas “ma c’erano anche altre persone”.
In uno di questi incontri – ha aggiunto Vegas - la Boschi mi annunciò che il padre sarebbe diventato il vicepresidente della banca. Certo, ha sibilato ancora l'ex presidente Consob, “non credo che sia stato il ministro Boschi a mandare per strada 130 mila risparmiatori”.

Le bugie di Boschi
Nonostante la pubblica sconfessione di Vegas, la Boschi continua a rimanere incollata alla poltrona: “non mi dimetto” e “ribadisco che non ci fu da parte mia nessun favoritismo, nessuna corsia preferenziale” per salvare la banca di papà. Anche se davanti alle telecamere di Otto e mezzo a denti stretti è stata costretta ad ammettere che: “Sì, ho incontrato Vegas, ci sono stati più incontri e il 29 maggio 2014, in una di quelle occasioni, Vegas mi chiese in modo inusuale di incontrarci a casa sua”.
Un incontro anche questo non certo casuale visto che appena 24 ore prima, il 28 maggio 2014, era arrivata ad Arezzo l’offerta della Popolare di Vicenza. Mentre qualche giorno dopo, il 3 giugno 2014, come risulta dai verbali di Banca Etruria, i vertici dell’istituto incontrarono a loro volta Vegas in Consob.
Fatti e circostanze che, unite alle dichiarazioni del ministro dell'Economia Padoan il quale il 18 dicembre ha sconfessato la Boschi e riferito alla Commissione di non aver “mai autorizzato nessuno a parlare con altri di questioni bancarie né ho richiesto che persone o membri del governo che avessero contatti con esponenti del mondo bancario, venissero a riferire a me”, la dicono lunga sulle falsità ripetute dalla Boschi in tutti questi mesi e in particolare durante il suo intervento in Aula sulla mozione di sfiducia del 18 dicembre del 2015.
Mentre scriviamo anche il governatore di Bankitalia sta smentendo l'ex premier Renzi e la sua ministra Boschi. Visco davanti alla Commissione parlamentare ha detto che Renzi ha mostrato interesse per la questione di Banca Etruria, una delle quattro banche mandate in risoluzione a fine 2015 di cui il padre di Maria Elena Boschi è stato vice-presidente. In uno degli incontri con Renzi, nell'aprile del 2014 – ha aggiunto Visco - l'ex premier domandò perché la Popolare di Vicenza (altra banca andata poi a gambe all'aria) volesse acquisire Etruria, "ma non risposi: non entrai per niente nei temi della Vigilanza, presi la sua come una battuta sugli orafi", vista la vocazione di gioiellieri di entrambi i territori.
La riservatezza dei temi di Vigilanza fu opposta – ha proseguito Visco - anche alle domande dell'allora ministra Boschi, che parlò con il vicedirettore di Bankitalia, Fabio Panetta. L'allora ministro Maria Elena Boschi incontrò per due volte il vice di Banca d'Italia dg Fabio Panetta al quale "manifestò il dispiacere e le preoccupazioni sulle conseguenze della crisi di Banca Etruria sul territorio".

Gentiloni e Renzi la difendono a spada tratta
Dunque le falsità della Boschi sono state spacciate a piene mani anche dal nuovo duce Renzi che dagli schermi di “Piazzapulita” su La7 ha difeso a spada tratta la sua ministra affermando fra l'altro che: “non ci furono pressioni” e che comunque: “Non c’è alcun problema che il ministro dei Rapporti con il Parlamento incontri il capo di Consob... Possibile che in questo Paese si debba guardare sempre dal buco della serratura? Il ministro dei Rapporti con il Parlamento incontra il presidente della Consob, questo le pare un problema? A me no”. E ancora: “Sono sconvolto dal fatto che questo tema sia una gigantesca arma di distrazione di massa. In Italia in questo settore ci sono state ruberie, furti. Ci sono stati scandali clamorosi in molte banche popolari. Il sistema bancario non ha funzionato. Su Banca Etruria chi ha sbagliato deve pagare”. Tutti, fuorché lui e la Boschi.
Poco importa per Renzi se tutto ciò è avvenuto in almeno tre diverse occasioni, nel bel mezzo di una vera e propria guerra per bande all'interno del sistema bancario e finanziario, che ha mandato in rovina decine di migliaia di risparmiatori, e per giunta con l'ingerenza della sua fidatissima ministra che non aveva nessuna delega in materia ma un gigantesco conflitto di interessi fra la carica istituzionale che riveste e la banca di famiglia!
A difesa della Boschi si è schierato anche il fido premier Paolo Gentiloni il quale, dopo oltre 24 ore di “prudente silenzio”, da Bruxelles ha sentenziato: "Boschi ha chiarito le circostanze emerse nell'audizione del presidente della Consob" bloccando sul nascere le sacrosante richieste di dimissioni avanzate dalle “opposizioni”.
Perfino il capo dello Stato Mattarella si è sentito in dovere di spezzare una lancia a favore della Boschi elogiando il governo per “il lavoro compiuto sulle banche” che “ha aiutato un settore strategico” ma si è guardato molto bene dal denunciare che ciò è avvenuto sulla pelle di tantissimi piccoli risparmiatori truffati e derubati dei loro risparmi.
La verità, ora ufficiale e incontrovertibile, è che la Boschi si è occupata di Banca Etruria e anche in più di una occasione organizzando e/o partecipando di persona a incontri ad altissimo livello col mondo bancario e finanziario nel tentativo di salvare la banca di famiglia.

Il summit di banchieri a casa Boschi
Tutto il contrario di quanto lei stessa giurò pubblicamente al parlamento il 18 dicembre 2015. Ecco perché ora che è stata pubblicamente e definitivamente smascherata dovrebbe avere non solo la decenza di dimettersi dalla carica di sottogretario ma anche il pudore di non ricandidarsi alle prossime elezioni politiche.
Vegas infatti non è l'unico banchiere a sbugiardare la Boschi; c'è anche l'ex amministratore delegato di Veneto Banca Vincenzo Consoli il quale, sempre davanti alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche ha confermato anche il famigerato summit fra banchieri avvenuto in casa Boschi a Laterina (Arezzo) presenziato dalla stessa ministra che finora non ha mai smentito ufficialmente.
Era il marzo 2014, il governo Renzi si era insediato da pochi giorni. Veneto Banca e Banca Etruria avevano ricevuto pochi mesi prima, rispettivamente (il 6 novembre e il 3 dicembre 2013) una lettera del governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco che “consigliava” di fondersi al più presto con la Popolare di Vicenza di Gianni Zonin. Il presidente di Veneto Banca Flavio Trinca conosceva bene quello di Etruria, Giuseppe Fornasari, ex deputato Dc come lui. Consoli ricorda: "Trinca chiamò Fornasari. Mi disse di andare ad Arezzo a vedere come se la cavavano. Aggiunse: può darsi che si possa incontrare il ministro". Infatti per l'incontro Fornasari sceglie la casa di un consigliere di Etruria, Pier Luigi Boschi, la cui figlia Maria Elena era appena diventata ministro delle Riforme. "Arrivati a casa Boschi cominciammo a parlare delle nostre vicissitudini. Poi arriva il ministro, ci saluta, dice di continuare pure a parlare, ascolta per un quarto d'ora senza fiatare e se ne va. lo e Trinca siamo andati a pranzo con Fornasari, mangiando bene". L'esito della missione è però deludente: "La Boschi non l'ho mai più vista nè sentita. Il nostro cda poche settimane dopo è stato mandato a casa, di loro è saltato solo Fornasari". Boschi padre infatti diventa vicepresidente di Etruria il 4 maggio 2014. Consoli, uscito dal cda ma rimasto in banca come direttore generale, rimane in contatto con Pier Luigi Boschi.
Alla Commissione parlamentare Consoli ha riferito anche i particolari della telefonata con papà Boschi intercettata dagli inquirenti il 3 febbraio 2015. "Mi ricordo che il governo aveva appena fatto il decreto legge per la trasformazione in società per azioni delle banche popolari – ha precisato Consoli - io volevo incontrare Renzi per dirgli di stare attento, una riforma in tempi così brevi per strutture con cent'anni di storia...". Si rivolge al direttore della sede di Firenze di Bankitalia Vincenzo Umbrella al quale confessa: "Ho chiesto a diverse persone di farmi incontrare Renzi, però non riesco". Umbrella non esita: "Chiedilo tramite lui (Boschi padre, ndr), perchè lui sta in presa diretta". Gli spiega che Boschi padre è lo snodo decisivo per dialogare con il governo: "Tu quando gliel'hai detto a Pier Luigi (Boschi, ndr) l'ha saputo lui. Lui e la figlia lo sanno parlando con lui...". Consoli manifesta il proposito di chiedere un incontro direttamente con il premier, saltando la figlia.
Un'ora dopo chiama Boschi, ma non ottiene un impegno per l'appuntamento con Renzi. Il padre del ministro è preoccupato per Etruria, che una settimana dopo sarà commissariata a sorpresa dalla Banca d'Italia. Consoli accenna alla possibilità di una fusione in extremis per salvare le rispettive banche. Boschi chiude la discussione così: "Domani in serata se ne parla, io ne parlo con mia figlia, col presidente domani e ci si sente in serata... Dopo quella telefonata non ho più sentito né padre né figlia".

Boschi invoca l'aiuto di Ghizzoni
Tutto ciò mentre cresce l'attesa per ciò che dirà in Commissione l’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni la cui audizione è in programma il 20 dicembre. In particolare Ghizzoni dovrà chiarire i termini del suo incontro con la Boschi svelato dall'ex direttore del “Corriere della Sera” Ferruccio De Bortoli nel suo libro "Poteri forti (o quasi)" . Sui contenuti del colloquio, prima smentito e ora ammesso dalla stessa Boschi nel corso del “duello” con Marco Travaglio su La 7 il 14 dicembre, Ghizzoni ha mantenuto fino ad oggi un caparbio silenzio.
A pagina 209, nel capitolo intitolato “Matteo Renzi, ovvero la bulimia del potere personale” De Bortoli, dopo aver ricordato gli incontri di Pier Luigi Boschi con il faccendiere Flavio Carboni, coinvolto nelle varie inchieste sulla P2 e P3, per chiedergli di interessarsi ai destini di Banca Etruria, di cui il padre di Maria Elena era vicepresidente, scrive: "L'allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all'amministratore delegato di Unicredit.
Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria. La domanda era inusuale da parte di un membro del governo all'amministratore delegato di una banca quotata. Ghizzoni, comunque, incaricò un suo collaboratore di fare le opportune valutazioni patrimoniali, poi decise di lasciar perdere".
In ogni caso, a prescindere da ciò che dirà Ghizzoni davanti alla Commissione (confermare in tutto o in parte il racconto di De Bortoli), la Boschi non può più dire di non essersi mai interessata delle faccende della banca di cui suo padre era vicepresidente.

Renzi occupa la Consob
Intanto dietro le quinte il nuovo duce Renzi in combutta con Gentiloni ha di fatto occupato anche la Consob: l'authority di vigilanza che multò consiglieri, sindaci e dirigenti per il crack di Etruria, tra cui papà Boschi per 120mila euro. Proprio sulla base di queste sanzioni la procura di Arezzo ha aperto il fascicolo sui vertici di Etruria. L'accusa, tra le altre, è di aver fornito alla Consob informazioni lacunose e non corrispondenti alla reale situazione aziendale. Esattamente l'opposto del teorema politico di Renzi e Boschi che vorrebbero addossare tutta la colpa ai “vigilanti” istituzionali a cominciare proprio da Consob e Bankitalia.
La presidenza Vegas alla Consob è scaduta proprio il 15 dicembre. Ma, fino a quando Gentiloni non indica il nome del successore, l'organo resta in piedi ed è presieduto dal "commissario più anziano in servizio" ossia la renziana Anna Genovese, docente di diritto commerciale all'università di Verona, ma soprattutto allieva dell'avvocato fiorentino Umberto Tombari, amico di Renzi, e nel cui studio lavorò, dopo la laurea, proprio una certa Maria Elena Boschi.
Tombari fra l'altro è stato anche presidente della Sici (Sviluppo imprese del centro Italia) partecipata al tempo da Mps, Etruria, Cassa di risparmio di San Miniato e Cassa di risparmio di Firenze nel cui cda siede anche un certo Marco Carrai, considerato il Verdini di Renzi. Nel suo curriculum anche un incarico a Firenze Mobilità con Renzi sindaco.
Il risultato è che in questa fase di stallo tutto il vertice Consob è in mano al nuovo duce Renzi; infatti oltre alla Genovese sono di nomina renziana anche gli altri due consiglieri: il magistrato Giuseppe Berruti e Carmine Di Noia.
 

20 dicembre 2017