Il presidente della Repubblica apre la campagna elettorale contro l'astensionismo
Mattarella si appella ai partiti del regime neofascista per ridurre l'astensionismo

Prima ancora di sciogliere le Camere e annunciare la data delle prossime elezioni legislative, fissata al 4 marzo, Mattarella si è preoccupato di mettere le mani avanti contro lo spettro dell'astensionismo. Lo ha fatto in occasione della “cerimonia di auguri con i “rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile” che si è svolta il 19 dicembre al Quirinale. Tra gli invitati c'erano ovviamente il premier Gentiloni e i presidenti di Camera e Senato, Grasso e Boldrini, ma anche diversi leader dei partiti, tra cui Di Maio, in prima fila, e Salvini, che hanno applaudito convintamente il discorso del presidente, oltre ad un ricercatissimo Denis Verdini, visto a braccetto con Luca Lotti e Gianni Letta.
“Le elezioni rappresentano il momento più alto della vita democratica, da affrontare sempre con fiduciosa serenità: il loro ritmo, costituzionalmente previsto, è fisiologico in qualsiasi ordinamento democratico. Nel corso dell'anno che si conclude è stato assicurato il rispetto di questo ritmo”, ha esordito subito il capo dello Stato. E questo per sottolineare la giustezza della sua scelta di non aver sciolto anticipatamente la legislatura, dopo le dimissioni di Renzi seguite alla batosta referendaria, e come ringraziamento e viatico al governo Gentiloni, che ha assicurato “il risultato di una ordinata vita istituzionale, di una democrazia che si manifesta in termini di stabilità”, e che egli, con un altro strappo alla prassi istituzionale che lo vorrebbe dimissionario, ha deciso invece rimanga in carica con pienezza di poteri fino al prossimo governo uscito dalle urne. Tant'è vero che a Camere sciolte non si è fatto problemi a varare in via definitiva la legge delega sulle intercettazioni.
In questo quadro Mattarella ha anche colto l'occasione per dare tutto il suo autorevole consenso alla legge elettorale “rosatellum”, nata da un nuovo patto del Nazareno tra i due banditi Renzi e Berlusconi e con l'appoggio di Salvini e Verdini, ben consapevole che si tratta di una legge imposta senza il consenso del resto del parlamento e che presenta non poche forzature anticostituzionali: “È stata approvata una nuova legge elettorale per la Camera e per il Senato – ha detto infatti a sua giustificazione - con regole omogenee e non dissonanti, sul cui merito le opinioni sono legittimamente difformi ma che rappresentano il risultato di una scelta del Parlamento (invece è stata approvata col voto di fiducia, ndr) ed evita l'anomala condizione di chiamare al voto gli elettori con quel che residuava di due leggi parzialmente cancellate da due diverse decisioni giurisdizionali”.
Poi il discorso di Mattarella ha cominciato a divagare sui massimi sistemi, economia, progresso tecnologico, mondo interdipendente ecc. ecc., ma quasi alla fine ha ripreso il tema elettorale, e soprattutto quello che più gli sta evidentemente a cuore, il partecipazionismo, cercando di spronare i partiti del regime neofascista a fare di tutto per non scoraggiarlo. “Il tempo delle elezioni – ha detto infatti - costituisce un momento di confronto serrato, di competizione. Mi auguro che vengano avanzate proposte comprensibili e realistiche, capaci di suscitare fiducia, sviluppando un dibattito intenso, anche acceso ma rispettoso. È, questa, inoltre, una strada per ridurre astensionismo elettorale e disaffezione per la vita pubblica”.
Eccolo il dente dolente dove batte l'inquieta lingua del presidente della Repubblica: l'astensionismo. Egli sa bene che esso rappresenta il nemico più pericoloso per la stabilità e la sopravvivenza del regime neofascista, quello che ne smaschera la falsa veste democratico-borghese e ne mina alle basi la credibilità e la rappresentatività di fronte alle masse. E così cerca di esorcizzarlo chiedendo ai corrotti e screditati partiti borghesi almeno di autolimitarsi nell'indecoroso spettacolo di corsa all'accaparramento di nomine, risse di bottega e promesse mirabolanti che si scatena regolarmente ad ogni tornata elettorale. Più facile a dirsi che a farsi.

10 gennaio 2018