Rapporto Caritas
Roma capitale della povertà

Un recente e dettagliato rapporto della Caritas romana intitolato La povertà a Roma: un punto di vista è estremamente indicativo e autorevole per stabilire dati certi in tema di povertà, in quanto nessuna organizzazione in Italia dispone di migliori dati concreti sul problema, e il quadro che ne esce è allarmante, perché risulta che Roma, rispetto a tutto il territorio italiano, è capitale non soltanto in senso politico, ma lo è anche per ciò che riguarda la povertà, con numeri davvero impressionanti.
Il rapporto di 240 pagine - alla stesura del quale hanno partecipato, oltre a volontari e personale della stessa organizzazione, anche due sindacalisti della Cisl, un magistrato della Corte d’Appello per i minorenni, un ricercatore universitario e la presidente dell’Associazione Disabili Visivi Onlus - parte dai dati forniti dall’Istat sulla povertà a livello nazionale nel 2016: su 60 milioni e 665.000 persone di residenti ben 4 milioni e 742.000 individui sono in condizione di povertà assoluta, mentre altri 8 milioni e 465.000 persone si trovano in stato di povertà relativa, e la situazione non tende a migliorare.
Roma, rispetto ai dati comunque sconfortanti dell’intero Paese, tende a peggiorare ulteriormente quanto a povertà, sia assoluta sia relativa, e il rapporto della Caritas cita a tal proposito uno studio, pubblicato quest’anno a cura della UIL di Roma e del Lazio/Eures intitolato Produzione di ricchezza e la dinamica del PIL. Il Lazio nel quadro italiano , dove è scritto: “la lettura dei dati relativi al valore aggiunto espresso in valori procapite evidenzia un forte peggioramento dell’area capitolina rispetto al resto del Paese. Roma infatti, che nel 2011 si collocava al quarto posto nella graduatoria delle provincie italiane, perde ben 3 posizioni nel 2014, scendendo al settimo posto con un valore aggiunto per abitante pari a 31.076 euro (-3.000 euro circa). La provincia romana presenta uno scarto di oltre 10.000 euro rispetto a Milano che si posiziona al primo posto nella classifica (44.775), seguita da Bolzano (36.440) e Bologna (34.309)”.
Ciò che è impressionante nella situazione di Roma sono i numeri, in quanto emerge dal rapporto che la stessa Caritas ha sostenuto in varie forme lo scorso anno circa 170.000 persone in uno stato di povertà assoluta o relativa, ossia il 6% degli abitanti di Roma, tramite i suoi 49 centri diocesani dislocati nel territorio urbano - ostelli, comunità, case famiglia e mense sociali - che operano a supporto delle comunità parrocchiali, coordinandosi con i centri di ascolto.
Nel 2016 oltre 6.000 volontari dell’associazione hanno dato da mangiare a oltre 10.000 persone, hanno accolto nelle strutture ricettive 2.400 persone che si trovavano senza dimora, hanno curato 5.000 malati indigenti e, tramite i centri di ascolto delle parrocchie, hanno complessivamente e in vario modo offerto servizi a 48.000 famiglie che si trovano in uno stato di povertà assoluta o relativa, per un totale di 170.000 persone.
Tra questi poveri, gli italiani sono il 45% del totale, il 33,5% possiede un diploma di scuola media superiore che non è stato sufficiente a impedire loro di scivolare nell’indigenza.
Le persone senza fissa dimora si stimano nel rapporto tra le 14.000 e le 16.000 e il 34% di loro è in strada da più di 4 anni: ci sono padri separati che, dovendo pagare gli alimenti ai figli non riescono a sostenere un affitto, ci sono persone - anche tra i 20 e i 45 anni - poco competitive sul mercato del lavoro, anziani con forti difficoltà economiche, persone coinvolte in percorsi sanitari a causa di malattie fisiche che hanno perso il lavoro, persone con disagi psichici o affette da problemi di droga o alcol e privi del supporto famigliare, donne e bambini scappati di casa a causa di violenze domestiche, e da ultimo si sono aggiunti i migranti senza dimora.
Ovviamente la maggior parte delle persone senza fissa dimora vorrebbero avere una dimora stabile, e questo porta a considerare il problema delle abitazioni, che coinvolge a Roma almeno trentamila famiglie, e tale emergenza si concretizza in richieste di alloggio popolare, sfratti e occupazioni abusive. Il problema essenziale, afferma e contemporaneamente denuncia la Caritas, è che non esiste nella capitale un'offerta abitativa in affitto a prezzi accessibili, perché si è sviluppata sugli affitti una vera e propria bolla speculativa, aggravata dalla totale inerzia degli enti pubblici preposti che non costruiscono ormai più da decenni case popolari: il rapporto mette a confronto i dati medi delle altre capitali europee con quelli di Roma, e si scopre che, per quanto riguarda gli alloggi in affitto sociale, nel resto delle capitali europee si rileva una media del 13,7% degli alloggi costruiti, mentre Roma raggiunge solo il 4,3%.
Oltre a offrire dati sui cui riflettere, la Caritas offre anche importanti spunti di riflessione sociologici sul fenomeno della povertà a Roma.
Il primo spunto di riflessione è la dimostrazione che il cambio delle giunte comunali, tra destra e “sinistra” borghese non ha in alcun modo alleviato la gravità del problema neppure con l'avvento della sindaca M5S Raggi che pure si presentava come una svolta radicale nel governo della Capitale.
Il secondo spunto di riflessione è dato dall'aumento di nuovi poveri - nelle periferie e nelle classi sociali meno abbienti, ma pure nella classe media - a causa della latitanza passate e presenti delle pubbliche amministrazioni nell’erogazione di servizi pubblici, e in special modo a causa di una spesa sociale nei Municipi che non risponde alla domanda che viene dal territorio e che dunque si scarica sulle famiglie, che risultano quindi complessivamente impoverite. Questo tipo di povertà tocca sia gli anziani che vivono da soli sia i figli di questi anziani, spesso costretti a far fronte a necessità che non sono in alcun modo coperte dai servizi pubblici.
Il terzo spunto di riflessione è che la crescente povertà che affligge le periferie romane spinge molti italiani impoveriti, al conflitto con gli immigrati, molti dei quali sono in condizioni economiche altrettanto precarie: infatti una parte importante del rapporto della Caritas è dedicato proprio a questo tema, laddove si mettono in chiaro i numeri che dimostrano che la percentuale di immigrati in Italia, e quindi anche a Roma, è inferiore alla media europea, e che gran parte delle paure legate all’immigrazione derivano soltanto dal clima di disinformazione alimentato quotidianamente.
 

10 gennaio 2018