Violando la legge 185 del 1990 e le risoluzioni dell'Onu
L'Italia di Gentiloni e Mattarella fornisce le bombe all'Arabia Saudita per bombardare lo Yemen

Cosa lega le soleggiate spiagge della Sardegna con le polverose e insanguinate città dello Yemen, da anni tormentate dai bombardamenti dell'Arabia Saudita? La vendita di armi, secondo un'inchiesta del “New York Times”, pubblicata il 29 dicembre in un articolato video di sette minuti.
Secondo il giornale statunitense, le bombe aeree sganciate dai caccia sauditi sui civili yemeniti per piegarne la resistenza con il terrore (dell'aggressione imperialista contro lo Yemen ci occupiamo in un altro servizio) sono prodotte da RWM Italia, situata a Domusnovas, nella Sardegna meridionale, di proprietà della multinazionale tedesca Rheinmetall, leader europea nel campo degli armamenti. Nel silenzio dei media e all'oscuro delle larghe masse popolari, ma anche di parte delle istituzioni, le armi prodotte da RWM finiscono direttamente in Arabia Saudita, con la quale l'Italia ha un accordo di cooperazione militare dal 2007. Nell'anno appena passato, le esportazioni sono aumentate, con ben 500 milioni di euro di guadagni per lo Stato italiano dalla vendita di armi.
Un lucrativo commercio sulla pelle degli yemeniti che ha fruttato lauti profitti anche alla stessa RWM, la quale, secondo quanto riportato da “il manifesto”, ha piani di espansione industriale, forse proprio in Arabia Saudita, suo fedele committente, dove Rheinmetall ha peraltro già uno stabilimento aperto tramite una controllata sudafricana. Stabilimento che produce, naturalmente, bombe.
Come puntualizza anche il “New York Times”, la vendita di armi all'Arabia Saudita è gravemente illegale per la stessa legge italiana: secondo la legge 185 del 1990, infatti, il commercio di armamenti è vietato “verso i Paesi i cui governi sono responsabili di gravi violazioni delle convenzioni internazionali in materia di diritti umani”. Convenzioni che, come sempre, si impugnano solo quando le violazioni (vere o presunte) sono commesse da avversari dell'imperialismo o potenze imperialiste rivali.
Come se ciò non bastasse, un rapporto di esperti nominati dall'Onu già nel gennaio dell'anno scorso certificava che l'Arabia Saudita bombarda zone civili con bombe prodotte dalla RWM Italia e che questo, secondo le norme delle Nazioni Unite, costituisce un crimine di guerra.
Dal canto suo, a settembre il parlamento europeo ha denunciato le “gravi violazioni del diritto umanitario” commesse dagli aggressori sauditi, invitando al bando del commercio di armi con essi, ma già a febbraio 2016 si era espresso per l'embargo degli armamenti verso l'Arabia Saudita.
Il punto politico quindi è che il governo Gentiloni, con il tacito assenso di Mattarella, non ha violato soltanto i principi espressi dall'articolo 11 della Costituzione, ormai carta straccia, con cui l'Italia respinge la guerra, ma è anche passato sopra alla legislazione recente che vieta espressamente questo tipo di commercio. Questo dimostra che ormai nemmeno la vendita di armi agli aggressori imperialisti è più un tabù, anzi, è un business nel quale l'imperialismo italiano in cerca di rivalsa si tuffa senza farsi scrupoli. Alle spalle del popolo italiano, ovviamente, e arricchendo i capitalisti fabbricanti di armi.
Anche il comunicato che il Ministero degli Esteri ha messo insieme alla bell'e meglio dimostra che il governo se ne lava le mani: “L'Italia – vi si legge – osserva in maniera scrupolosa il diritto nazionale ed internazionale in materia di esportazioni di armamenti e si adegua sempre ed immediatamente a prescrizioni decise in ambito Onu o Ue. L'Arabia saudita non è soggetta ad alcuna forma di embargo, sanzione o altra misura restrittiva internazionale o europea”. E zitti tutti; che importa se le nostre bombe massacrano civili. Fra parentesi, qualche anno fa la ministra della difesa Pinotti aveva detto che si trattava di armi tedesche in transito in Italia, quindi aveva mentito spudoratamente, a proposito di fake news.
La politica imperialista e guerrafondaia è bipartisan in Italia, portata avanti com'è sia dai governi di destra che di “sinistra” in nome del supremo interesse nazionale. Questo ribadisce l'inaffidabilità dei partiti della “sinistra” borghese che si presenteranno alle elezioni del 4 marzo, anche quelli più “nuovi”, come Liberi e Uguali, in cui si sono riciclati ferri vecchi della politica parlamentare che non hanno mai alzato un dito contro queste politiche, anzi in diversi casi le hanno sostenute attivamente. Il M5S ha d'altra parte abbandonato da tempo le sue iniziali rivendicazioni di fermare la vendita di armi, ora che vede la possibilità di conquistare il governo e deve risultare pienamente affidabile per la classe dominante borghese.
Contro questa politica guerrafondaia e interventista italiana c'è invece bisogno di una grande opposizione di massa antimperialista. Dobbiamo portare l'Italia fuori dai conflitti in cui è impegnata, a partire da quello contro lo Stato islamico, fuori dalle alleanze imperialiste, come la Nato e la coalizione anti-IS, e fuori dal commercio di armi.

10 gennaio 2018