Grillo, Di Maio e Casaleggio impongono nuove regole al movimento in barba alla “democrazia diretta”
Il M5S rifondato su presidenzialismo e autoritarismo
Dure critiche da parte della base

il 30 dicembre scorso “Il blog delle stelle” di Beppe Grillo, organo ufficiale del Movimento 5 Stelle, ha annunciato l'avvenuta creazione di una “nuova associazione denominata Mo Vimento 5 Stelle”, con un nuovo statuto e nuove regole per l'organizzazione interna e la scelta dei candidati alle elezioni. Ufficialmente la nuova associazione con sede a Roma presso lo studio del legale di Grillo, e che non sostituisce ma si affianca a quella con sede a Genova sempre di proprietà di Grillo adottandone il nome e il simbolo, è stata creata dal comico genovese per evitare i ricorsi giudiziari. In realtà si tratta di un pretesto per realizzare in modo arbitrario e senza nessuna consultazione della base una vera e propria rifondazione del M5S sulla base del presidenzialismo e dell'autoritarismo, istituzionalizzando la figura del Garante, ovvero il suo ruolo di monarca assoluto, e quella del Capo politico del movimento con amplissimi poteri decisionali e operativi, rappresentata dal candidato premier Luigi Di Maio.
In base al nuovo Statuto, infatti, quest'ultimo potrà scegliere a propria discrezione i candidati da presentare nei collegi uninominali, con piena libertà di scegliere anche candidati della “società civile” non iscritti al movimento, in particolare gli imprenditori e i professionisti che gli mancano per contendere al “centro-destra” i seggi nel ricco Nord-Est del Paese. Mentre avrà comunque facoltà di “valutare la compatibilità con i valori e le politiche del M5S” anche dei candidati eletti sul web per il listino proporzionale (eletti tra l'altro tramite le regole stabilite univocamente dalla nuova associazione), “esprimendo l'eventuale parere vincolante negativo sull'opportunità di accettazione della candidatura” stessa.

I poteri del Capo politico e del Garante
Di Maio avrà anche mano libera non solo sulle candidature, ma anche nel decidere le future alleanze politiche e di governo, perché nel nuovo codice etico non compare più il divieto di allearsi con altri partiti. Via spianata quindi ad un'eventuale governo M5S-Lega. Avrà inoltre il controllo assoluto dei parlamentari e un suo eventuale governo sarebbe super blindato: i parlamentari pentastellati sono tenuti infatti a votare sempre e comunque la fiducia ogni volta che gli verrà richiesto, non potranno dimettersi anticipatamente o passare ad un altro gruppo parlamentare, pena il pagamento di una multa di 100 mila euro, e i candidati sono tenuti a versare un contributo mensile di 300 euro per sostenere la piattaforma Rousseau di Davide Casaleggio.
Vi sono inoltre delle norme scritte sfacciatamente ad hoc per il candidato premier: cade il divieto automatico di candidarsi per gli indagati, ma deciderà caso per caso il Capo politico con l'apporto del collegio dei probiviri. Altrimenti lo stesso Di Maio non si potrebbe candidare, essendo indagato per diffamazione. E per permettergli di continuare a controllare i gruppi parlamentari è stata consentita una deroga al regolamento che permette a deputati a lui fedeli, come Alfonso Bonafede e Danilo Toninelli, di ricandidarsi per Montecitorio, nonostante il raggiungimento del limite di età di 40 anni che li obbligherebbe a candidarsi per il Senato.
Questi ampi poteri al Capo politico Di Maio e un'apparente sottoesposizione di Grillo in questo inizio di campagna elettorale hanno fatto parlare di un “passo indietro” del fondatore del movimento, ma è un'ipotesi senza fondamento. Il nuovo Statuto continua a garantirgli un controllo assoluto, anzi se possibile lo blinda del tutto. Tutti i poteri del Capo politico sono esercitati infatti con l'approvazione, o col parere o su proposta del Garante, il quale se vuole può anche sfiduciarlo. Al Garante, che resta in carica a tempo indeterminato (mentre il Capo politico per 5 anni, anche se può ricoprire due mandati), spetta anche il potere “di interpretazione autentica non sindacabile” delle norme dello Statuto.

Grillo al di sopra di tutti
Esistono un Comitato di garanzia di tre membri che sovrintende all'applicazione dello Statuto e un Collegio dei probiviri di 3 membri che sovrintende al rispetto del codice etico e irroga le sanzioni disciplinari, entrambi eletti in rete, ma sulla base di candidati proposti sempre dal Garante. In ogni caso i due organismi attuali non hanno passato il vaglio della rete ma sono stati decisi personalmente da Grillo e Casaleggio, e ne fanno parte loro fedelissimi come Giancarlo Cancelleri, Vito Crimi e Roberta Lombardi per il primo, e Nunzia Catalfo, Riccardo Fraccaro e Paola Carinelli, per il secondo. Quest'ultima fra l'altro è la moglie di Crimi, alla faccia della “trasparenza” e della assoluta “assenza di conflitti di interesse” che i candidati a membri di questi due organismi sono tenuti a osservare.
Capo politico, Comitato di garanzia e Collegio dei probiviri governano insomma il M5S sotto il ferreo controllo del Garante, cioè del padre padrone assoluto Beppe Grillo. Ma con regole e metodi ancor più autoritari e presidenzialisti di prima. Tant'è vero che Grillo, nel suo discorso di fine anno su “Il blog delle stelle”, ha così cercato di spiegare e far digerire la “svolta” ai suoi seguaci e elettori: “Abbiamo fatto una nuova associazione perché quella che avevamo era un po' confusa. Stiamo diventando adulti. Dovete anche avere pazienza. Stiamo diventando adulti. Stiamo passando la fase da bambino e stiamo diventando adulti con una nuova società di cui io sono ancora il garante”. E per non lasciare il minimo spazio a dubbi ha così concluso il suo lungo sproloquio: “E io ci sono! Sarò un po' defilato, un po' lì, ma io sono sopra perché io sono l'Elevato. BUON 2018 A TUTTI!”.

Indignazione e proteste nella base
Ma la base del movimento non ha preso molto bene il golpe di Grillo, Casaleggio e del loro ambizioso burattino Di Maio. Incredulità, indignazione e proteste si sono immediatamente riversati in rete, specialmente dal mondo dei meet up locali (gruppi che condividono interessi e materie comuni) come quelli romani e napoletani, con commenti amareggiati e caustici del tipo: “Da oggi è ufficiale: uno non vale uno e molti valgono zero”; “Ormai siamo peggio di Forza Italia”; “E allora quale penale per chi cambia le regole senza interpello?”; fino a giudizi più drastici e senza appello, come “si sta creando un partito di stampo fascista”. Perfino tra i quadri intermedi e gli amministratori del M5S è apparso forte il disappunto per una “svolta” che sembra spazzare via in un momento le illusioni di un decennio. Il militante storico e fondatore dei “Grilli romani”, Claudio Sperandio, ha scritto sulla sua pagina Facebook che “col nuovo Statuto si compie l'eutanasia di un'utopia durata 10 anni”. E la consigliera del comune di Casoria, Elena Vignati ha aggiunto che “è stato totalmente sconvolto ciò che eravamo. Dove sta la condivisione? Mi sento un utile idiota che spinge sul click”.
Il fatto è che con questa “svolta” il milionario narcisista e qualunquista Grillo ha gettato definitivamente la maschera, sbarazzandosi in un colpo di tutti gli orpelli di “democrazia diretta” e “democrazia partecipata” all'insegna dei quali il suo movimento si vantava di essere nato, e che gli avevano permesso fin qui di arrivare ad essere il primo partito sulla scena politica, risucchiando voti dall'elettorato scontento e in fuga dai partiti della destra e della “sinistra” borghesi.
Ora che si avvicina concretamente la possibilità di andare al governo, sfruttando la crisi politica e istituzionale del regime neofascista, ha bisogno di organizzare il suo strumento come un partito politico a tutti gli effetti, gerarchicamente strutturato, con un programma non più genericamente “antisistema” ma “costruttivo”, e pronto a entrare nella stanza dei bottoni del capitalismo, del quale de resto non ha mai messo in dubbio la legittimità e il suo dominio di classe.
 
 
 
 

17 gennaio 2018