Potere al popolo o potere al proletariato?
E attraverso quale via, parlamentare o rivoluzionaria?

Alle elezioni parlamentari del 4 marzo si presenterà anche la lista Potere al popolo, che qualche giorno fa ha presentato le liste dei candidati e depositato le firme necessarie per legge. Si tratta di un contenitore assai ampio che elettoralmente si colloca a sinistra di Liberi e uguali (LeU) e il cui nucleo principale è costituito da centri sociali, movimenti di lotta, come i No Tav, No Tap, No Muos e settori del “sindacalismo di base” come l'USB. Ma al quale partecipano anche gran parte dei partiti e organizzazioni della cosiddetta “sinistra radicale”: vi aderiscono infatti il PRC di Maurizio Acerbo, l'organizzazione dei Giovani comunisti (PRC), il PCI di Mauro Alboresi, la Rete dei comunisti, Sinistra anticapitalista di Franco Turigliatto e la Piattaforma Eurostop, che fa riferimento al trotzkista, operaista, ex bertinottiano Giorgio Cremaschi, già membro di PCI, PDS, DS e PRC.
Una partecipazione non di semplice appoggio esterno, dato che l'ex sindacalista della Fiom, che aspira ad essere il leader politico del movimento, tanto da aver per questo operato una decisa svolta a destra, è anche candidato alla Camera come capolista per il proporzionale a Napoli e per l'uninominale a Bologna. Mentre il segretario di Rifondazione e quello del PCI sono capilista rispettivamente a Roma e in Emilia Romagna, e a Trento è candidata la cattolica pacifista storica Lidia Menapace, già dirigente del “Manifesto” e del PRC, che fu presidente della Commissione Difesa del Senato nel secondo governo Prodi e votò per il finanziamento della missione di guerra in Afghanistan. Non è dunque vero che queste candidature “vengono soprattutto dalle vertenze e dalle lotte del territorio”, come ha dichiarato la portavoce della lista Potere al popolo, Viola Carofalo, ex PRC.
Ci sono poi altre forze che non hanno aderito formalmente alla lista, ma che hanno dichiarato il loro appoggio esterno alla campagna elettorale, e in particolare alla raccolta delle firme, come i CARC e L'altra Europa con Tsipras. Mentre altri partiti che si richiamano al comunismo, come il PC di Marco Rizzo e il PCL di Marco Ferrando non hanno aderito e hanno invece presentato proprie liste.

Come nasce Potere al popolo
Formalmente Potere al popolo nasce nel novembre 2017 per iniziativa del centro sociale napoletano Ex Opg - Je so' pazzo, che a suo tempo aveva appoggiato De Magistris nella sua prima campagna elettorale, dopo il fallimento dell'iniziativa di Tomaso Montanari e Anna Falcone, che con l'assemblea del Teatro Brancaccio del giugno dell'anno scorso aveva cercato di dare vita ad una lista elettorale a sinistra del PD, facendo appello alle forze che avevano partecipato alla battaglia referendaria per il NO alla controriforma costituzionale di Renzi. A quell'assemblea avrebbe dovuto seguirne un'altra il 18 novembre per la costituzione vera e propria della lista, ma l'accordo tra MdP di Bersani e D'Alema e Sinistra italiana di Fratoianni e Fassina, che ha portato alla nascita di LeU e alla sua presentazione alle elezioni, ha bruciato il terreno ai due promotori, che l'avevano pertanto annullata. Con il contemporaneo ritiro di Montanari dalla scena politica anche se qualcuno dice che Di Maio gli avrebbe offerto un posto da ministro se il M5S va al governo, mentre la Falcone, da quella carrierista borghese che è, si è subito riciclata in LeU guadagnandosi anche una candidatura di peso.
Il centro sociale napoletano, che al Brancaccio non era stato neanche fatto parlare, lanciando sui social-media la parola d'ordine “La facciamo noi”, riuscì a organizzare lo stesso l'assemblea già convocata per il 18 novembre al Teatro Italia di Roma, con una partecipazione di circa 800 persone. Vi parteciparono rappresentanti dei movimenti No Tav, No Tap, No Muos, dei “sindacati di base”, tra cui lavoratori dell'Almaviva, e dei principali partiti della “sinistra radicale”, tra cui Acerbo, Turigliatto, Nicolò Monti (PCI), Sergio Cararo (Rete dei comunisti e Rete Eurostop), l'ex segretario di Rifondazione Paolo Ferrero; oltre al filo brezneviano e oggi filo putiniano Giulietto Chiesa, che poi ha finito per farsi una lista tutta sua insieme a Ingroia, tra l'altro con un nome assai simile: Lista del popolo.
Dopo una tornata di assemblee territoriali si è arrivati, il 17 dicembre scorso, al Teatro Ambra Jovinelli a Roma, all'assemblea nazionale di costituzione ufficiale della Lista, con la partecipazione di circa 1000 persone, e con la presenza e gli interventi dei leader dei partiti e organizzazioni aderenti. Vi portarono i saluti anche alcuni partiti e organizzazioni della sinistra europea riformista e “radicale”, con cui Potere al popolo ha legami e affinità politiche e ai quali si ispira: tra questi il movimento Momentum creato dal leader del Labour party, Jeremy Corbyn, il Partito del lavoro del Belgio, gli spagnoli di Unidos Podemos e La France insoumise dell'ex candidato all'Eliseo, Jean-Luc Mélenchon.

La posizione di De Magistris e il ruolo egemonico del PRC
De Magistris non partecipò all'assemblea ma inviò anch'egli i suoi saluti, tramite Giuseppe Aragno, coordinatore di DeMa, professore di storia, considerato l'”ideologo” di Potere al popolo e candidato a Napoli nel collegio uninominale per la Camera, dove corre anche il principale candidato di Renzi, Paolo Siani. L'ambizioso sindaco di Napoli per adesso non si è dichiarato ufficialmente, preferisce terminare il suo mandato e intanto coltivare il suo movimento personale, DeMa, in vista di un suo futuro lancio nell'agone nazionale. E anche perché vuol vedere se Potere al popolo supererà la soglia di sbarramento del 3%, ma comunque i legami politici tra il sindaco e la Lista ci sono, e non soltanto tramite Aragno: “Non sappiamo quale sia la sua posizione rispetto a Potere al Popolo. Non ci sono dichiarazioni pubbliche in tal senso. Di certo non gli abbiamo voltato le spalle”, ha dichiarato infatti Matteo Giardiello, uno dei principali animatori dell'Ex Opg – Je so' pazzo.
Come si vede la composizione politica di questa lista, anche se ha origine tra i centri sociali, gli “autonomi” e il “sindacalismo di base”, è egemonizzata prevalentemente da forze ed esponenti della sinistra trotzkista, con al centro il PRC e il PCI e con varianti che vanno dai bordighisti e la cosiddetta “Quarta Internazionale” fino ai CARC, e il tutto con De Magistris defilato ma sempre sullo sfondo. Ma è senz'altro il PRC a tirare le fila del nuovo “soggetto politico”, dal quale provengono o comunque fanno riferimento diversi dei principali esponenti e candidati della Lista. Nel PRC hanno avuto infatti la loro formazione politica i principali esponenti e candidati della Lista, a cominciare dal suo portavoce e capo politico, Viola Carofalo (non candidata), per non parlare della Menapace e dello stesso Acerbo.
Del resto è il progetto stesso di questa sorta di nuova “sinistra arcobaleno” di bertinottiana memoria ad essere farina del sacco dei dirigenti trotzkisti di Rifondazione, che già tiravano le fila dell'assemblea del Brancaccio (infatti solo ad Acerbo fu consentito di parlare a nome di tutta la “sinistra radicale”) e nella cui scia e in continuità con essa è nata la lista Potere al popolo. Sostanzialmente essa funge cioè da copertura politica per permettere al PRC di presentarsi a queste elezioni senza le stigmate della coalizione elettorale calata dall'alto che costarono il flop alla “sinistra arcobaleno”, ma presentandosi invece come una forza elettorale unitaria scaturita “spontaneamente” dal basso.

Potere al popolo contro l'astensionismo
Se questa è la sua composizione politica, perché è nata e cosa si propone di fare la lista Potere al popolo? Perché sia nata lo dichiarano apertamente i loro stessi esponenti, e cioè per convogliare sulla lista i voti degli elettori di sinistra disgustati dal PD di Renzi, ma diffidenti anche verso il nuovo inganno elettorale rappresentato da LeU del magistrato liberal borghese Grasso e dei rinnegati D'Alema e Bersani. Voti che andrebbero altrimenti a ingrossare le file degli astensionisti di sinistra in costante aumento.
“Dopo aver visto cancellato l'appuntamento conclusivo del percorso del teatro Brancaccio ci siamo resi conto che in un momento così critico non c'era nessun soggetto da poter votare. E ci siamo detti 'perché non farlo noi'? Proviamo a parlare a persone che come noi non votano o non hanno mai votato”, ha spiegato infatti Viola Carofalo in un'intervista ad un blog. Ancor più esplicito è stato Giuseppe Aragno: “Votare potere al Popolo è un voto contro l'astensionismo”.
Il vero obiettivo dell'operazione è dunque quello di drenare il serbatoio dell'astensionismo di sinistra, non di contendere i voti degli elettori di sinistra a LeU, come viene detto dai giornali borghesi: “La maggior parte delle persone che voteranno Potere al popolo, se la nostra lista non esistesse, molto probabilmente sceglierebbero l'astensione oppure al limite il M5S: ma è assai difficile che possano votare per D'alema e Bersani”, ha ammesso infatti Acerbo.
“Anche soltanto portare qualcuno all'interno del parlamento vorrebbe dire fare irruzione dentro le istituzioni attraverso la nostra voce, è più importante il processo che il risultato in senso stretto”, ha cercato di argomentare a sua volta Matteo Giardiello in un'intervista a “Mardeisargassi.it”. Quindi, proprio nel momento in cui le istituzioni borghesi non sono mai state così screditate, e in particolare il prossimo parlamento sarà zeppo come mai di indagati, corrotti, nominati e leccapiedi dei boss della borghesia in camicia nera - Berlusconi, Salvini, Renzi e Grillo - Potere al popolo lo riaccredita agli occhi dei lavoratori e delle masse popolari partecipando alla vergognosa commedia e dando loro ad intendere che sia possibile condizionarlo da sinistra infilandoci dentro un pugno di deputati e senatori.
Come se non avessimo già fatto abbondantemente questa esperienza con Rifondazione trotzkista di Bertinotti e Vendola e con il PdCI di Cossutta, Diliberto e Rizzo, non solo con frotte ben più nutrite di parlamentari ma addirittura con ministri di governo. E con quali risultati! Non a caso, nel tentare di mascherare le contraddizioni e la diffidenza suscitate dalla nascita della lista elettorale in molti centri sociali, finora orientati per l'astensionismo, la Carofalo ha detto: “Capiamo benissimo quali possono essere i dubbi perché sono stati nostri in tutti questi anni. Però un'attenzione c'è. Credo che molti siano anche in attesa di capire come si concretizzerà il progetto dal programma alle candidature”.

Nella gabbia della Costituzione, del capitalismo e della UE imperialista
Quanto al programma della Lista, al di là delle singole rivendicazioni, sul lavoro, le pensioni, la casa, il Sud, l'ambiente, la scuola, la pace, i migranti ecc., che possono essere condivisibili in quanto elementari e comuni a tutti i movimenti di lotta, è il quadro politico strategico in cui si inscrivono che non sta in piedi. Infatti non si esce dalla Costituzione, dal capitalismo e dall'imperialismo europeo. Una Costituzione che recepisce principi democratici solo in astratto mentre garantisce in concreto la proprietà privata, il sistema capitalista e il dominio di classe della borghesia, e che oltretutto è stata ormai stravolta e adattata di fatto al regime neofascista, presidenzialista e interventista imperante. Eppure il programma di Potere al popolo mette “la difesa e il rilancio della Costituzione” al primo posto.
Sull'Unione europea, che è messa al secondo posto, non se ne chiede l'uscita e la sua distruzione come unione imperialista di monopoli e alta finanza alle spalle dei popoli, ma una sua “riforma” in senso antiliberista, per “ricostruire – si afferma testualmente - il protagonismo delle classi popolari nello spazio europeo”. E quanto al capitalismo lo si nomina appena di sfuggita nella premessa, non c'è accenno alla divisione della società in classi e alla lotta di classe, come non si nomina il proletariato né tanto meno il suo obiettivo storico, il socialismo. Tutto quello che ci si propone invece è di attuare un programma di “solidarietà, mutualismo e controllo popolare sulle istituzioni”; per “far vivere nelle pratiche sociali una prospettiva di società alternativa al capitalismo”; per far vivere dopo le elezioni “un piccolo ma determinato esercito di sognatori, un gruppo compatto che continui a marciare nella direzione di una società più libera, più giusta, più equa”.
Si ricade cioè ancora nel pantano del riformismo di sinistra, che non mette in discussione l'esistenza del capitalismo e il potere della classe dominante borghese, ma al massimo si propone di addolcirlo e renderlo meno disumano. Né ci si pone la questione fondamentale del potere al proletariato, senza affrontare la quale non si può cambiare veramente la società. In conclusione, quindi, Potere al popolo è solo un nuovo imbroglio elettoralista e trotzkista per ingannare i sinceri anticapitalisti e fautori del socialismo, e in particolare i giovani, sviandoli dall'astensionismo attivo propugnato dal PMLI per screditare le marce istituzioni borghesi ed esprimere con ciò un voto cosciente contro il capitalismo, per il socialismo.
La vera questione da porsi, per gli astensionisti di sinistra che possono essere tentati di cadere in questa nuova trappola elettorale è: potere al popolo - o “controllo popolare sulle istituzioni” che dir si voglia - o potere al proletariato? E attraverso la impraticabile e perdente via parlamentare, o quella universale, vincente e sempre attuale tracciata dalla gloriosa Rivoluzione d'Ottobre?

31 gennaio 2018