In centomila a Roma sfilano contro il fascismo e il razzismo
Ipocrita partecipazione di Renzi, Gentiloni e Minniti. Unire e non frammentare la lotta per la messa al bando dei gruppi neofascisti

Un lungo corteo di oltre centomila antifasciste e antifascisti ha invaso Roma sabato 24 febbraio nonostante la giornata di pioggia. Grande risposta dunque all’iniziativa delle ventitré associazioni, con ANPI, Cgil e Arci in testa, che hanno lanciato l’appello “Mai più fascismi” al quale ha aderito il PMLI e che hanno organizzato una nuova manifestazione dopo aver liquidato quella di Macerata.
Il corteo è partito da piazza Repubblica, con in testa la presidente dell’ANPI Carla Nespolo, pesantemente criticata dalla maggioranza delle sezioni ANPI per il dietro-front di Macerata, l’ex presidente, ora onorario, Carlo Smuraglia, e Susanna Camusso. Più in là le segreterie nazionali di CISL e UIL. Dietro di loro sfilano le sezioni dell’ANPI con tanti fazzoletti rossi e tricolori al collo di coloro che fecero la Resistenza, una delle pagine migliori della storia del nostro Paese. Fra di loro una buona rappresentanza di partigiani che hanno ricordato ai microfoni della stampa che per fermare il fascismo occorre agire subito ed in maniera corale e determinata poiché, se oggi il fascismo è tornato nella sua veste più cruda, è perché, come dice un partigiano romano: “non lo abbiamo cancellato, tollerando anche l’Msi”.
L'altro tema della giornata era il razzismo, con la parola d'ordine “Mai più razzismi”. Importante la partecipazione dei bambini, alunni della scuola primaria Di Donato Manin dell’Esquilino, una delle più multietniche di Roma, che accompagnati dai genitori, hanno portato uno striscione antirazzista sul quale era scritto “Studiano insieme, tutti i bambini, tutti cittadini”. Degni di nota alcuni cartelli: “Le guerre tra i poveri le vincono i ricchi”, “Aiutiamoci a casa nostra”, “C’è solo una razza, quella umana”.
Infine, dal palco, prima le studentesse dei licei romani hanno letto alcune lettere dei partigiani ai figli, poi Liliana Segre, scampata ai campi di concentramento nazisti, ha affermato che “La caccia all’uomo nero avvenuta a Macerata ci ha mostrato il baratro che abbiamo di fronte”. È stata Carla Nespolo a chiudere la manifestazione con un comizio sentito e appassionato nel quale però non c’è stata traccia della dovuta autocritica per l’aver rimandato ad oggi la mobilitazione originariamente indetta a Macerata. La neo presidente dell’ANPI ha concluso affermando che “In queste settimane ci sono stati troppi silenzi. Il fascismo è nemico della conoscenza, è nemico delle donne. Ribadiamo la richiesta dello scioglimento immediato delle organizzazioni neo fasciste applicando la XII disposizione transitoria della Costituzione che vieta la riorganizzazione del partito fascista. L’escalation della violenza di queste settimane nasce anche dal ritardo. Andremo avanti tutti insieme con la forza della nostra unità”. Poi tutta la piazza ha intonato a gran voce “Bella Ciao”.
Alla manifestazione non ci sono stati scontri, né momenti di tensione, tuttavia diciotto militanti di Forza Nuova sono stati identificati dalla polizia durante i controlli preventivi scattati già venerdì sera. Dalle notizie, in 14 sono stati fermati in via Terme di Diocleziano, nei pressi del punto di partenza del corteo di ANPI; poi a bordo di due auto sono stati trovati bombole spray, pennelli e manifesti con i simboli di Forza Nuova e Lotta studentesca. Poco prima, alla periferia della città, altri 4 sono stati trovati in auto con bandiere nere e fumogeni.

Antifascisti in piazza col cuore e politicanti in passerella
Al corteo della capitale ha partecipato un'inconsueta concentrazione di cariche istituzionali e di partito. Oltre a Laura Boldrini e Piero Grasso, leader di LeU con la dirigenza al gran completo, si è fatto vedere anche il PD, con la rapida comparsata di Renzi, assieme a Gentiloni ed ai suoi ministri desiderosi di appendersi al petto la patente di antifascisti; tutto ciò anche se il suo partito, il suo governo e lui stesso pare aver scoperto solo di recente il pericolo reale di rigurgiti fascisti e razzisti. E’ un fatto che all’indomani dei fatti di Macerata, proprio il PD ha chiesto di “abbassare i toni”, appoggiando l’invito del sindaco, sempre PD, di Macerata che aveva chiesto di rimandare ogni manifestazione, sia essa fascista o antifascista perché la città era “ferita”; inoltre la presenza di Gentiloni, in una versione inedita di premier in piazza, è strumentale per attingere voti tra i centristi poiché, nonostante la natura antifascista della giornata, non ha perso l’occasione per sostenere che “La violenza estremista contro le forze dell’ordine o contro gli avversari politici è fuori dai nostri valori costituzionali e repubblicani”, tornando ancora a rilanciare l’uguaglianza dei cosiddetti “estremismi”. A pochi giorni dal voto quindi, non solo dalla destra “tradizionale”, c’è chi sempre più insistentemente prova a innescare l’inaccettabile teoria degli “opposti estremismi”, per dimostrare che solo le forze tendenti alle larghe intese sono affidabili in un momento tanto difficile.

La necessità del fronte unito antifascista
Le posizioni secondo le quali il corteo di Roma sarebbe stato un assist di CGIL e ANPI al PD e in seconda battuta a LeU – e quindi alla “sinistra istituzionale” -, sono legittimate proprio dall’assenza in piazza di tante altre forze antifasciste che hanno lasciato campo libero a questo binomio. La pluralità della base dell’ANPI ed i sempre più critici iscritti della CGIL, unitamente alle tante associazioni indipendenti, hanno smussato questa possibile lettura; tuttavia è con l’unità antifascista e non con il frazionismo, che si potrà sconfiggere il tentativo di ricostituire il partito fascista apertamente mussoliniano. Una piazza più grande, più numerosa, con più partiti e movimenti antifascisti è una piazza più forte, sarebbe stata utile a rilanciare con maggiore forza la battaglia per la messa al bando delle organizzazioni neofasciste. È altrettanto vero che il PD è forza di governo, complice negli anni del revisionismo che ha portato prima all’introduzione della “giornata del ricordo” per via istituzionale, cavallo di troia del revisionismo fascista, poi con l’accondiscendente accettazione di Forza Nuova e di Casapound come liste eleggibili al pari del MSI. Allo stesso modo, è vero che i rappresentanti di LeU sono pappa e ciccia con quel partito e i loro leader ne hanno fatto parte fino all’altro ieri, condividendone tutte le responsabilità. Proprio per questi motivi è incomprensibile lasciare a loro l’egemonia del fronte antifascista più vasto, quello che parla ai milioni di iscritti CGIL e degli altri sindacati, alle centinaia di migliaia di iscritti ANPI e del vario associazionismo presente poiché anche questa proporzione è altrettanto chiara ed incontrovertibile nei fatti e nei numeri. A nostro avviso occorre unirsi contro il fascismo in ogni occasione, senza perderne alcuna, per costituire un fronte più ampio possibile e preferibilmente permanente, capace in sintesi di riconoscere il fascismo tradizionale come quello di Forza Nuova e Casapound – aggressivo, razzista, violento e chiaro -, ma anche il neofascismo insito nella Lega, in Forza Italia, in Fratelli d’Italia, nei vertici del PD e in quelli del Movimento 5 Stelle. Il frazionismo su questo tema è utile solo ai fascisti.
Ci sono due tipi di unità antifascista da coltivare, quella contro il regime capitalista e neofascista imperante e quella per mettere fuori legge i gruppi neofascisti e i gruppi neonazisti. Sul primo tipo di unità è tutto da creare poiché sono poche le forze consapevoli del problema e disponibili ad affrontare unitariamente questa fondamentale battaglia.
Sul secondo tipo di unità sono disponibili, e già in campo, una infinità di forze, ma soprattutto quelle più attive e giovanili non vogliono unirsi col PD. Certamente questo partito non è convincente, ma va messo alla prova. Tutto o in parte può darci una mano. In ogni caso con o senza il PD la battaglia contro chi vuole ricostruire il partito fascista mussoliniano va condotta a livello di massa, non con azioni individualistiche e di piccolo gruppo. Altrimenti è una battaglia persa in partenza.
 

28 febbraio 2018