Lo rivela L'Espresso
Putin e aziende appoggiano Salvini
La Lega fascista e razzista ha imbarcato candidati ex democristiani, fascisti, figure equivoche, trasformisti

Una dettagliata inchiesta de L'Espresso dell'11 febbraio scorso ha messo in luce i rapporti sempre più stretti tra la Lega “a vocazione nazionale” di Matteo Salvini e il nuovo zar russo Vladimir Putin, nonché alcuni possibili canali di finanziamento a quel partito provenienti da aziende interessate all'export verso la Russia.
L'uomo di collegamento tra Putin e Salvini è Sergey Zheleznyak, delegato del Cremlino ai rapporti con i partiti europei, che nel marzo dell'anno scorso ha sancito il patto tra i due dopo quattro anni di “abboccamenti”. I rapporti con gli uomini di Putin erano cominciati infatti già nel dicembre 2013 a Torino, con l'elezione di Salvini a segretario della Lega neofascista e razzista. In sala era presente anche Aleksey Komonov, rappresentante russo dell'associazione ultracattolica World Congress of Families, responsabile internazionale della Commissione per la famiglia del Patriarcato ortodosso di Mosca e grande amico di Kostantin Malofeev, un oligarca già noto come uomo di collegamento di Putin con i fascisti francesi del Front National.
E' noto che il partito di Marine Le Pen, per le sue posizioni antieuropeiste e contro le sanzioni alla Russia ha ricevuto finanziamenti dal Cremlino, ma Salvini, che a Putin interessa per gli stessi motivi, nega qualsiasi sospetto in materia, limitandosi a ribadire: “Ritengo che Putin sia un grande e lo penso gratis”. Tuttavia appena eletto non ha perso tempo a mettere in piedi un team di cinque uomini di sua stretta fiducia, guidati da Gianluca Savoini, un ex giornalista de La Padania con parecchie conoscenze in Russia, incaricati di allacciare concreti rapporti con Putin. E due mesi dopo Savoini aveva già creato l'associazione Lombardia-Russia, con presidente onorario proprio Komonov, seguita in poco tempo da altre associazioni simili in Italia, dal Piemonte al Lazio, dalla Liguria al Veneto.

I rapporti di Putin con Lega e gruppi neofascisti
Una di queste sedi è stata aperta anche in Umbria, e a presiederla è il responsabile provinciale di CasaPound e candidato alla Camera, Piergiorgio Bonomi, il che dimostra che i rapporti di Putin con la destra italiana si estendono fino ai gruppi neofascisti e neonazisti. I quali evidentemente trovano perfettamente compatibile con la propria l'ideologia di Putin basata sui principi di “identità sovranità e tradizione”, che stanno anche alla base della missione statutaria di queste associazioni.
Ma non c'è solo questo. In Italia esiste anche un'organizzazione russa, la Rossotrudnichestvo (Centro russo di scienza e Cultura), con sede nel Palazzo Santacroce a Roma, che tiene fitti rapporti con la Lega di Salvini e i gruppi della destra neofascista. Ufficialmente si tratta di un'istituzione per promuovere la lingua, la scienza e la cultura russa, presente in 25 nazioni con circa 600 dipendenti, ma è considerata in realtà uno strumento politico di Putin per la penetrazione all'estero, una sorta di equivalente dell'Usis statunitense (United States information service). La sua sede italiana è diretta da un ex corrispondente della Tass alquanto riservato, Oleg Osipov, ma sua figlia Irina non fa mistero delle sue simpatie per la lega e i gruppi neofascisti. Sui social compaiono infatti sue fotografie insieme a esponenti fascio-leghisti come il dirigente di CasaPound Marco Clemente e il segretario dell'associazione Lombardia-Russia, Luca Bertoni.
Inoltre la Osipov è stata candidata (non eletta) con FdI alle ultime comunali di Roma, ha accompagnato personalmente Salvini a Mosca e ha organizzato viaggi in Russia e manifestazioni in favore di Putini in Italia a cui ha partecipato Forza Nuova. È stata anche animatrice di Sovranità, l'associazione di CasaPound nata due anni fa in appoggio a Matteo premier.

Le aziende nell'agenda di Salvini
Su questo fitto intreccio di rapporti tra la Russia di Putin e la destra fascioleghista (Lega più gruppi neofascisti) si inseriscono anche gli interessi di diverse aziende che hanno legami commerciali e industriali con la Russia, e che per Salvini rappresentano un'appetibile fonte di finanziamenti in cambio delle facilitazioni che può procurare loro grazie ai suoi rapporti privilegiati con Putin. Si parla del colosso delle carni Cremonini, che per aggirare le sanzioni sta aprendo uno stabilimento nel territorio della Federazione, e del gruppo romagnolo delle scarpe, Baldinini, da tempo apprezzato in quel Paese. C'è poi il legame con la banca Intesa Sanpaolo, molto attiva in Russia, e che nel 2015 ha fatto entrare nel consiglio d'amministrazione della sua succursale russa, oltre che di quella svizzera, l'avvocato Andrea Mascetti, ex MSI e già membro del consiglio federale della Lega.
Altre aziende indicate come probabili fonti di finanziamento della Lega di Salvini sono la Pata, produttrice delle omonime patatine, e la Carbotermo, specializzata in centrali termiche e caldaie, che in passato avevano già finanziato la Lega di Bossi.
Si parla anche di Luca Morisi, l'uomo scelto per curare il profilo social di Salvini e la rete informatica del Carroccio, che da quando riveste quel ruolo ha ottenuto parecchi appalti delle Asl lombarde per la sua società di informatica, contratti per un milione di euro dal 2009 al 2016. Stesso dicasi per altri due fedelissimi di Salvini, Fabrizio Cecchetti, vicepresidente del Consiglio regionale lombardo, ed Eugenio Zoffili, responsabile della sua segreteria. I due, che ora sono anche candidati al parlamento, insieme alla ex compagna di Salvini, Giulia Martinelli, e all'imprenditore Gian Marco Senna (candidato per la Lega alle regionali della Lombardia), sono diventati azionisti di una quindicina di ristoranti di prestigio tra Milano e Como. Tutta gente, questa, che si presume sia grata al caporione della Lega neofascista e razzista, e che vogliano ricambiarlo per la “fortuna” che è piovuta loro sul capo.

L'alleanza con gli ex democristiani
Nella stessa inchiesta de L'Espresso si mette in luce anche come, nella fregola di dare una dimensione nazionale al Carroccio, Salvini non abbia esitato a imbarcare nelle sue liste i peggiori soggetti provenienti da partiti e ambienti anche contigui alla malavita locale, come ex democristiani, fascisti, figure equivoche, trasformisti ecc.
Si comincia dalla Sicilia, dove il primo rappresentante della Lega a Palazzo dei Normanni si chiama Tony Rizzotto, ed è un riciclato dalle file dell'ex governatore Totò Cuffaro e anche indagato per appropriazione indebita. A suggellare l'alleanza tra la Lega e gli ex democristiani nell'isola c'è poi la candidatura al Senato del segretario nazionale e coordinatore regionale siciliano del movimento Noi con Salvini, Angelo Attaguille. Proveniente da una famiglia di politici della DC, già presidente dei giovani democristiani, Attaguille è poi transitato nel Movimento per l'autonomia di Raffaele Lombardo prima di approdare alla Lega, trovando il tempo di collezionare nel suo curriculum un'assoluzione per una tentata concussione.
Altri ex DC siciliani saliti sul Carroccio di Salvini sono Filippo Drago, sindaco di Acicastello e candidato in un collegio plurinominale di Catania, anche lui “assolto” per la voragine di bilancio lasciata dalla giunta Scapagnini a Catania, e Alessandro Pagano, da San Cataldo, Caltanissetta, Berlusconiano della prima ora, poi nella giunta Cuffaro e in transito nel Nuovo centro destra di Alfano, prima di salire anche lui sul Carroccio.

Il patto con gli eredi del MSI
In Calabria i patti, Salvini, più che con gli ex DC li ha fatti con i fascisti eredi del MSI, a cominciare da Giuseppe Scopelliti, ex sindaco di Reggio condannato in appello a cinque anni per abuso e falso e sotto indagine dell'Antimafia per presunti rapporti con la 'ndrangheta, che ha promesso di sostenerlo col suo Movimento nazionale per la sovranità fondato insieme al fascista Alemanno. Dalla destra missina proviene anche il segretario della sezione calabrese della Lega e candidato alla Camera, Domenico Furgiuele. Suo suocero, Salvatore Mazzei, è un imprenditore con i beni sotto sequestro dell'Antimafia.
In Campania Salvini può contare sull'appoggio, anche se non se l'è sentita di candidarlo, dell'impresentabile Vincenzo Nespoli, detto “o' criminale”, tre volte deputato ed ex sindaco di Afragola, condannato in secondo grado a cinque anni per bancarotta fraudolenta. Invece ha candidato senza problemi Pina Castiello, ex AN e ex PdL con legami con i Cosentino e i Cesaro, anche lei di Afragola e legata a Nespoli. Salvini può contare anche sul segretario campano della Lega Gianluca Cantalamessa, anche lui proveniente dalla destra sociale, con un padre che è stato tra i più importanti ras del MSI locale.
L'inchiesta de L'Espresso si chiude con un profilo di Gianni Tonelli, poliziotto e segretario del Sindacato autonomo polizia (Sap), candidato di Salvini in Emilia che promette di “portare la polizia in parlamento”. Tonelli risulta anche titolare di una Srl nel campo immobiliare iscritta nel registro imprese della Romania, pare per operare una speculazione non andata a buon fine. Non si capisce se il ministero dell'Interno sia o no a conoscenza di questa sua seconda attività, nel qual caso dovrebbe chiamarlo a renderne conto perché è illegale. Così come dovrebbe spiegare un'oscura vicenda di rimborsi ricevuti nel 2016 per la sua attività di sindacalista per ben 3/4 mila euro al mese.
Di lui si ricordano soprattutto le sue dichiarazioni ignobili e fasciste sui casi Aldrovandi e Cucchi: per il primo esprimendo solidarietà ai suoi colleghi che avevano applaudito i poliziotti condannati per il pestaggio del giovane ferrarese; e per il secondo dichiarando che “se uno ha disprezzo per la propria salute, se conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze”.
 
 
 
 

7 marzo 2018