Mentre Erdogan aggredisce Afrin e la Siria
Una batteria missilistica italiana protegge i confini turchi
Il contingente di 130 militari costa circa 12 milioni di euro l'anno

Mentre i media imperialisti in merito alla crisi siriana spostano tutta l'attenzione sugli attacchi aerei e il massacro dei civili dell'esercito di Assad che vuole riprendersi il piano controllo della zona di Ghouta, presso Damasco, l'aviazione del fascista turco Erdogan aggredisce la Siria e in particolare colpisce il cantone curdo di Afrin e i suoi centri abitati senza neppure una parola di biasimo ufficiale o ufficiosa dai tutti i paesi imperialisti che sono impegnati nella spartizione del paese. Anzi ve ne sono alcuni come l'imperialismo italiano che agisce dietro le quinte e partecipa alla guerra in Siria anche con una batteria missilistica e un contingente di militari schierati a protezione dei confini turchi.
A meno di 100 chilometri dalla zona di confine turca col cantone di Afrin, nella base di Kahramanmaras, è schierata una delle cinque sofisticate e costose batterie missilistiche anti-aereo chiamate SAMP/T e costruite dal consorzio italo-francese Eurosam (MBDA e Thales) e da 130 militari; il contingente italiano risponde non al governo ma alla catena di comando della Nato come parte dell'operazione “Active Fence”, decisa nel 2012 dall’Alleanza atlantica allo scoppio della guerra in Siria per proteggere la Turchia. I missili italiani dovevano restare nella base turca fino al prossimo luglio ma la scadenza è stata prorogata dal governo Gentiloni almeno fino a settembre.
Nel giugno 2016, quando la batteria missilistica italiana venne schierata a Kahramanras, fonti turche sostennero che il dispiegamento del sistema di difesa aerea avanzato italiano era necessario per combattere lo Stato islamico. Che però non disponeva né di velivoli né di missili. Velivoli e missili che invece ha la Siria di Assad, allora nel mirino di Ankara che voleva intervenire direttamente per la spartizione del paese. La Siria è stata in seguito alleata alla Turchia nella coalizione imperialista guidata dalla Russia nella guerra contro lo Stato islamico e oggi di nuovo sotto il tiro della Turchia che ha inviato il proprio esercito oltreconfine col placet della Russia. In ogni caso Assad non ha ancora usato né missili né aviazione a protezione del cantone curdo di Afrin; se lo facesse la Nato potrebbe usare la batteria missilistica italiana che protegge i confini turchi e il fascista Erdogan. I pericoli di una ben più ampia guerra nello scenario siriano e mediorientale, per gli eserciti presenti e grazie a un altro dei protagonisti imperialisti spesso dimenticato, i sionisti di Tel Aviv, crescono pericolosamente. E vedono pienamente coinvolto l'imperialismo italiano, schierato a difesa del fascista turco Erdogan, con la decisione del 2016 dell'allora governo Renzi e del suo ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che ha mantenuto e rifinanziato il contingente in Turchia anche una volta salito a Palazzo Chigi. Nel bilancio italiano, taglieggiato dal governo nella voce previdenza e servizi, non sono mancati i circa 12 milioni di euro l’anno destinati a capire il costo diretto della postazione missilistica ai quali si aggiunge un altro milione e mezzo di euro per il contributo italiano alle spese della copertura aerea assicurata dagli aerei radar Awacs, per un totale di più di 20 milioni di euro.

7 marzo 2018