Trasferite d'imperio le facoltà scientifiche dalla Città Studi nonostante le proteste di studenti, professori e abitanti
Gli studenti manifestano contro il trasloco all'Expo e la polizia li carica

Senza neppure consultare gli studenti il Senato accademico dell'Università Statale di Milano aveva approvato a maggioranza il trasferimento delle facoltà scientifiche dall'attuale Città Studi all'ex area Expo di Rho, alle porte di Milano, ora in totale abbandono e degrado. Contro tale decisione studenti, professori, ricercatori, e gli stessi abitanti del popolare quartiere Città Studi di Milano hanno risposto nel pomeriggio di martedì 6 marzo, giorno della votazione con una forte mobilitazione di protesta contro la delocalizzazione.
Malgrado i tentativi del Rettore dell'Università Gianluca Vago di evitare le contestazioni, con lo spostamento all'ultimo minuto della sede della votazione sperando così di evitare le proteste, centinaia di studentesse e studenti sono scesi in piazza e organizzatisi in corteo hanno marciato verso la sede di via Sant'Antonio dove si era trasferito per l'occasione il Senato Accademico.
Qui gli studenti hanno avuto un ulteriore assaggio di ”democrazia borghese” da parte delle forze dell'ordine che hanno manganellato furiosamente il corteo. Per nulla intimoriti al grido di “corteo” “corteo”, blindati da un cordone di celerini hanno sfilato lungo via Larga, ma nuove cariche sono partite quando hanno cercato di riprendere la direzione del Senato Accademico, numerose le manganellate e alcuni studenti sono dovuti ricorrere al ghiaccio per le botte subite. Hanno comunque tenuto la piazza e lanciato slogan tra i quali “Giù le mani dalla Città Studi” e “Vago Rettore dei Manganelli”.
Alcune ore più tardi gli studenti sono tornati in via Festa del Perdono, sede principale dell'ateneo, dove hanno ripreso l'assemblea permanente.
Questa manifestazione studentesca non è che l'ultima di una lunga mobilitazione che va avanti da mesi ormai contro la decisione di spostare la sede delle falcoltà scientifiche da Milano a Rho. È infatti dal novembre del 2015 che viene proposto lo spostamento del complesso universitario all'Expo.
I governanti nazionali, regionali e locali stanno tentando attraverso questa manovra di risollevare le sorti dell'area Expo e in qualche modo di nascondere il fallimento e la speculazione edilizia connessa a questa operazione.
Il trasferimento del comparto scientifico da Città Studi porterà alla morte del quartiere popolare, conseguente allo spopolamento delle decine di migliaia di studenti che ci vivono e studiano, che animano le strade e i locali della zona e che aiutano con la loro presenza sul territorio le attività di tanti piccoli e piccolissimi commercianti. Inoltre gli studenti sarebbero estromessi dal cuore di Milano, appena dietro piazzale Loreto, da una zona facilmente raggiungibile dagli studenti pendolari con lo scalo ferroviario di Lambrate per essere esiliati a Rho, con i conseguenti grossi disagi nei trasporti e nella vita sociale.
Da parte istituzionale, governativa e dalla stessa dirigenza universitaria (da sottolineare che il rettore Vago è in rapporti stretti con l'ex Presidente della regione Lombardia Roberto Maroni) vengono accampate i pretesti più disparati sulle ragioni del trasferimento, tra cui l'obsolescenza delle strutture universitarie della Città Studi che preme è un fatto reale ma è la conseguenza dei tagli pesanti all'istruzione pubblica attuati dal governo nazionale, dalla regione Lombardia e dal comune di Milano. Miliardi di euro che se invece di essere inghiottiti da un progetto a perdere come quello che è stato Expo 2015, stati investiti nell'ammodernamento delle strutture universitarie, in nuovi alloggi per gli studenti e nell'ampliamento dei loro luoghi di incontro e di svago, oggi avrebbero creato uno dei poli universitari pubblici più avanzati del mondo.
L'attuale progetto di trasformazione dell'area Expo vede ancora una volta la speculazione farla da padrona. Non è un segreto infatti che il nuovo campus universitario si realizzerebbe non più su un'area pubblica ma di fatto privata, con l'investimento di 1,4 miliardi da parte della multinazionale australiana “LandLease” che avrà la concessione del terreno per la bellezza di 99 anni, privatizzando di fatto anche la stessa Università che vi sarà ospitata.
Insieme alle facoltà scientifiche, nell'aera Expo, si stabilirà il progetto Human Technopole, un centro di ricerca avanzato in cui la parte del leone la farà l’Istituto italiano di tecnologia (IIT), finanziato con soldi pubblici ma a gestione privata!
Per quanto riguarda il trasferimento dell’Università, i costi, preventivati in 390 milioni di euro saranno così ripartiti: un indebitamento della Statale di 130 milioni. Oltre a questi 130 milioni, 130 dovrebbero essere ricavati dalla vendita degli edifici dismessi della Città Studi (una cuccagna per speculatori e palazzinari), e altri 130 provenienti dallo Stato.
E così milioni di euro di soldi pubblici, andranno a finanziare un progetto che nella sostanza si propone come l'ennesima mangiatoia per politicanti borghesi, palazzinari, speculatori, e capitalisti di ogni sorta, ed a rimetterci saranno come al solito le masse popolari e in questo caso particolare quelle studentesche!
Ma la partita è ancora aperta! La lotta delle masse studentesche e popolari che si oppongono al progetto di trasferimento non si arresterà! E dovrà proseguire fino al conseguimento della vittoria, con l'annullamento del progetto di trasferimento delle facoltà scientifiche e un massiccio stanziamento di fondi pubblici per la riqualificazione delle strutture esistenti nel quartiere Città Studi.

 

14 marzo 2018