Respinte dalla Corte le sue dimissioni
Indagato giudice della Consulta per peculato
Era la moglie a usare l'auto blu

La procura della Repubblica di Roma ha iscritto nel registro degli indagati il giudice della Corte costituzionale Nicolò Zanon con l'ipotesi di reato di peculato d'uso, per avere consentito a sua moglie di utilizzare l'auto blu quando egli non la utilizzava.
Come prevede la legge infatti, gli era stata data in dotazione l’auto blu con autista per tutte le necessità legate alla sua carica istituzionale, ma quando lui non utilizzava la vettura, questa sarebbe stata sistematicamente utilizzata dalla moglie Marilisa D'Amico, ex consigliera del PD al Comune di Milano, per suoi scopi strettamente privati.
Secondo la ricostruzione della procura della capitale, infatti, la moglie del giudice ha utilizzato l'auto tra novembre 2014 e marzo 2016 almeno una volta a settimana per andare a fare spese personali o per recarsi presso conoscenti e amici a Roma, ma è accertato che la stessa si è fatta accompagnare due volte a Forte dei Marmi e una volta a Siena.
La D'Amico nell'inchiesta non risulta indagata, in quanto la responsabilità dell'uso dell'auto è del titolare della carica, ossia del marito, il giudice Zanon.
Quando si è diffusa la notizia sull'indagine il giudice costituzionale, che è professore ordinario di diritto costituzionale alla Statale di Milano, ha dichiarato testualmente in una nota destinata alla stampa: "Avere l’uso esclusivo vuol dire che io posso decidere l’utilizzo della vettura e dunque non credevo che ci fossero limitazioni".
Forze Zanon, che è un illustre giurista, avrebbe fatto meglio a tacere, anziché fare affermazioni che offendono l'intelligenza del popolo italiano, perché anche un suo studente del primo anno di giurisprudenza sa perfettamente che qualsiasi utilizzatore di un qualsiasi bene pubblico è obbligato a servirsene solo ed esclusivamente per lo scopo istituzionale per cui è stato affidato, e che il concetto di 'uso esclusivo' significa che l'auto è destinata alle esigenze istituzionali che riguardano la sua persona, con esclusione di qualsiasi altra.
Nel frattempo Zanon ha rassegnato le sue dimissioni al cospetto della Corte costituzionale, la quale però le ha già respinte, ma comunque Zanon, pur rimanendo formalmente ancora in carica, si è autosospeso dalle sue funzioni in attesa degli sviluppi giudiziari.
Dopo che altre istituzioni dello Stato borghese sono state ampiamente travolte dagli scandali e delegittimate agli occhi del popolo lavoratore, ora tocca anche alla Corte costituzionale.

4 aprile 2018