No alla pistola elettrica in dote ai poliziotti e ai carabinieri

Lo scorso 20 marzo il ministero degli Interni, Direzione anticrimine, ha diramato una circolare diretta alle questure di Brindisi, Caserta, Catania, Milano, Padova e Reggio Emilia autorizzandole a una sperimentazione all’uso della pistola Taser, ossia di un'arma che spara scariche elettriche e che provoca nella maggior parte dei casi lo svenimento della persona colpita dalla scarica e in alcuni casi addirittura la morte.
Nelle intenzioni del ministero dell'Interno la pistola elettrica non è destinata a sostituire le tradizionali armi da fuoco al fine di evitare le conseguenze letali di queste ultime, bensì un'alternativa tesa a rendere molto più facile la gestione dell'ordine pubblico a poliziotti e carabinieri rispetto a mezzi coercitivi come manganelli e manette: infatti nell'ipotesi in cui gli appartenenti ai corpi di polizia si troveranno di fronte a soggetti armati che stanno compiendo reati di notevole gravità (quali rapine, sequestri di persona, aggressioni, atti di terrorismo) potranno liberamente utilizzare le armi da fuoco che hanno già in dotazione, mentre il Taser verrà utilizzato in aggiunta al manganello per neutralizzare a distanza persone che fanno resistenza non armata o anche manifestanti che si trovano in prima linea durante lo svolgimento di cortei e proteste di piazza, e le persone che saranno stordite dal Taser verranno poi agevolmente ammanettate.
Il giorno stesso della pubblicazione della circolare Amnesty International Italia ha preso una chiara posizione in una sua nota ufficiale su tale tipo di arma, denunciandone invece la potenziale pericolosità: “nel Nordamerica (Usa e Canada), dal 2001, il numero delle morti direttamente o indirettamente correlate alle taser - scrive Amnesty International - è superiore al migliaio. Nel 90 per cento dei casi, le vittime erano disarmate. Gli studi medici a disposizione sono concordi nel ritenere che l’uso delle Taser abbia avuto conseguenze mortali su soggetti con disturbi cardiaci o le cui funzioni, nel momento in cui erano stati colpiti dalla Taser, erano compromesse da alcool o droga o, ancora, che erano sotto sforzo, ad esempio al termine di una colluttazione o di una corsa. Altro fattore di preoccupazione è la facilità con cui la Taser può rilasciare scariche multiple, che possono danneggiare anche irreversibilmente il cuore o il sistema respiratorio ”.
Le preoccupazioni dell'organizzazione che tutela i diritti umani non sono esagerate, poiché vi è da tempo un nutrito dibattito internazionale che ha visto prese di posizione assai critiche sull'utilizzo di tali armi da parte, tra gli altri, delle Nazioni Unite e di numerose organizzazioni non governative: particolarmente importante è la posizione, presa nel novembre del 2007, da parte del Comitato contro la tortura dell'Organizzazione delle Nazioni Unite, il quale enunciava questo principio di diritto internazionale: "l'uso di queste armi causa dolore acuto, e costituisce una forma di tortura. In taluni casi, possono persino causare la morte, come è stato mostrato da studi affidabili e recenti eventi nella vita reale ".
Una posizione del tutto simile è stata presa dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che nel 2014 ha stabilito che l'uso di tali armi costituisce tortura, in violazione dell'articolo 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo, sottoscritta anche dall'Italia.
Il timore di tali organizzazioni internazionali è aggravato inoltre dal fatto che, essendo tale arma ritenuta non letale, possa essere usata con facilità e frequenza, con il rischio di provocare seri danni fisici a un soggetto disarmato a cui mai un poliziotto in condizioni normali penserebbe di sparare.
La dotazione delle Taser alle forze di polizia si somma all'intransigente opposizione, espressa da molti sindacati e dagli organismi di tutela delle forze di polizia (in prima fila Sap, Coisp e Sappe, oltre che i Cocer dei carabinieri e della guardia di finanza), contro l'introduzione del reato di tortura nell'ordinamento giuridico italiano. Certamente mettere in simili mani, che evidentemente vogliono restare il più possibile libere, quello che le Nazioni Unite definiscono già di per sé uno strumento di tortura come il Taser è quantomeno un azzardo.
La pericolosità del Taser, oltre che dal monito dell'ONU, è pienamente confermata da una recentissima inchiesta, pubblicata nell'agosto dell'anno scorso e curata da un gruppo di giornalisti investigativi della Reuters, che hanno letto centinaia di certificati autoptici, secondo i quali dal 2000 fino al 2017 sarebbero oltre mille le persone morte negli Stati Uniti dopo che la polizia le avrebbe stordite con la pistola Taser: secondo i dati messi a disposizione almeno 153 decessi sarebbero stati direttamente provocati dalla pistola Taser, mentre in oltre 850 casi il Taser avrebbe agito da concausa determinante in soggetti affetti da problemi cardiaci o neurologici, o avrebbe determinato la morte a causa della violenta e repentina caduta a terra della persona colpita. Inoltre è accertato che nove persone su dieci stordite con la pistola Taser erano disarmate e una su quattro soffriva di disturbi mentali o neurologici. Lo studio ha anche riferito di donne che hanno dovuto abortire dopo essere state investite dalla scossa elettrica di tale arma.
Uno studio dell’American Heart Association, pubblicato sulla rivista medica Circulation del 7 gennaio 2014, ha accertato con assoluta evidenza scientifica che l'uso, da parte della polizia negli Stati Uniti, della pistola Taser X26 ECD ha provocato direttamente la morte di otto persone.
Il Partito Marxista Leninista Italiano si è già opposto in passato (si veda Il Bolscevico n. 38 del 23 ottobre 2014, p. 8) alla possibilità che le forze di polizia in Italia impugnassero tali armi, quando il 29 settembre 2014 le commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera approvarono un emendamento al decreto legge sugli stadi che autorizzava tali corpi all'uso del Taser contro i partecipanti a manifestazioni e eventi sportivi.
Tale emendamento ha inserito il comma 1 bis all'articolo 8 del decreto-legge n. 119/2014, convertito dalla legge n. 146/2014, il quale effettivamente dispone che "con decreto del Ministro dell'interno, da adottare entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, l'Amministrazione della pubblica sicurezza avvia, con le necessarie cautele per la salute e l'incolumità pubblica e secondo princìpi di precauzione e previa intesa con il Ministro della salute, la sperimentazione della pistola elettrica Taser per le esigenze dei propri compiti istituzionali ".
Da una attenta lettura della norma in questione, peraltro, si noti che il ministero dell'interno avrebbe dovuto innanzitutto introdurre l'uso del Taser tramite l'emanazione di un decreto ministeriale (e non di una semplice circolare come è avvenuto, la quale peraltro non è neppure fonte di diritto, contrariamente al decreto ministeriale) e tale decreto avrebbe dovuto essere emanato entro gli inizi di novembre 2015, per cui anche sotto il profilo squisitamente giuridico la decisione di introdurre il Taser tramite un semplice ordine di servizio come una circolare, emenata peraltro al di fuori dei limiti temporali stabiliti dalla legge, è illegale.
Ma - al di là dei rilievi giuridici più che giustificati - il motivo fondamentale per il quale i marxisti leninisti si oppongono risolutamente al fatto che tale arma finisca nelle mani dei massacratori della Diaz e di Bolzaneto è squisitamente politico: il Taser è la versione moderna e tecnologica del manganello e dell'olio di ricino e fascistizza ulteriormente le forze di polizia che, non lo si dimentichi, si sono sempre distinte nella repressione della lotta di classe e delle lotte di massa operaie, studentesche e popolari.
 
 

4 aprile 2018