Lo certifica l'Inps
Oltre 11 milioni di pensionati vivono con 750 euro al mese
Il 76% sono donne

L'Osservatorio sulle pensioni dell'Inps ha reso noto, lo scorso marzo, che all'inizio del 2017 risultavano in essere in Italia 18.029.590 trattamenti pensionistici erogati dallo stesso ente, con "una forte concentrazione nelle classi basse ", spiegando che il 63,1% delle pensioni, corrispondenti a 11 milioni e 374.619 di persone, ha un importo inferiore a 750 euro, una percentuale che per le donne raggiunge il 76,5%.
Ciò significa che sei pensionati su dieci vivono al di sotto della soglia di povertà perché percepiscono 750 euro al mese, e di essi soltanto il 44,9% - ossia 5 milioni e 106.486 mila - beneficia delle prestazioni previste per chi una reddito basso, ossia integrazione al minimo, maggiorazioni sociali, pensioni e assegni sociali, oltre che assegni di invalidità civile.
L'Inps ha inoltre calcolato che, tra i pensionati il cui assegno è inferiore a 750 euro mensile, nel 26% dei casi il trattamento rimane al di sotto di 500 euro al mese.
Balza subito agli occhi la forte disparità tra i sessi, e tale disuguaglianza va analizzata rispetto al funzionamento della riforma Fornero del 2011.
Tale intervento ha infatti innalzato l'età per le pensioni di vecchiaia delle lavoratrici private da 60 anni a 65 e aumentato di un anno le pensioni di anzianità, ridenominate “anticipate”, con la conseguenza che per andare in pensione prima dell'età di vecchiaia oggi occorrono 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.
Nel 2016, a distanza di cinque anni dalla “riforma” Fornero, le pensioni anticipate sono crollate del 46,4% in un anno, passando da 158.589 mila a 84.988, e le donne sono le più penalizzate, in quanto solo 29.333 lavoratrici sono riuscite ad andare in pensione.
Ma la situazione è ancora peggiore per chi è oggi giovane o quarantenne precario o autonomo, con redditi sempre più incerti e sempre più miseri, in quanto le coperture pensionistiche saranno probabilmente insufficienti in futuro: del resto la logica capitalista fondata sempre di più sul combinato disposto di salari sempre più bassi e di sfruttamento lavorativo sempre più intenso che va di pari passo all'intermittenza e al precariato non può che portare in futuro a un aumento progressivo dell'età pensionistica e a trattamenti economici sempre più ristretti e insufficienti.
 

11 aprile 2018