Dopo la Pasqua di sangue nei luoghi di lavoro
Altri 12 lavoratori morti in tre giorni
Il 1° Maggio tutti in piazza per fermare l'ecatombe

Da Crotone ad Asti, da Nuoro a Ferrara e poi ancora Bologna, Teramo, Brescia, Salerno, Alessandria, Milano e Napoli, l'ecatombe di lavoratori nei luoghi di lavoro non accenna placarsi.
Il sangue versato dai lavoratori nella settimana di Pasqua nei porti di Genova e Livorno, a Bologna, Treviglio, Marghera, Siena e Firenze non si è ancora asciugato che, nel giro di 72 ore, dal 5 al 7 aprile, altri 12 lavoratori hanno perso la vita nei luoghi di lavoro.
Il 5 aprile due operai sono morti in un cantiere edile a Crotone in seguito al cedimento di un vecchio muro di contenimento in cemento armato che li ha schiacciati.
Un terzo lavoratore è stato estratto vivo dalle macerie dai vigili del fuoco ma versa in gravi condizioni all'ospedale San Giovanni di Dio.
Le vittime sono Giuseppe Greco, 51 anni, di Isola Capo Rizzuto e Kiriac Dragos Petru, 35 anni, di nazionalità romena, residente a Rocca Di Neto.
I tre operai lavoravano per conto di una ditta edile crotonese, la Crotonscavi, che ha in appalto dal Comune i lavori di prolungamento del lungomare cittadino (viale Magna Grecia) in direzione della zona archeologica di Capo Colonna, che prevedono l'allargamento della carreggiata.
Sul posto, insieme ai sanitari del 118 e ai vigili del fuoco, è giunto anche il magistrato della Procura della Repubblica che avrà il compito di ricostruire la dinamica dell'incidente e stabilire le cause del crollo.
Il giorno dopo a Crotone si è tenuta una fiaccolata per le due vittime indetta da CGIL, CISL e UIL che ha visto la sentita partecipazione di centinaia di persone fra le quali la madre di Dragos che ha dichiarato: “hanno rubato le vite delle persone, i genitori non devono fare i funerali ai figli, è il contrario”.
Ma la strage non si ferma: il 6 aprile hanno perso la vita due autotrasportatori (una di questi era una donna aostana morta col tir in Francia, un altro ha perso la vita sull'A14 nei pressi di Gabicce Marche.
In provincia di Nuoro un operaio di 42 anni è morto travolto da un tronco.
Sull'autostrada A 21, nei pressi di Asti è deceduto Islami Yhlber travolto da un'automobile mentre era a lavoro in un cantiere autostradale.
Mentre in provincia di Ferrara un anziano agricoltore schiacciato dal trattore.
Il 7 aprile altre due vittime nel giro di poche ore: a Milano ha perso la vita il Vigile del Fuoco Emanuele La Vigna, 49 anni, schiacciato dal crollo di una trave durante lo spegnimenti di un incendio in un capannone. Poche ore dopo è toccato a Andrea Fazio, un elicotterista specialista di volo della Marina Militare caduto nel Mediterraneo centrale durante un’esercitazione notturna. Feriti ma non gravi anche gli altri 4 membri dell'equipaggio.
Storie strazianti a cui molto spesso si aggiunge anche la beffa dal momento che una buona parte di questi non apparirà nemmeno sul lunghissimo elenco del numero totale dei morti sul lavoro perché soggetti a un tipo di assicurazione diversa dall'INAIL che in questa triste conta dei morti non contempla né i tantissimi morti sulle strade e in itinere né chi lavora in nero.
Come è accaduto a Claudio Tamarro, l'operaio edile morto il 27 marzo a Napoli mentre lavorava in nero in cantiere edile abusivo e di cui si è avuta notizia solo il 7 aprile grazie alla coraggiosa lettera pubblicata sui social dalla nipote in cui fra l'altro denuncia che “mio zio lavorava regolarmente in nero... ci sono morti di serie A e di serie B... ma mio zio non era un cane”.
È deceduto in ospedale dopo due mesi di agonia anche l’operaio di Gela (Caltanisetta), caposquadra di una ditta metalmeccanica, rimasto gravemente ferito per l’esplosione di un compressore durante i lavori di costruzione di metanodotto a Melito Porto Salvo (Reggio Calabria).
Dall’inizio del 2018 sono già 164 le vittime sul lavoro accertate. Un record senza precedenti, a cui vanno aggiunti anche le centinaia di infortuni non mortali ma molto spesso fortemente invalidanti, che la dicono lunga sulle disumane condizioni di sfruttamento, senza tutele sindacali e infortunistiche a cui sono sottoposti i lavoratori in nome del massimo profitto capitalista.
Non a caso quest'anno le organizzazioni sindacali dedicheranno il 1° Maggio proprio al tema della salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro con manifestazione nazionale a Prato, città simbolo dello sfruttamento e della mancanza di sicurezza, come testimonia la strage del 1° dicembre 2013 in cui sette lavoratori cinesi sono morti carbonizzati nell'incendio della fabbrica dormitorio "Teresa Moda" nella zona industriale del Macrolotto.

11 aprile 2018