L'amministrazione Raggi favorisce nuove cementificazioni e privatizzazioni
Cementificatori targati M5S a Roma

A Roma, città per eccellenza caduta da decenni nelle mani dei palazzinari, sulla trafficatissima Cristoforo Colombo, l'area intorno agli uffici della Regione Lazio affonda nel degrado. Rutelli nel '96 ipotizzò per primo di destinare l'area verde alla costruzione di nuovi uffici, ma fu Veltroni nel 2004 a firmare la prima convenzione con i privati di una immobiliare di ConfCommercio, e di “Acqua Marcia”, stesso nome di una celebre canzone-burla degli Squallor, oggi in concordato preventivo. L'accordo, comunque vantaggioso per i costruttori e per le banche che ne avrebbero finanziato gli investimenti, prevedeva che fossero realizzate opere compensative quali un asilo nido con 40 posti, un sottopasso attraverso la Colombo e l’illuminazione pubblica dell'area. In realtà ed in estrema sintesi invece, i palazzinari presentarono fidejussioni impossibili da riscuotere e l'affare andò a monte. Nel frattempo un palazzo – oggi in disuso - fu costruito e delle opere compensative citate nessuna traccia. Da allora l'area è rimasta nel degrado, coperta da erbacce e rifiuti; sulla stessa pende addirittura una vertenza sulla proprietà di parte dei terreni che i privati hanno rivendicato per usucapione. Una situazione immobile fino a pochi giorni fa quando la giunta della grillina Raggi ha nuovamente aperto alla cementificazione privata. I fortuiti riferimenti a film ed a canzoni che hanno fatto la storia della satira del nostro Paese, non riescono però a rallegrare ed a ridimensionare la grave conferma di quell'andazzo di cogestione fra beni pubblici ed interesse privato che a Roma, come in tutte le altre città, è forte e radicato e che attraversa indenne tutti i mutamenti di giunta, nessuno escluso. Oltre all'enorme palazzo di vetro che da anni ospita alcuni uffici di Confcommercio pur essendo privo dei certificati di agibilità, un altro nuovo gigante verrà issato a breve, ma senza che i costruttori proprietari si facciano carico di edificare il sottopasso, l'asilo, e le altre opere pubbliche utili agli abitanti dei quartieri Ostiense e Ardeatino, e comunque previste nelle convenzioni originarie. Un bello sconto da parte della Raggi, già colta in imbarazzo dalle vicende legate allo stadio della Roma, ancora una volta a tutto vantaggio dei privati, e stavolta della famiglia capitolina Mezzaroma. Non solo i pentastellati hanno sdoganato la struttura; grazie al cosiddetto “Piano Casa” l'edificio oggi potrà essere costruito con 13 piani invece dei 10 originari ed essere convertito a uso residenziale. Anche questo nuovo affare di Piazza Navigatori è stato capace di dividere il M5S – cosa non più così rara e che denota i ribaltoni grillini in odore di governo locale e nazionale - ma l’Assemblea capitolina ha approvato la delibera nonostante i comitati di quartiere abbiano contestato i pentastellati, ignorando addirittura il probabile ricorso in Corte dei Conti annunciata dalla sinistra istituzionale. Per la cronaca la delibera è passata con l'astensione del PD che si conferma complice “tattico” della speculazione romana. Fra l'altro, l'assessore all'urbanistica del comune di Roma, Luca Montuori, ha applaudito all'affare evidenziando l'incasso di 16 milioni di euro da parte del Comune alla stipula, oltre alle opere pubbliche connesse alla realizzazione stimate in altri 15 milioni. Secondo il suo calcolo, ben 10 milioni di saldo positivo in più rispetto ai 21 milioni di progetto iniziale. Sfugge (!) però che proprio i 21 milioni del 2004 riattualizzati ad oggi vengono stimati intorno ai 60 e quindi, oltre alla scomparsa dei servizi e delle infrastrutture compensative a beneficio della popolazione locale, Raggi e giunta si accontentano solo della metà del valore iniziale del progetto. La tutela dell'interesse privato, l'ignorare le masse organizzate in comitati e lo sperpero di beni pubblici appaiono lontani parenti dei sedicenti ed autoreferenziali principi fondanti del movimento di Grillo; tuttavia sono bastate le prime poltrone a sindaco di alcune grandi città a mostrare tutta l'appartenenza del M5S a questa società, alle sue istituzioni, ai poteri forti e più in generale al capitalismo del quale esso è parte integrante.

18 aprile 2018