Alle elezioni regionali del 2018
1 elettore su 2 si astiene in Molise
Le illusioni elettorali sparse dai ducetti Di Maio e Salvini non riescono a drenare l’astensionismo. Affluenza al 52,16%, quasi 20 punti in meno rispetto alle politiche del 2018, inferiore di quasi 10 punti rispetto alle regionali 2013. Crolla il PD. Arretra il M5S. La destra scalza dal potere il “centro-sinistra”

Il 49,4% degli elettori molisani chiamati alle urne il 22 aprile 2018 per le elezioni regionali si è astenuto, ossia ha disertato le urne, ha annullato la scheda o l’ha lasciata in bianco. In sostanza, uno su due ha apertamente delegittimato e sfiduciato il governo e le istituzioni rappresentative regionali e i partiti del regime neofascista.
Eppure tutti i leader dei vari partiti borghesi si sono spesi in ogni modo per lusingare e blandire l’elettorato molisano. Improvvisamente la regione Molise, con i suoi 330 mila elettori, quanti una media città italiana, solitamente dimenticata e abbandonata dai governi e dai partiti del regime è stata posta al centro dell’attenzione mediatica e politica nazionale. Il Movimento 5 stelle in particolare puntava alla riconferma del risultato delle politiche per dimostrare di non essere stato penalizzato dalla nuova politica di normalizzazione e istituzionalizzazione del Movimento e di disponibilità a qualsiasi tipo di inciucio trasversale, sperando peraltro di portare a casa il primo governo regionale. Salvini dal canto suo ambiva ad acquisire un bonus per la trattativa per il governo affermando che se avesse vinto in Molise e poi in Friuli-Venezia Giulia, il prossimo 29 aprile, “in 15 giorni si fa il governo”.
Ma le illusioni elettorali sparse a piene mani dai ducetti Di Maio e Salvini non sono riuscite a drenare l’astensionismo.

Il record dell’astensionismo
L’affluenza è stata del 52,16%, mai così bassa nella storia elettorale molisana. Negli anni ’70, quando nacquero le regioni, l’affluenza si attestava oltre l’80%. Negli anni ’80-’90 ancora oscillava intorno al 75% e solo nel 2011 passò sotto la soglia del 60%. Rispetto alle passate elezioni la diserzione dalle urne è aumentata del 9,47%. Rispetto alle elezioni politiche di due mesi fa l’incremento è del 19,46%.
Non ci sfugge, ovviamente, che questo ultimo dato, come è stato sottolineato da alcuni analisti, risulti un po’ falsato dalla differenza dei corpi elettorali fra i due tipi di elezioni, regionali e politiche. Nel primo caso il corpo elettorale comprende anche gli elettori all’estero e dunque l’astensionismo può risultare “gonfiato” dagli elettori che non sono rientrati in Italia per votare. Nel secondo caso invece gli elettori all’estero non sono compresi nel corpo elettorale regionale ma in quello dell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE) che possono esercitare il voto anche a distanza. Comunque è un dato che alle politiche circa il 70% degli italiani residenti all’estero si sono astenuti e che in queste regionali si sono guardati bene dal tornare per andare alle urne.
L’astensionismo è il primo “partito” in Molise con 163.624 consensi rispetto al Movimento 5 stelle che ne totalizza meno di un terzo, 45.886 voti con appena il 13,9% dell’intero elettorato. Gli altri partiti e liste sono tutti al di sotto del 5% dei consensi degli elettori.
Lo stesso neogovernatore della coalizione di destra, Donato Toma, presidente dell’Ordine dei commercialisti di Campobasso, sostenuto da ben nove liste, per un totale di 180 candidati a consigliere regionale, governerà con appena il 22,1% dei consensi degli elettori. La maggioranza della popolazione in sostanza l’ha già bocciato, sfiduciato e delegittimato in partenza.

PD volatizzato
A parte l’astensionismo nessun’altra lista o coalizione può davvero cantare vittoria.
Non lo può certamente fare il PD che vede letteralmente crollare i propri consensi quanto e ancor di più che nelle elezioni politiche.
Rispetto alle passate elezioni regionali quasi dimezza i consensi passando dal 7,5% delle regionali 2013 e dal 10,4% delle politiche 2018 al 4% del corpo elettorale attuale. Nel 2013 il PD era il primo partito, dopo l’astensionismo. Oggi è stato superato dal Movimento 5 stelle e persino da Forza Italia. L’intera coalizione di “centro-sinistra”, che nel 2013 era riuscita dopo un decennio a scalzare il “centro-destra”, ha ridotto da allora di un terzo i propri consensi. Passa dagli 84.141 voti del 2013 ai 27.314 attuali. Nonostante una coalizione di 5 liste, che comprendeva anche Liberi e Uguali (1,4% dell’elettorato), per un totale di 100 candidati a consiglieri regionali. Visti i numeri risulta evidente che una parte di elettori del PD sia andato al M5S ma la stragrande maggioranza, soprattutto quello di sinistra, è sicuramente approdato all’astensionismo.

M5S deluso
Il Movimento 5 stelle canta vittoria perché, seguendo il trend degli ultimissimi anni, raddoppia dal 2013 i propri consensi passando da 20.437 voti agli attuali 45.886. Un risultato quasi scontato. Perde però ben 32.207 voti rispetto alle politiche di due mesi fa quando aveva totalizzato 78.093 voti e una percentuale sui voti validi del 44,8% che, se confermata, l’avrebbe portato a conquistare il governo regionale. Un arretramento significativo e tutt’altro che rassicurante per il partito di Grillo e Di Maio. Proprio il risultato delle elezioni politiche avrebbe dovuto trascinare e incrementare i consensi del M5S. Ma così non è stato e ciò rappresenta già una sconfitta.

La destra vince ma perde consensi
Cantano vittoria anche Berlusconi e Salvini. Il primo perché per ora ha evitato di essere scavalcato dal secondo anche in Molise com’è successo nelle elezioni politiche. Magra consolazione visto che perde più di 3 mila voti rispetto al 2013 e oltre 14 mila rispetto alle politiche 2018.
Salvini si gonfia il petto invece perché, non presente nella passata tornata elettorale, raccatta 11.956 voti pari appena al 3,6% del corpo elettorale e diviene sempre più il baricentro della coalizione di destra.
Gongolano entrambe perché la destra riesce a scalzare dal potere il “centro-sinistra” e riconquistare dopo cinque anni il governo della regione. Quello che non dicono è che la loro coalizione di destra rispetto al 2011 ha perso quasi un terzo del proprio elettorato pari a circa 30 mila voti. Nel 2011 infatti, quando Michele Iorio (Forza Italia) conquistò il terzo mandato consecutivo, poteva contare su 101.361 mila voti rispetto ai 71.677 attuali.

L’avvenire del Molise
L’unica cosa certa è che cambiano i suonatori ma la musica rimane la stessa e niente cambierà in meglio per i lavoratori e le masse popolari molisane.
Passate le ipocrite passerelle e le false promesse elettorali, quello che resta è una regione che nonostante nei decenni si siano alternati al potere regionale “centro-destra” e “centro-sinistra” langue nella povertà. Una regione con un PIL che è un terzo più basso rispetto al totale dell’Italia e quasi la metà della Lombardia. Una disoccupazione giovanile al 47% rispetto alla media nazionale del 34,7%. Con un quarto della popolazione, per lo più giovane, emigrata all’estero. Una regione che guarda impotente le sue maggiori fabbriche che chiudono come la Gam di Bojano, lo Zuccherificio di Termoli, l’Itr Moda di Isernia.
Senza socialismo non c’è e non ci sarà mai vero cambiamento e avvenire per il Molise che ha un grande bisogno e il pieno di diritto di riscattarsi dal sottosviluppo, dalla disoccupazione e dalla miseria a cui l’ha da sempre condannato il sistema capitalistico e i suoi governi.

25 aprile 2018