Riarmo imperialista dell'Italia
Il M5S favorevole a comprare droni per 766 milioni

 
 
In pochi, in particolare tra coloro che alle scorse elezioni votarono i Cinque stelle con l’auspicio di “aprire il parlamento come una scatoletta”, si sarebbero aspettati un tale esordio dal nuovo parlamento. Non è stato il taglio dei vitalizi, o un qualsiasi altro investimento sul sociale o sui diritti in linea con le loro promesse elettorali, bensì una nuova spesa militare da 776 milioni di euro, utili all’acquisto di dieci droni, il primo provvedimento a maggioranza Lega e 5 Stelle. È un fatto noto che, ancora in assenza di una maggioranza di governo definita, Senato e Camera abbiano istituito le cosiddette “Commissioni speciali” che hanno competenze su tutti i temi più urgenti, e sono presiedute dal M5S Vito Crimi a Palazzo Madama, e da Nicola Molteni della Lega a Montecitorio. Il relatore del decreto, primo atto della nuova legislatura, è addirittura uno stesso esponente M5S, il deputato Davide Crippa, piemontese, alla seconda legislatura; e pensare che, neanche un anno fa, l’11 maggio 2017, il Movimento aveva sottoposto al voto on-line dei propri membri un programma di governo per il settore della Difesa che si impegnava a ridimensionare il programma “degli F35” che era considerato genericamente “inutile e costoso”. Solo pochi mesi fa dunque i grillini si spacciavano come integerrimi nel pretendere e proporre, qualora fossero andati a governare, tagli radicali sul capitolo armamenti e spese militari. Oggi, investiti dalla “responsabilità istituzionale” e da quel “sistema” che per anni hanno dichiarato di voler ribaltare, non esitano a farsi addirittura portavoce per l’approvazione del piano investimenti targato PD, redatto dalla ministra guerrafondaia PD Pinotti. Blando e inconsistente il tentativo di difesa di Crippa, il quale afferma che: “Io non sono né ‘pro’ acquisti militari, né contro; sono soldi già stanziati dall’ultima legge di bilancio. Certo, con questo acquisto il nostro Paese sarebbe il terzo al mondo quanto a numero di droni”. Innanzitutto, nel tentativo maldestro di voler rimanere “super partes”, il deputato pentastellato si infila un clamoroso autogol affermando che egli, in qualità di vertice del M5S, non è contrario alle spese militari ma, anche su queste – come su tutto del resto nel loro processo di “normalizzazione” - il Movimento è disposto a trattare. In seconda battuta, come emerge dalle dichiarazioni di esponenti di partiti contrari all’acquisto dei droni, larga parte dei 766 milioni non giungerebbero dal bilancio del Ministero della Difesa, ma dal bilancio del Mef, sottratti dunque a investimenti per mobilità sostenibile, sicurezza stradale, riqualificazione delle stazioni ferroviarie, infrastruttura edilizia pubblica, compresa quella scolastica, eccetera. Nel merito della questione in oggetto, Crippa presenta i droni, aerei telecomandati più piccoli e silenziosi dei normali militari e senza pilota, come segue: “Consentono di effettuare ricognizioni in ambienti ostili e ad alto rischio, senza che venga messa a repentaglio la vita di un pilota.” Poi ne evidenzia le formidabili caratteristiche tecniche: “È la stessa relazione a fornire altri particolari tecnici. Così sappiamo che i dieci droni con il tricolore stampigliato sulla carlinga, avranno “un peso al decollo di 1.500 Kg e saranno in grado di operare fino a 14.000 metri per un tempo di volo pari a circa 24 ore”. Quello che però Crippa ed il Movimento 5 Stelle non dicono, è che quegli stessi droni vengono utilizzati anche per bombardare, come ha dimostrato l’azione dell’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama, che ha autorizzato moltissime operazioni “antiterrorismo” con l’utilizzo dei droni, con lo stesso impatto distruttivo di tutti gli altri aerei militari. Insomma, il Movimento 5 Stelle non fa una piega di fronte ad un “investimento” - come lo chiamano adesso – di poco sotto il miliardo di euro, che sarà spalmato su sette esercizi. In difesa di Crippa è intervenuto anche il deputato Luca Frusone che si è affrettato a dichiarare come lo stesso Crippa abbia solo chiesto al governo “di valutare l’urgenza” o meno del provvedimento; tuttavia nel testo stesso della presentazioni si legge che: “si ritiene comunque opportuno che il governo confermi l’utilizzo delle suddette risorse”, ed a supporto della scelta, lo stesso Crippa sottolinea che un eventuale recesso costerebbe il pagamento delle prestazioni eseguite del valore dei materiali utili esistenti già in cantiere più il 10% dell’importo residuale, pari a circa 600 milioni. In pratica, se montasse una larga ed anche intestina protesta, la carta della sanzione è già pronta per essere giocata. Una strategia questa che sta divenendo quasi una prassi per i pentastellati; fin dagli esordi del Movimento alla guida di giunte comunali come accaduto con l’inceneritore di Parma, prima demonizzato e poi accettato da un Pizzarotti fresco di elezione a sindaco, per giungere ai nostri giorni con l’amministrazione Raggi che per ogni problematica romana, attribuisce alla “giunta precedente” le cause della stessa, in perfetta conformità con l’andazzo generale dell’Italia repubblicana.
La misura, oltre che svelare il M5S per quello che è, e cioè l’ennesimo comitato d’affari perfettamente a proprio agio nel putridume capitalista e nel parlamento borghese, è particolarmente significativa poiché, come già accennato, questa spesa in armamenti, oltre ad essere inutile e figlia di un modello guerrafondaio che non condividiamo, penalizza anche trasporti ferroviari, mobilità sostenibile, difesa del suolo, prevenzione antisismica, edilizia pubblica, riqualificazione urbana, e tutti gli altri settori tagliati per acquistare i droni da guerra, come proposto dal governo PD ma oggi ratificato su proposta del Movimento 5 Stelle.

25 aprile 2018