5 Maggio 2018 - Bicentenario della nascita del grande Maestro del proletariato internazionale e cofondatore del socialismo scientifico
Viva Marx!
Applichiamo i suoi insegnamenti per conquistare il socialismo e il potere politico da parte del proletariato
Documento del Comitato centrale del PMLI

 
Il 5 Maggio cade il Bicentenario della nascita di Marx. Nel celebrare questo importantissimo Anniversario i marxisti-leninisti italiani e del mondo si stringono all’unisono attorno alla figura, all’opera e agli insegnamenti di questo gigante del pensiero e dell'azione rivoluzionari, grande Maestro del proletariato internazionale e cofondatore del socialismo scientifico. Lo celebrano con gioia proletaria rivoluzionaria, alla faccia della borghesia e dei suoi lacchè, che da sempre cercano di convincere il proletariato che Marx e il marxismo-leninismo rappresentano un’ideologia ottocentesca ormai superata dalla storia. Eppure basta leggere anche solo qualche frase della sterminata letteratura filosofica, politica ed economica scritta da Marx per rimanere impressionati dalla straordinaria attualità dei suoi insegnamenti e dalla potenza indagatrice e premonitrice delle sue analisi sul sistema capitalistico.
La straordinaria ed esemplare biografia di Marx, tutta la sua vita, come studioso, teorico, politico, combattente, dirigente, educatore e organizzatore del movimento operaio internazionale, nonché le sue opere immortali, in primo luogo “Il Capitale” e il “Manifesto del Partito Comunista” di cui quest’anno ricorrono rispettivamente il 151° e il 170° Anniversario, ancora oggi illuminano la strada dei marxisti-leninisti e del proletariato internazionale verso il potere politico e il socialismo. Così come sappiamo bene, che l’eccezionale ed esemplare vita di Marx, come ci ha ricordato il suo migliore e fedele allievo italiano, il Segretario generale del PMLI compagno Giovanni Scuderi alla sesta Sessione plenaria del 5° Comitato centrale del Partito dello scorso gennaio, “non può non ispirare il nostro impegno politico generale e quello per risolvere gli attuali problemi di Partito che abbiamo di fronte. I nostri compiti rivoluzionari sono diversi rispetto a quelli di Marx, ma l’impegno per assolverli non deve essere inferiore a quello suo. Non lasciandoci condizionare, come ha fatto Marx, da nessun problema personale, familiare, professionale e politico; mettendo sempre gli interessi della causa al di sopra di ogni interesse personale, donando il meglio di noi stessi al nostro amato Partito”.
 

La vita e l’opera di Marx

 
Karl Marx nacque il 5 Maggio 1818 a Treviri, città dell’allora Prussia renana dove erano sorte le prime fabbriche della Germania e, insieme a queste, due nuove classi, la borghesia industriale e il proletariato. La sua indole ribelle verso l’ordine oppressivo precostituito e il suo innato amore verso l’umanità e il progresso lo porteranno a distinguersi tanto al ginnasio di Treviri che alle facoltà di legge di Bonn e Berlino.
Costretto a rinunciare ai progetti di dedicarsi all’insegnamento dalla stretta antidemocratica del governo prussiano, nel 1842 Marx diventa collaboratore, prima, e redattore, poi, della “Gazzetta renana”, pubblicata a Colonia dall’opposizione democratica borghese, assestando colpi devastanti al regime come mai si era visto, tanto che il governo fu costretto a sopprimerla a partire dal 31 marzo 1843.
Da quel momento per lui e la sua compagna di vita, la moglie Jenny, che senza esitazione respinse la via del benessere materiale per condividere per tutta la vita le comuni identità di interessi politici, iniziò un’esistenza da esuli politici, di indicibili privazioni e sacrifici. Da Parigi, a Bruxelles, braccato e inseguito dalla repressione poliziesca, dal bavaglio della censura, fino all’esilio forzato a Londra, gli avvenimenti della vita di Marx in questo periodo ci danno un’idea delle condizioni in cui svolse la sua battaglia per dare al proletariato la coscienza di essere la classe più rivoluzionaria della storia dell’umanità ed una organizzazione partitica corrispondente al suo compito storico: abbattere il capitalismo e lo Stato borghese con la rivoluzione socialista, conquistare il potere politico per emancipare se stesso e l’intera umanità dal millenario sfruttamento dell’uomo sull’uomo e dalla divisione in classi.
Nel febbraio del 1844 i suoi articoli e lettere pubblicati sulla rivista “Annali franco-tedeschi” segnarono il suo definitivo passaggio dall’idealismo al materialismo e dal democratismo rivoluzionario al comunismo. Formulava il concetto generale della rivoluzione socialista, ossia la liberazione dell’umanità da qualsiasi oppressione sociale e politica. E nell’opera “Per la critica della filosofia del diritto di Hegel” pubblicata in questa stessa rivista, Marx dichiara guerra all’ordinamento costituito e indica nel proletariato quella forza sociale che è in grado di attuare la rivoluzione socialista.
Nello stesso anno a Parigi l’incontro con Engels darà il via alla loro splendida avventura che durerà per tutta la vita, cementando un rapporto personale e politico degno, per dirla con Lenin, delle “più commoventi leggende antiche sull’amicizia umana” . Altresì senza l’aiuto economico di Engels, che durerà per tutta la loro vita, Marx sarebbe stato certamente sopraffatto dalla miseria. A quattro mani scriveranno “La sacra famiglia” per smascherare i giovani hegeliani e l’idealismo nel suo complesso.
Nella primavera del 1845 Marx scrive le “Tesi su Feuerbach”, che Engels definirà “il primo documento in cui è esposto il germe geniale della nuova concezione del mondo” , mentre tra il 1845 e il 1846 ancora a quattro mani scrissero “L’ideologia tedesca”, nella quale per la prima volta enunciavano in modo organico i principi fondamentali della concezione materialistica della storia, della teoria dello sviluppo sociale, importanti principi del materialismo dialettico e del comunismo scientifico. In questo periodo, altresì, Marx combatté un’aspra lotta contro le teorie del socialismo utopistico del tedesco Weitling e quelle anarchiche del socialista borghese Proudhon, smascherate nella “Miseria della filosofia” del 1847.
Quando nel febbraio del 1848 fu stampato a Londra il “Manifesto del Partito Comunista” nessuno immaginava la dirompente carica rivoluzionaria che avrebbe prodotto questo libro nella storia dell’umanità. Scritto con Engels, squarcia le tenebre che ottundono le coscienze degli sfruttati e degli oppressi rileggendo l’intera storia dell’umanità da un punto di vista assolutamente inedito. Alle idee dominanti della classe borghese contrappose la nuova concezione proletaria del mondo. Il “Manifesto” dichiara apertamente che sono i comunisti riuniti in Partito a parlare, la parte più avanzata del proletariato che si propone di unificare il proletariato, sostenere il suo interesse complessivo di classe, rovesciare il capitalismo e conquistare il socialismo e poi il comunismo. È l’atto di nascita del movimento operaio organizzato.
Nominato sul campo a capo della Lega dei comunisti, nel marzo 1848 Marx ritorna a Parigi per essere al centro degli eventi rivoluzionari, il mese dopo è a Colonia, dove con Engels, rifondano la “Nuova Gazzetta renana”. Enorme importanza ebbe la pubblicazione sul giornale dell’opera “Lavoro salariato e capitale” che raccoglieva le lezioni tenute da Marx agli operai tedeschi di Bruxelles in cui spiegava l’essenza dello sfruttamento capitalistico e le ragioni dell’antagonismo inconciliabile tra lavoro e capitale. La sanguinosa repressione reazionaria prussiana riuscì a spegnere la fiamma della rivoluzione in Germania e a decretare la chiusura del giornale.
A Londra, seppur malato e nella miseria più profonda, ricostituì il Comitato centrale della Lega dei comunisti e trasformò la sua casa in un centro per l’organizzazione della difesa degli imputati comunisti al processo di Colonia inscenato dal regime prussiano. Nell’opera “Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850” definisce la rivoluzione la “locomotiva della storia” e usa per la prima volta il termine “dittatura del proletariato” quale sinonimo di potere politico in mano al proletariato.
Ne “Il 18 brumaio di Luigi Bonaparte” trae la lezione che mantenendo il potere della borghesia è impossibile liquidare lo sfruttamento della classe operaia e che dopo la vittoria della rivoluzione, il proletariato non può avvalersi dell’apparato statale borghese ma deve distruggerlo.
Nel 1864 Marx redige l’Indirizzo e il Programma della neonata Associazione internazionale dei lavoratori, la gloriosa Prima Internazionale, a cui dedicò per anni tutto se stesso smascherando e sconfiggendo politicamente gli anarchici, i socialisti liberali e quelli utopici. Quando il 18 marzo 1871, a Parigi, per la prima volta nella storia la classe operaia andava al potere, Marx salutò con entusiasmo la Comune e si fece in quattro per supportarla e indirizzarla. Ne “La guerra civile in Francia” scritta dopo la sua sconfitta, Marx non si limitò a trarre un bilancio, bensì sviluppò la sua teoria sullo Stato, evidenziando come la classe operaia non può impossessarsi puramente e semplicemente di una macchina statale già pronta, ma deve distruggerla.
Consapevole che il regime economico costituisce la base sulla quale si erge la sovrastruttura politica ed è all’origine della divisione in classi, della lotta di classe e della stessa contrapposizione tra idee e concezioni del mondo, Marx si gettò anima e corpo nello studio dei rapporti di produzione della società capitalista. Già nel periodo agosto-novembre 1858 aveva scritto una delle sue opere più prestigiose, “Per la critica dell’economia politica”, nella quale riprendeva i manoscritti economici composti negli ultimi due anni, il principale dei quali rappresentò le basi de “Il Capitale”.
Sempre sull’orlo della miseria e malato lavorava giorno e notte con una costanza e un’abnegazione mai viste. E dopo una gestazione durata poco meno di vent’anni il 14 settembre 1867 fu pubblicato ad Amburgo il primo tomo de “Il Capitale”. Qui Marx crea la teoria scientifica del valore e del denaro, la teoria del plusvalore che è alla base del profitto capitalistico e dello sfruttamento operaio. Non era mai apparsa prima di allora né apparirà mai dopo un’altra opera di economia politica capace come questa di rappresentare uno spartiacque dal punto di vista teorico tra l’era della borghesia e del capitalismo e l’era del proletariato e del socialismo. Un lavoro ciclopico, talmente complesso e difficile, che i tomi II e III videro la luce solo dopo la sua morte, nel 1885 e 1894, grazie all’acuta e fedele opera di revisione e completamento sui manoscritti compiuta da Engels.
Pur occupandosi di Russia, Francia e Italia i legami più stretti Marx li mantenne col movimento operaio tedesco. A cui si dedicò nella “Critica al programma di Gotha”, città dove avvenne un compromesso riformista e controrivoluzionario tra i due partiti operai esistenti in Germania, il socialista e il socialdemocratico che fondarono il Partito operaio tedesco nel congresso tenutosi dal 22 al 27 maggio 1875. È in quest’opera che Marx spiega perché la società comunista nel suo sviluppo deve passare attraverso due fasi. Dopo l’abbattimento del dominio della borghesia il proletariato, benché ponga fine allo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo, non ha ancora la possibilità di soddisfare tutte le esigenze di ogni singolo cittadino. Per questo la ripartizione, in questa fase di sviluppo, dovrà effettuarsi sulla base del principio della remunerazione in base al lavoro svolto. E solo a seguito della rapida crescita delle forze produttive e della formazione della coscienza socialista negli uomini saranno create le premesse per il passaggio alla seconda fase della società comunista, dove dominerà il principio: “Ognuno secondo le sue capacità; ad ognuno secondo i suoi bisogni”.
Ormai minato dalla malattia nel suo pur robusto fisico, e flagellato dalle morti della moglie e dopo poco della figlia primogenita Jenny, dopo che tre dei suoi figli gli furono stati strappati dalla morte in tenera età a seguito delle privazioni subite, il 14 marzo 1883 Marx si spegneva a Londra.
 

Gli insegnamenti fondamentali di Marx

 
La vita e l’opera di Marx che abbiamo sinteticamente ripercorso è stracolma di insegnamenti. Essi consentono ai proletari, ai rivoluzionari, alle ragazze e ai ragazzi aperti al socialismo che li assimilano di comprendere la storia, il capitalismo, la lotta di classe e le differenze ideologiche e culturali tra il proletariato e la borghesia, di sottrarsi all’influenza della borghesia e dei suoi servi, di individuare e combattere le idee errate e controrivoluzionarie e di trasformare il mondo e se stessi.
Innanzitutto Marx, insieme a Engels, ha gettato le fondamenta della concezione proletaria del mondo. La sua essenza è costituita dal materialismo dialettico e dal materialismo storico. Il primo, che è la base filosofica e teorica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, ha scoperto le leggi che regolano e governano lo sviluppo del movimento, della natura, dei fenomeni, delle cose e dell’universo. Il secondo, che è la base scientifica e storica del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, avvalendosi della dialettica, ha scoperto le leggi che regolano e governano lo sviluppo storico della società umana. Entrambi si contrappongono all’idealismo e alla metafisica che appartengono alla concezione borghese del mondo. Il marxismo e i suoi insegnamenti dunque non cadono dal cielo, ma nascono dalla pratica, dalla lotta all’idealismo, alla religione e a ogni concezione al di sopra delle classi e della conciliazione e collaborazione tra le classi, dallo studio della realtà e di quanto fino ad allora aveva prodotto l’umanità sui piani filosofico, economico, politico e della scienza. Lenin sintetizzò mirabilmente che “il marxismo è il successore legittimo di tutto ciò che l’umanità ha creato di meglio durante il secolo XIX: la filosofia classica tedesca, l’economia politica inglese e il socialismo francese”. Il suo fondamento tuttavia è la scienza sociale, la lotta di classe. Senza lotta di classe il marxismo non sarebbe apparso.
Gli insegnamenti di Marx non investono solo il pensiero, che è fondamentale per guidare la pratica, ma anche l’azione, in quanto indicano la via dell’emancipazione del proletariato e di tutta l’umanità attraverso la rivoluzione proletaria, la dittatura del proletariato, il socialismo e il comunismo sotto la direzione del Partito comunista. È stato proprio il “Manifesto del Partito Comunista” a gettare le fondamenta del Partito del proletariato, ad insegnarci che il Partito è la parte più avanzata del proletariato, che si identifica completamente con i suoi interessi e con la sua missione storica di abbattere il dominio borghese, conquistare il potere politico e il socialismo e realizzare successivamente il comunismo abolendo la divisione in classi. Il suo compito fondamentale è quindi quello di educare e formare il proletariato, aiutandolo a prendere coscienza del suo ruolo di classe generale destinata ad emancipare tutta l’umanità, trasformarsi da classe in sé a classe per sé, indipendente e consapevole del suo ruolo di antagonista storico della borghesia, cosciente che senza il potere politico non ha niente e che invece col potere politico ha tutto.
Marx ha insegnato ai comunisti di tutti i paesi che il loro scopo è quello di abbattere il capitalismo e realizzare il socialismo. Lenin, Stalin e Mao l’hanno non solo confermato, sviluppandone la spiegazione in base alla realtà nazionale e internazionale di allora, ma anche messo in pratica facendo tabula rasa del capitalismo ed edificando il socialismo nei rispettivi paesi. Sempre ispirandosi e basandosi sulla lotta di classe per il socialismo, sulla necessità della rivoluzione violenta, della distruzione dello Stato borghese e della dittatura del proletariato. Rifiutare anche uno solo di questi elementi essenziali del marxismo significa tradirlo ed essere passati armi e bagagli nel campo della borghesia. Perché essi sono l’essenza rivoluzionaria del marxismo, che lo stesso Marx volle sottolineare in una celebre lettera del 5 marzo 1852: “Quel che io ho fatto di nuovo è stato di dimostrare: 1) che l’esistenza delle classi è soltanto legata a determinate fasi di sviluppo storico della produzione; 2) che la lotta di classe necessariamente conduce alla dittatura del proletariato; 3) che questa dittatura stessa costituisce soltanto il passaggio alla soppressione di tutte le classi e a una società senza classi”.
Immensi gli insegnamenti di Marx in campo economico. Attraverso una serie di pubblicazioni e ricerche preparatorie e con la più grande opera di economia politica mai affidata in eredità all’umanità, “Il Capitale”, Marx ha scoperto le leggi della nascita, dello sviluppo e della rovina del capitalismo, ha svelato e chiarito il rapporto tra capitale e lavoro e dunque l’origine dello sfruttamento della classe operaia, ha dimostrato sul piano economico il ruolo centrale del proletariato nell’inevitabile lotta rivoluzionaria per il socialismo.
La dottrina economica marxista, comprensiva degli sviluppi apportati da Lenin con l'opera “L'Imperialismo fase suprema del capitalismo”, è attuale e inconfutabile. Senza di essa il proletariato non avrebbe alcuna coscienza dell’origine e dei meccanismi dello sfruttamento capitalistico, non avrebbe la certezza del carattere insanabile delle contraddizioni insite nel sistema economico capitalistico e che solo attraverso la rivoluzione socialista può mettere fine all’antagonismo tra il carattere sociale del processo di produzione e la forma capitalistica privata dell’appropriazione. Per questo la borghesia e i falsi comunisti l’hanno sempre respinta e calunniata. Nocciolo e fondamenta della teoria del valore-lavoro di Marx la scoperta del plusvalore, prodotto da quella parte della giornata di lavoro in cui l’operaio lavora gratuitamente per il capitalista, che è la fonte del profitto e della ricchezza della classe dei capitalisti, e dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Marx ci ha insegnato l’internazionalismo proletario, dedicando tutto se stesso, con passione e amore commoventi, all’educazione, organizzazione e direzione del movimento operaio europeo e mondiale. A partire dall’esilio di Bruxelles, dopo essere stato cacciato da Parigi, mentre aiuta anche economicamente l’imminente rivoluzione in armi del 1848 in Belgio, Francia e Germania, fino all’avvento della Comune di Parigi, quando a Londra dopo la sua sconfitta la sua casa diventa rifugio dei sopravvissuti alla sanguinosa repressione scatenata dalla reazione. Fu animatore e fondatore della gloriosa I Internazionale, capeggiando un’interminabile catena di lotte esplose al suo interno, da quella contro i socialisti utopistici, a quelli liberali, fino agli anarchici guidati da Bakunin. Per questo il proletariato mondiale e gli autentici progressisti lo amavano, come teorico e come combattente. Come ebbe a dire il compagno Giovanni Scuderi nel Rapporto dell'Ufficio politico al II Congresso nazionale del PMLI nel lontano 1982: “Noi siamo in Italia i pionieri della rivoluzione socialista come Marx lo fu per la rivoluzione mondiale”.
 

Applichiamo gli insegnamenti di Marx
 
Il PMLI è l’unico Partito che non ha rinnegato la causa del socialismo e che nel suo Programma accoglie integralmente gli insegnamenti di Marx: dare una coscienza di classe al proletariato, e guidarlo ad abbattere il dominio della borghesia e conquistare il potere politico, instaurare la dittatura del proletariato, distruggere il capitalismo e instaurare il socialismo. Nessun partito della “sinistra” borghese, con o senza stelle o che propone di dare Potere al popolo, vuole o propone questo. La borghesia e la reazione lo sanno bene, tanto che subiamo da anni lo stesso trattamento di black out totale e repressivo riservato dalla classe dominante borghese a Marx quand’era in vita.
L’esempio dell’eccezionale vita e degli insegnamenti rivoluzionari di Marx non possono non ispirare la nostra vita marxista-leninista, non possono non ispirare il nostro impegno a dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso e a risvegliare il proletariato alla lotta rivoluzionaria. Applicare gli insegnamenti di Marx per noi marxisti-leninisti significa acquisire e trasmettere alle masse la concezione proletaria del mondo, per liberarci completamente e totalmente dalla ideologia, dalla cultura, dalla morale, dalla politica e dalla pratica sociale borghesi, rivoluzionarizzando la propria mentalità, coscienza, modo di pensare, di vivere e di agire, per dare dei contributi rilevanti e importanti per aprire la strada per l’avvento dell’Italia unita, rossa e socialista.
Significa curare lo studio accurato e approfondito dei problemi che trattiamo come Partito, o come redattori del nostro glorioso organo di stampa “Il Bolscevico”, alle assemblee sindacali o studentesche, o nei movimenti di massa, ovunque siamo presenti e dobbiamo farlo ricercando le fonti autentiche per fare delle analisi corrette e inconfutabili. Imparando da Marx e dalla sua “avidità” nel divorare libri su libri, documenti su documenti, ricerche e analisi.
Nell’immediato dobbiamo imparare da Marx e applicare i suoi insegnamenti per mettere in pratica l’indicazione del compagno Scuderi, condivisa e appoggiata dalla sesta Sessione plenaria del 5° CC del PMLI, di sedersi attorno a un tavolo per riflettere sui tre elementi che costituiscono la parola d’ordine “Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi” e per ciascuno di essi stabilire cosa fare, tenendo presente la situazione concreta in cui si opera, le forze che disponiamo e il principio “più qualità e meno quantità”. Con la stessa forza e abnegazione, con lo stesso spirito proletario rivoluzionario, con l’utilizzo della potente arma della critica e dell’autocritica di Marx e Engels che seduti attorno a un tavolo hanno scritto a quattro mani le loro principali opere e dato la linea al movimento operaio internazionale. Perché da qui passa lo sviluppo del Partito, la conquista di nuovi militanti, simpatizzanti, amici e alleati del Partito e il coinvolgimento del proletariato, delle masse e dei giovani nella lotta contro il capitalismo e per il socialismo. Nonostante siano passati più di 50 anni da quando i primi pionieri del PMLI sono scesi nell'arena politica siamo ancora all’inizio della nostra Lunga Marcia politica e organizzativa, ma siamo sulla strada giusta, quella tracciata da Marx e Engels e seguita da Lenin, Stalin e Mao.
Facciamo nostro quanto scritto mirabilmente dal compagno Scuderi nell’Editoriale per il 41° Anniversario della fondazione del PMLI sul “cambiamento dell’Italia, che può avvenire solo se si cambia tutto, cioè se si passa dal capitalismo al socialismo, dalla dittatura della borghesia alla dittatura del proletariato, dalla sovrastruttura istituzionale, giuridica, culturale e morale borghese a quella proletaria. È questa l’indicazione generale che Marx, di cui il 5 Maggio ricorre il Bicentenario della nascita, ha dato al proletariato mondiale e ai veri comunisti. Che tutti gli sfruttati e gli oppressi, a cominciare dalle operaie e dagli operai coscienti e informati, dalle ragazze e dai ragazzi che lottano per una nuova società, si scolpiscano nella mente la seguente citazione del marzo 1850 di Marx e agiscano di conseguenza per attuarla: Il socialismo è la dichiarazione della rivoluzione in permanenza, la dittatura di classe del proletariato, quale punto di passaggio necessario per l’abolizione delle differenze di classe in generale, per l’abolizione di tutti i rapporti di produzione su cui esse riposano, per l’abolizione di tutte le relazioni sociali che corrispondono a questi rapporti di produzione, per il sovvertimento di tutte le idee che germogliano da queste relazioni sociali”.
VIVA MARX!
APPLICHIAMO GLI INSEGNAMENTI DI MARX SULLA CONQUISTA DEL SOCIALISMO E DEL POTERE POLITICO DA PARTE DEL PROLETARIATO!
CON MARX PER SEMPRE!
Il Comitato centrale del PMLI
Firenze, 9 Aprile 2018
 
 

2 maggio 2018