Mattarella non cede al diktat anticostituzionale dei fascisti e razzisti
Fallito il primo tentativo dei ducetti Di Maio e Salvini di andare al governo

Il primo tentativo di Di Maio e Salvini di formare il loro governo Lega-M5S è fallito. Un governo nero a trazione Lega fascista e razzista, volto a rappresentare in concreto gli interessi della borghesia imprenditoriale del Nord e imbrogliare invece i lavoratori e le masse popolari italiane con illusorie promesse demagogiche, ad aumentare le disuguaglianze sociali e l'abbandono del Mezzogiorno, a fascistizzare e militarizzare ulteriormente il Paese incluso la persecuzione e l'espulsione di centinaia di migliaia di migranti.
A stoppare il tentativo di Di Maio e Salvini è stato oggettivamente il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, decidendo di esercitare fino in fondo le sue prerogative istituzionali e costituzionali: rifiutandosi cioè di firmare a scatola chiusa e senza obiezioni la loro lista dei ministri recapitatagli tramite il presidente del Consiglio incaricato, Giuseppe Conte.
Evidentemente il capo dello Stato non se l'è sentita di tollerare anche questo ennesimo diktat anticostituzionale dei due ducetti, e al contrario del Re Vittorio Emanuele III, che avallò il colpo di Stato Mussoliniano della marcia su Roma, nel rispetto delle sue prerogative costituzionali, ha detto loro di no, salvando così la sua dignità istituzionale e il Paese dall'avvento di un governo di fascisti e razzisti.
Perciò, gli antifascisti non possono non schierarsi dalla sua parte e respingere gli attacchi di cui è fatto oggetto, in particolare la proposta di impeachment parlamentare lanciata da Luigi Di Maio e dalla fascista Giorgia Meloni. Di Maio, rabbioso per le sue ambizioni governative frustrate, cerca con questo di contendere i voti di destra a Salvini, dopo avergli già concesso tutto sul "contratto per il governo del cambiamento" e la leadership della maggioranza Lega-M5S.
Quanto a Salvini il suo fascismo è del tutto simile a quello di Trump, ma soprattutto a quello di Mussolini, se si riflette che anche il fascismo mussoliniano, pur essendo creato e foraggiato dagli industriali e dagli agrari del Nord per servire i loro interessi di classe, si mascherava dietro una politica sociale demagogica per ingannare le masse e carpire il loro consenso.
Questa crisi politica dimostra che la classe dominante borghese è profondamente spaccata al suo interno sulla linea da seguire per difendere gli interessi del capitalismo italiano rispetto all'Unione Europea e agli altri capitalismi europei più forti di Germania e Francia. Le contraddizioni non sono tra "il cambiamento o la conservazione", o tra "il popolo e la casta", come vorrebbero far credere Lega e M5S; e nemmeno tra "sovranisti" ed "europeisti", come sostiene la "sinistra" borghese, ma tra due diverse interpretazioni della UE imperialista e del ruolo dell'imperialismo italiano all'interno di essa.
Per noi marxisti-leninisti la questione non è appoggiare l'una o l'altra linea della borghesia capitalistica italiana, non è uscire dall'euro o "ridiscutere i trattati”, ma uscire dall'Unione Europea imperialista, perché non è un'unione di popoli ma di monopoli, banche e grandi finanzieri europei. Tanto spietata nel torchiare i lavoratori e le masse popolari europee, quanto espansionista sul piano internazionale e guerrafondaia sul piano militare.
Per questo, in vista delle prossime elezioni politiche, invitiamo a non votare Lega, M5S e tutti gli altri partiti del capitalismo e della UE, ma a votare, astenendosi, per il PMLI, il socialismo e l'uscita dell'Italia dalla UE imperialista. Più che mai convinti dai fatti che il cambiamento dell'Italia passa dall'abbattimento del capitalismo e del potere politico della borghesia e l'instaurazione del socialismo e del potere politico del proletariato.

 

L'Ufficio stampa del PMLI
 
Firenze, 28 maggio 2018