Secondo uno studio di Repubblica
La Flat Tax annullerebbe i tagli ai pensionati d’oro

 
Nel contratto di governo stipulato da Lega e M5S, uno dei punti più in evidenza era quello che recitava: “Per una maggiore equità sociale, riteniamo necessario un intervento finalizzato al taglio delle cosiddette pensioni d’oro”. L'eliminazione dei vitalizi dei parlamentari dovrebbe andare di pari passo con l'introduzione della Flat Tax. Eppure non si tratta che di un imbroglio giacché la sedicente intransigenza d'equità fiscale verrebbe spazzata appunto dall'introduzione della Flat Tax. È quanto risulta dallo studio di Repubblica dal titolo “Tabula futuro e previdenza”, curato da Stefano Patriarca.
 

Piccoli tagli e grandi recuperi delle “Pensioni d’oro”
Secondo Repubblica, i risparmi che i pensionati d’oro otterranno con l’introduzione della tassa piatta a due aliquote, saranno di gran lunga più cospicui dei tagli che eventualmente subiranno le loro pensioni. È cosa nota che la flat tax avvantaggi i contribuenti più ricchi (il taglio ipotizzato al 20% al di sopra degli 80 mila euro è di gran lunga un vantaggio rispetto all’attuale 43%), a tal punto che la metà dei risparmi fiscali che si otterrebbero favorirebbero innanzitutto il solo 10% dei contribuenti più ricchi; ma, francamente, ci pare davvero opportunista e grottesco che i sedicenti anti-casta – della quale ormai da tempo fanno parte – sostengono un ragionamento al contrario, e cioè che sia proprio l’intervento sulle pensioni d’oro a ripianare i benefici della tassa piatta. Una vera buffonata, oltre che l’ennesima bugia. Sempre secondo lo studio preso in esame, dato che più le pensioni sono alte più si riduce lo squilibrio tra contributi versati e pensione percepita, il taglio su di esse non sarà così corposo da annullare i vantaggi della Flat Taxche rimangono cospicui. Petrarca fa un esempio: “un pensionato che prende diecimila euro lordi al mese, 5.837 netti, col taglio del 5% il suo assegno si ridurrebbe a 9.500 euro lordi che con l’attuale tassazione equivalgono a 5.553 euro netti. Con la Flat tax quell’assegno netto risale di 1.950 euro, con un guadagno finale di ben 1.674 euro netti, pari al più 29%.” . Al pari, un pensionato d’oro con un lordo mensile da 40.000 euro, da una parte avrà un taglio irrisorio di 2.000 euro, dall’altro un beneficio fiscale di 8.000. Altri 6.000 euro in più per un altro ricco. Crolla dunque come un gigante dai piedi d’argilla tutto il caposaldo di lotta ai privilegi blaterati da Di Maio e da Salvini e dagli altri dirigenti dei due partiti e, assieme ad esso, si sgretola anche il castello di carte di ottimo impatto elettoralista rappresentato dalla menzogna annunciata via radio il 15 dicembre scorso a Radio Anch’io dal ducetto di Maio che affermava di poter risparmiare 12 miliardi di euro tagliando le pensioni sopra i 5.000 euro; in realtà quel taglio darà alle casse pubbliche appena 210 milioni mentre per gli stessi, la Flat Tax garantirà minore gettito fiscale per circa 862 milioni di euro. Il calcolo è dunque presto fatto: 652 milioni di costi in più per lo Stato, equivalenti ad un ulteriore regalo medio per i pensionati d’oro di 21.700 euro annui ciascuno.
 

Con la Flat Tax più soldi ai ricchi
Tornando alla tassa piatta, il piano Di Maio-Salvini prevede che si debba pagare una aliquota fiscale del 15% sul reddito familiare fino ad 80.000 euro annui lordi ed il 20% sopra gli 80 mila. Premessa una perdita erariale di 46 miliardi di euro, il vero problema è che essa non sarà generata dai risparmi delle famiglie che percepiscono meno di 30 mila euro lordi annui, bensì da lauti arricchimenti per i redditi superiori agli 80 mila. In sintesi, a seguito di un meccanismo contabile che unisce il taglio delle aliquote alla cancellazione delle detrazioni da lavoro dipendente che spettano oggi, Irpef compresa, unitamente all’azzeramento delle detrazioni per i figli, secondo il puro calcolo del nuovo sistema e senza clausola di “salvaguardia” con la quale andrebbe a pareggio, una famiglia di due lavoratori che portano a casa 15 mila euro lordi ciascuno, sborserebbe 2.490 euro in più. Due coniugi che invece guadagnano 50 mila euro lordi, risparmierebbero circa 470 euro (1%), mentre se l’entrata familiare è di 80.000 euro, pur pagando il 20%, risparmierebbero oltre 8.700 euro di imposta (15%). Poi, più si sale, più si guadagna: se in famiglia entrano 110 mila euro, i già ricchi potranno permettersi nuovi abiti o auto di lusso grazie ai 15.800 euro di tasse in meno (21%), mentre sopra i 300 mila, in due o tre anni potrebbero acquistare un nuovo appartamento per i figli, se ancora con il reddito ordinario non ci avessimo pensato, visto che risparmierebbero altri 68 mila euro annui.

30 maggio 2018