Riders in sciopero a Milano
I ciclofattorini in lotta per tutele e diritti oggi inesistenti.

 
Venerdì 25 maggio si è tenuto il primo sciopero dei ciclofattorini, promosso dalla Filt-Cgil Milano per chiedere maggiori tutele e diritti per i rider. I primi ad alzare la voce erano stati i ciclofattorini di Deliverance, all’indomani dell’ultimo grave incidente accorso a Milano a Francesco Iennaco, corriere in motorino della Just Eat Italia, che giovedì 17 maggio è caduto a causa dell’asfalto sconnesso è ed stato travolto da un tram che viaggiava in direzione opposta, perdendo una gamba. “Qualcuno ci deve ascoltare, basta fare finta di niente”, era stato il monito lanciato dai lavoratori che nel solo capoluogo lombardo si stimano in tremila circa. Nel primo presidio a Palazzo Marino, i ciclofattorini hanno espresso le loro rivendicazioni immediate “Nell’indifferenza generale di istituzioni e imprese”, come precisano, che vanno dall’abolizione del cottimo e del sistema di valutazione e classificazione che governa le loro corse, all’ottenere per legge una copertura assicurative per danni a terzi e infortunio, un monte ore garantito e una paga minima oraria, il tutto unitamente ad un sistema di assegnazione dei turni “non escludente” ed un contratto di lavoro nazionale. Il venerdì successivo si è tenuta poi la manifestazione in piazza XXIV Maggio, nella quale la CGIL ha invitato i lavoratori che consegnano merce e cibo attraversando la città su bici o scooter ad incrociare le braccia. Le questioni aperte vanno dalla migliore retribuzione, alle tutele per l’incolumità di chi opera in strada, fino alla tutela sanitaria e professionale. L’invito della Filt-Cgil è di avviare una contrattazione con le organizzazioni firmatarie del contratto nazionale del trasporto delle merci e della logistica poiché sarebbe questo il quadro normativo in cui dovrebbero rientrare anche i riders. Oggi invece, la situazione è molto diversa poiché il novanta per cento dei riders milanesi lavora con la ritenuta d’acconto e non gode nemmeno delle coperture assicurative minime e di una formazione sulla sicurezza. Sono, a tutti gli effetti, lavoratori subordinati: rispondono cioè a turni e rispettano tempi imposti, solo che spesso sono organizzati attraverso un algoritmo. Per la legge borghese però, a causa del loro specifico vuoto normativo, sono trattati esclusivamente come lavoratori ultra-occasionali. "La mobilitazione di oggi è solo un primo passo" ha dichiarato Luca Stanzione, segretario della Filt Cgil Milano, che ha annunciato come prossima iniziativa un presidio davanti alla prefettura il 15 giugno prossimo. "contestiamo il lavoro a cottimo e condizioni che sembrano tornare a quelle di un passato che non vogliamo ritorni più", sono state le sue conclusioni. Di "primo passo" ha parlato su Twitter anche la leader della Cgil, Susanna Camusso. "Oggi i riders a Milano hanno scioperato per i loro diritti. È Andata bene, hanno partecipato, abbiamo discusso con loro. Siamo all'inizio di un lungo percorso di mobilitazione".
Da molto tempo, e in particolare dalla vergognosa sentenza del tribunale di Torino che ad aprile ha negato lo status di lavoratori subordinati a sei ciclofattorini di Foodora, i rider sono diventati il simbolo del lavoro digitale e l’oggetto di una molteplicità di proposte di natura sindacale che però mancano di sprone e forza e per questo non vengono recepite. L'universo della cosiddetta “economy on demand” o “gig economy”, è stato sbandierato come emblema della modernità e della flessibilità e senz’altro lo è per quanto riguarda l’ulteriore possibilità di sfruttamento del lavoro da parte dei capitalisti. Come avevamo già avuto modo di scrivere sulle colonne di questo giornale, il mancato riconoscimento del lavoro dipendente è il succo di queste nuove forme di lavoro contro le quali ci auguriamo possa estendersi a macchia d’olio una forte e convinta mobilitazione. In virtù di quanto sopra illustrato, va sottolineata l’importanza dello sciopero dei riders, altisonante termine inglese che suona senz’altro meglio della vera natura di fattorini sottopagati e supersfruttati, poiché per essi sarebbe praticamente vietato protestare in quanto è sufficiente scollegarli dalla app per far loro perdere il lavoro. Salutiamo dunque con gioia l’inizio della mobilitazione dei riders che ci auguriamo prosegua fino a quando non sarà respinta questa nuova trovata del padronato per ridurre ancora i costi del lavoro e per reintrodurre il cottimo in forma moderna e tecnologica.

30 maggio 2018