+0,6% secondo l'Istat
Sale al 33,1% la disoccupazione giovanile

Il PD e Gentilonino cerca di far passare il governo uscente come un esecutivo che ha contribuito a far crescere l'economia: “abbiamo lasciato il Paese meglio di come lo abbiamo trovato”, è stata la sua dichiarazione al momento del suo congedo da Palazzo Chigi, rivendicando per il suo governo e quello precedente guidato da Renzi il merito di aver fatto crescere l'occupazione.
I dati però lo smentiscono clamorosamente e ogni qual volta spunta un segno positivo immediatamente ne segue un altro negativo. È il caso della disoccupazione giovanile che con il suo andamento altalenante rimane sempre abbondantemente sopra il 30% e se a marzo era leggermente diminuita, ad aprile i dati dell'Istat certificano un aumento dei senza lavoro dello 0,6% nella fascia di età tra i 15 e i 24 anni. In Italia i giovani disoccupati sono il 15,8% superiori alla media dell'Eurozona.
Anche il mese precedente, nonostante l'Istat avesse registrato una crescita occupazionale a livello generale, ne era rimasta esclusa la fascia dei 25-34enni, a solo vantaggio delle persone in età più matura. Questi dati così allarmanti collocano ancora una volta l'Italia sul poco invidiabile “podio” delle nazioni europee con maggiore disoccupazione giovanile dove detiene il primo posto la disastrata Grecia con il 45,4%, seguita dalla Spagna con il 34,4% tallonata dall'Italia con il 33,1%.
Anche l'enfasi posta dal vecchio governo e dai mass-media sul presunto record di occupati nasce da una lettura propagandistica dei dati forniti dall'Istat. Se questi crescono dello 0,3% aumenta contemporaneamente l'incidenza dei disoccupati sul totale della popolazione (+0,3%).
C'è una contrazione degli inattivi (-0,6%), cioè di coloro che non hanno e non cercano un lavoro, ma a livello generale non c'è nessuna crescita e la disoccupazione, che rimane stabile all'11,2%, abbondantemente sopra la media europea. Nella zona euro si arriva al''8,5% mentre nei 28 Paesi dell'Unione Europea al 7.2%. La Germania ha il 3,4% di disoccupati mentre la Repubblica Ceca il 2,2%.
Altro dato significativo è quello relativo al tipo di contratti. In aprile, rileva l’Istat, sono cresciuti solo quelli a termine, mentre i dipendenti permanenti sono calati di 37mila unità, stabilendo il record assoluto europeo di lavoratori precari: sono circa 3 milioni. Una conferma che le assunzioni a tempo indeterminato, seppur senza articolo 18 grazie al Jobs Act, sono svanite nel nulla quando si sono ridotte le consistenti agevolazioni fiscali per i neoassunti concesse dal Governo ai padroni.
E stiamo parlando di dati nazionali perché gli istituti di statistica italiani ed europei, Istat ed Eurostat, ci consegnano un Paese fortemente spaccato in due dove la fotografia economica e sociale della Lombardia e del Nord assomiglia a quella delle regioni più ricche della Germania e quella della Calabria e del Sud alle zone più povere della Grecia.
Per fare alcuni esempi la disoccupazione assoluta al Sud (19,4%) è quasi il triplo che al Nord (6,9%) mentre quella giovanile in alcune regioni del Mezzogiorno supera il 50% rispetto al 33,1 nazionale e a meno del 20% di molte aree del Settentrione d'Italia.
 

6 giugno 2018