Come i nazisti
Salvini vuol disfarsi dei rom
Di Maio e Conte balbettano

 


"Al ministero mi sto facendo preparare un dossier sulla questione rom in Italia, per vedere chi, come e quanti siano, perché dopo Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos". Con questo annuncio buttato lì con noncuranza durante un'intervista a Telelombardia , Matteo Salvini ha dichiarato la guerra ai rom, dopo quella tutt'ora in corso contro i migranti e le navi delle Ong che si permettono di raccoglierli in mare. "Stiamo lavorando anche sulle espulsioni dei detenuti stranieri. Purtroppo i rom italiani te li devi tenere", ha aggiunto mostrando senza falsi pudori l'intento profondamente razzista del suo progetto.
Mai nessuno in Italia, dai tempi delle leggi razziali di Mussolini del 1938, ispirate direttamente all'ideologia nazista, aveva avuto l'ardire di proporre apertamente una schedatura di massa riservata ad una specifica etnia, considerando che la stragrande maggioranza dei rom e dei sinti presenti sul territorio nazionale, peraltro qualche centinaio di migliaia di persone in tutto, sono cittadini italiani da più generazioni. E ancor più grave che a farlo sia un ministro della Repubblica nata dalla Resistenza, e questo misura tutta la pericolosità politica e sociale del governo fascista e razzista Lega-M5S, e rende quanto mai urgente che tutti gli antifascisti si uniscano per combatterlo e buttarlo giù al più presto.
Salvini si è richiamato evidentemente al precedente del 2008, quando il governo Berlusconi dichiarò lo "stato di emergenza" in cinque regioni "in relazione agli insediamenti delle comunità nomadi". L'allora ministro degli interni Maroni avviò infatti una schedatura su base etnica nei campi rom di Roma, Milano e Napoli affidandola ai prefetti nominati per l'occasione "commissari straordinari per l'emergenza rom". Si parlò di impronte digitali prelevate anche ai bambini, e di cittadini italiani con tanto di carta di identità portati a forza nelle questure per una schedatura speciale. Un'operazione di stampo marcatamente razzista, tanto da attirare sull'Italia una clamorosa condanna del parlamento europeo.
La cosiddetta "emergenza etnica" fu bocciata inoltre prima dal Tar, poi dal Consiglio di Stato e infine anche da una sentenza della Cassazione del 2013. Quella sentenza sanzionava la "discriminazione" e la "distinzione basata sulla provenienza etnica" ai danni di un cittadino italiano di origine rom che era stato fotosegnalato in un campo nomadi romano, e condannava anche il ministero degli Interni a risarcirlo con 8 mila euro più le spese e a distruggere tutti i dati raccolti. Esattamente quello che Salvini ha in mette di ripetere oggi sull'onda del vento fascista, razzista e xenofobo che è riuscito a sollevare nel Paese, riprendendo il discorso da dove il suo camerata leghista Maroni lo dovette interrompere.

Vergognosa complicità del M5S
L'inaudita dichiarazione di Salvini ha sollevato immediatamente un'ondata di proteste e di indignazione, anche con espliciti riferimenti alle leggi razziali del fascismo e alle persecuzioni naziste, tanto che in serata il caporione leghista ha fatto finta di rettificarla dichiarando che "non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno, nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi rom", con l'aggiunta della sua solita ipocrisia di "padre di famiglia", secondo la quale quello che gli preme è solo "tutelare prima di tutto migliaia di bambini ai quali non è permesso frequentare la scuola regolarmente perché si preferisce introdurli alla delinquenza".
Solo dopo questa sua "precisazione" il M5S si è deciso a rompere il suo vergognoso silenzio-assenso, con una dichiarazione di Di Maio che si è peraltro limitato a balbettare qualcosa come "mi fa piacere che Salvini abbia smentito qualsiasi ipotesi di schedatura o censimento, perché se una cosa è incostituzionale non la si può fare". Cioè, se abbiamo ben capito, non si può fare perché sta scritto da qualche parte su una carta, non perché quello annunciato dal suo stretto alleato di governo è un provvedimento palesemente razziale di stampo nazista! Subito dopo il ducetto ha cercato di sviare il discorso aggiungendo che è "bene occuparsi di immigrazione, ma prima pensiamo ai tanti italiani che non riescono neanche a mangiare".
Una posizione altrettanto ipocrita è stata espressa e con lo stesso significativo ritardo dal loro "esecutore" Giuseppe Conte, il quale con una nota di Palazzo Chigi ha precisato che "qui nessuno ha in mente di fare schedature o censimenti su base etnica, che sarebbero peraltro incostituzionali. Il nostro obiettivo è individuare e contrastare tutte le situazioni di illegalità e di degrado, ovunque si verifichino". E comunque, ha aggiunto, "ben vengano iniziative mirate a verificare l'accesso dei bambini ai servizi scolastici". Anche il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, è intervenuto per "interpretare" i comandamenti dettati da Salvini, precisando che "non sarà un censimento ma un monitoraggio approfondito".
Dunque a ben vedere si tratta di smentite che non smentiscono nulla, ma che anzi confermano. Tant'è vero che lo stesso Salvini, sentendosi ringalluzzito, prima ha postato sui social una rivendicazione aperta del suo operato ("io non mollo e vado dritto, prima gli italiani e la loro sicurezza"), poi a proposito dell'intervento di Conte ha detto: "Gli ho spiegato che il censimento dei rom possiamo anche chiamarlo controllo o verifica, anche Giovanni se volete. Siamo d'accordo".

"Stiamo correndo verso un punto di non ritorno"
E pensare che Conte, nella sua replica al dibattito in Senato sul suo discorso per la fiducia, aveva proclamato solennemente che "noi non siamo razzisti"! Lo aveva fatto per giustificarsi ipocritamente di fronte alla vibrante invettiva della senatrice a vita Liliana Segre, ebrea deportata dai nazisti da bambina e sopravvissuta ai campi di sterminio, che denunciando i germi del razzismo contro migranti e rom presenti nel programma di governo, aveva detto: "Mi rifiuto di pensare che la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano". Forse neanche la senatrice si immaginava che ciò potesse realizzarsi dopo così poco tempo.
Duro e inequivocabile anche il giudizio della presidente delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, secondo la quale le parole di Salvini "risvegliano ricordi di leggi e misure razziste di appena 80 anni fa tristemente sempre più dimenticate. Non c'è ricerca del consenso, non c'è ansia di ordine pubblico che giustifichi la proposta inquietante di enucleare specifiche categorie sociali di cittadini, di censirli e di sottoporli a speciali politiche di sicurezza solo a loro riservate". "Stiamo correndo verso un punto di non ritorno e senza una sufficiente consapevolezza del pericolo", ha messo in guardia lo studioso dei fascismi europei e dei deportati nei campi di sterminio, Brunello Mantelli, per il quale "l'idea di schedare gli esseri umani in base alla loro 'etnia', parola che si immagina più presentabile del termine 'razza', rimanda esplicitamente al più terribile passato europeo e del nostro Paese".
Ma al caporione Fascioleghista certi giudizi non fanno né caldo né freddo, e c'è da star sicuri che non ha certo rinunciato al suo proposito nazistoide di schedare tutti i rom, ma continuerà a lavorarci sopra aspettando il momento propizio per attuarlo. Intanto oggi intasca subito il dividendo elettorale che gli ha fruttato la sua esternazione razzista fatta proprio alla vigilia dei ballottaggi delle comunali. Fascista e di stampo mafioso è stata anche la minaccia, fatta in tv, di togliere la scorta allo scrittore Roberto Saviano, che lo aveva accusato pubblicamente di razzismo, con la scusa vigliacca di "verificare come vengono spesi i soldi degli italiani". Saviano, che vive sotto scorta da 11 anni perché condannato a morte dal clan dei casalesi, ha replicato con un video in cui lo accusa di essere il "ministro della malavita", per aver preso i voti delle famiglie della 'ndrangheta di Rosarno dove è stato eletto, e chiedendogli di rendere conto agli italiani dei 50 milioni di finanziamento pubblico alla Lega spariti nel nulla (il testo integrale lo pubblichiamo a parte).
 
 
 
 

27 giugno 2018