Secondo una ricerca della Coldiretti
2,7 milioni di italiani mangiano alle mense per i poveri o ricorrono a pacchi alimentari

 
Lo scorso 17 giugno, ultimo dei tre giorni del Villaggio della Coldiretti tenuto ai Giardini Reali di Torino, è stata presentata una ricerca, curata dalla stessa associazione in collaborazione con numerose associazioni di volontariato e di assistenza ai poveri, intitolata 'La povertà alimentare e lo spreco in Italia'.
Da essa emerge che nel 2017 ben i 2,7 milioni di persone residenti in Italia sono state addirittura costrette a chiedere aiuto per il cibo da mangiare, o a richiedere cibo presso organizzazioni di volontariato che provvedono alla raccolta o a mangiare alle mense dei poveri.
Ad avere problemi per mangiare sono dunque - sottolinea Coldiretti - oltre la metà dei 5 milioni di residenti che, sulla base dei dati forniti dall’Istat, si trovano in una condizione di povertà assoluta.
Dalla ricerca emerge che i 2,7 milioni di persone che si trovano in difficoltà alimentari hanno generalmente preferito ricorrere in modo discreto alla richiesta, fatta a strutture di assistenza, di pacchi alimentari che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini) piuttosto che recarsi a consumare pasti gratuiti nelle strutture caritatevoli, una situazione quest'ultima considerata generalmente umiliante anche da coloro che pur si trovano in difficoltà.
Infatti sono appena 114mila quelli che si sono serviti, per un periodo di tempo vario, delle mense caritatevoli a fronte di 2,55 milioni che invece hanno richiesto l’aiuto dei pacchi di cibo alle associazioni religiose e laiche di beneficenza, secondo quanto emerge dai dati sugli aiuti alimentari distribuiti con i fondi europei Fead attraverso l’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura (Agea).
All'interno del mondo degli indigenti alimentari – evidenzia nel suo rapporto la Coldiretti – vi sono 455mila bambini di età inferiore ai 15 anni, quasi 200mila anziani sopra i 65 anni e circa 100mila senza fissa dimora, ma la maggioranza è costituita da padri e madri di famiglie - spesso numerose - che si trovano in difficoltà a provvedere anche ai propri bisogni elementari, oltre che a quelli dei propri figli, e ciò a causa della precarietà del lavoro, della perdita di esso o a causa dello stato di cronica disoccupazione.
Le organizzazioni che provvedono alla raccolta e alla distribuzione degli alimenti complessivamente gestiscono 10.607 strutture periferiche (mense e centri di distribuzione di generi alimentari e non solo) sono ufficialmente riconosciute dall’Agea, che si occupa della distribuzione degli aiuti, e su tali enti si hanno dati certi. Operano tuttavia sul territorio anche altre organizzazioni, per lo più nell'ambito di altre confessioni religiose (soprattutto islamiche) che si occupano della raccolta e della distribuzione soprattutto a favore di bisognosi stranieri presenti in Italia, sull'attività delle quali non vi sono però dati certi né sulla raccolta né sulla distribuzione.
 
 
 
 
 

27 giugno 2018