Atto fascista dell'Ufficio scolastico piemontese
Licenziata la maestra Cassaro per aver inveito contro le cariche della polizia in difesa di Casapound

Con un atto fascista senza precedenti nella storia repubblicana, il 7 giugno l’Ufficio Scolastico Regionale (USR) del Piemonte ha licenziato in tronco la maestra antifascista Lavinia Flavia Cassaro, ripresa dalla telecamere di Matrix il 22 febbraio scorso a Torino mentre inveiva contro le violenti cariche delle “forze dell'ordine” scatenate a suon di manganellate, gas lacrimogeni e idranti contro il corteo antifascista e a difesa dei neofascisti di Casa Pound durante un indirizzati comizio elettorale.
Il provvedimento, con esecuzione immediata, aveva già cagionato alla maestra la sospensione dall’insegnamento e la messa a mezzo stipendio in attesa di giudizio a decorrere dal primo marzo scorso.
Lavinia è stata riconosciuta “colpevole” per aver tenuto "un comportamento grave e allarmante, fortemente aggressivo e in grave contrapposizione alle forze dell'ordine e di conseguenza nei confronti dello Stato di cui le stesse sono una rappresentanza". In sostanza, la maestra, pur manifestando fuori dall'orario di lavoro, avrebbe leso "consapevolmente e volontariamente" l'immagine della scuola.
"Dal punto di vista penale - spiega l'insegnante - la Procura di Torino mi indaga per oltraggio a pubblico ufficiale, ma molti continuano a scrivere che sono accusata anche di istigazione a delinquere. È tutto falso. Perdere il lavoro a 40 anni - continua - non è semplice, anche dal punto di vista economico sono preoccupata".
A dare il via alla persecuzione giudiziaria era stato l'ex premier Renzi che in diretta Tv, subito dopo aver visto il filmato, invocò a più riprese il licenziamento in tronco della maestra. Mentre l'ex ministra piddina dell'Istruzione Valeria Fedeli (alla faccia della Cgil) rincarava la dose e ancor prima del suo avvio, anticipava l'esito di un’indagine disciplinare condotta dall'USR in cui fra l'altro si sottolineava che: "la sanzione prospettata è quella del licenziamento. Il procedimento anche a seguito di ulteriori approfondimenti effettuati dall’ufficio scolastico nelle scorse ore, è stato attivato in considerazione della gravità della condotta tenuta dalla docente che, seppure non avvenuta all’interno dell’istituzione scolastica, contrasta in maniera evidente con i doveri inerenti la funzione educativa e arreca grave pregiudizio alla scuola, agli alunni, alle famiglie e all’immagine stessa della pubblica amministrazione".
La maestra, nonostante fosse fuori servizio e quindi libera di esprimere pubblicamente le proprie opinioni e il proprio orientamento politico, è stata inquisita per oltraggio a pubblico ufficiale e minacce, ed è stata licenziata per fatti legati alle opinioni politiche, e al modo in cui sono espresse, in un luogo che non è quello del lavoro.
Proprio come avveniva durante il fascismo quando agli insegnati era imposto il “giuramento di fedeltà al fascismo”.
Non a caso Gianni Tonelli, neo-parlamentare leghista, ex segretario del Sindacato di polizia (Sap), pupillo del caporione fascio-leghista Salvini che lo ha candidato a Bologna, all’epoca dei fatti firmatario di una querela nei confronti dell’insegnante antifascista, ha definito quello di Cassaro “un atteggiamento deplorevole, che andava severamente punito perché incompatibile con il ruolo di educatore”. Lo stesso Salvini ha più volte dichiarato pubblicamente: “Io sto con i poliziotti e con i carabinieri... Carabinieri e polizia devono poter agire liberamente. Se devo prendere per il collo un delinquente, lo devo prendere. Se cade mentre è fermato e si sbuccia un ginocchio, cazzi suoi”.
Ma cosa fatto e/o detto Lavinia di così grave da irritare i poteri dello Stato borghese e le sue massime istituzioni: dal mondo politico alla magistratura fino alle istituzioni scolastiche? Semplicemente ha gridato ai poliziotti che, anziché difendere i valori costituzionali della Repubblica nata dalla Resistenza antifascista, difendevano l'adunata dei fascisti del terzo millennio "vigliacchi, dovete morire, fascisti!", esprimendo il sentimento di milioni di italiani che pensano esattamente ciò che pensa Lavinia a proposito delle forze di polizia italiane e dello Stato borghese che le foraggia, il quale dovrebbe invece mettere fuori legge i gruppi nazifascisti, anziché permettere loro di sfilare in una città, Torino, che ha pianto tanti martiri antifascisti e che tanto ha dato nella lotta contro la delinquenza nazifascista.
Mentre chi la morte l'ha realmente inferta e in modo atroce ad esempio in piazza Alimonda a Genova durante il G8, quegli aguzzini in divisa che assassinarono a sangue freddo il diciottenne Federico Aldrovandi a Ferrara o il giovane geometra romano Stefano Cucchi, non solo non hanno mai fatto un giorno di galera, non solo non stati destituiti e/o licenziati, ma addirittura sono stati premiati e hanno fatto carriera com'è accaduto ai vertici delle “forze dell'ordine” che a Genova nel 2001 capeggiarono e permisero il massacro alla scuola Diaz e le torture alla caserma di Bolzaneto, come Gilberto Caldarozzi (condannato a 3 anni e 8 mesi) e poi alla fine del 2017 promosso a vicedirettore della DIA, o come De Gennaro che non si schiodò dalla sua poltrona di capo della polizia che si era reso colpevole della “macelleria messicana” e dei pestaggi al G8 di Genova.
La professoressa Cassaro dal canto suo aveva spiegato: "Io non rinnego niente di quello che ho detto. Ho augurato la morte all’ideologia che rappresentano, quella di chi protegge i fascisti, non a loro singolarmente. Loro sono il braccio armato di un sistema fascista o connivente con il fascismo. Non ce l’ho con il poliziotto. Cosa mi cambia se lui muore? Io vorrei che il poliziotto esistesse per tutelare i cittadini, non per reprimere".
Il sindacato Cub Scuola avanza “qualche dubbio sulla strenua 'salvaguardia dei valori democratici della Repubblica' – con cui l'USR giustifica il licenziamento - visto che nel nostro Stato si permette al leader di CasaPound di rivendicare apertamente l’eredità del fascismo, mentre si spara con gli idranti su coloro che, in modo magari discutibile, difendono i valori dell’antifascismo... La professoressa è stata processata in diretta tv, se la professoressa non fosse stata intercettata dai giornalisti, il caso Cassaro non sarebbe mai esistito. Dal punto di vista sindacale ci preoccupa che il provvedimento amministrativo si confonda con quello penale. Il licenziamento è una misura spropositata” anche perché appare del tutto “inconsistente la contestazione mossa alla docente”.
A sostegno della maestra sono intervenuti, tra gli altri, il movimento “Non Una di Meno” “Attaccando questa maestra si ribadisce un modello di scuola patriarcale e sessista a cui le insegnanti, come missionarie, dovrebbero aderire in ogni momento della propria vita. Siamo solidali con lei e tutte le insegnanti che si vorrebbe ridurre al silenzio sotto il ricatto di un lavoro sottopagato e precario. Questo è un attacco a tutti i lavoratori pubblici. Li vogliono avvisare: quanto fanno nella vita extra-lavorativa peserà nella valutazione del loro lavoro”.
Mentre i giuristi democratici hanno bollato come autoritario e incostituzionale il licenziamento sottolineando fra l'altro che: ”Il lavoratore non vende più se stesso ma solo le attività indicate nel contratto e nell’orario di lavoro, restando irrilevante la sua vita extra-lavorativa. Se verrà rilevato un elemento giuridicamente rilevante nella condotta di Cassaro, ne risponderà, Ma licenziarla ora significherebbe solo segnare un’equidistanza tra fascismo e antifascismo, tra chi spara e chi grida a volto scoperto e mani nude, e questo non è accettabile”.
Anche il PMLI e il suo organo “Il Bolscevico” esprimono piena solidarietà a Lavinia, colpevole soltanto di tenere alti i valori dell'antifascismo e della Resistenza in un momento in cui imperversano, con la protezione del governo Salvini-Di Maio, i gruppi fascisti in tutta Italia.

4 luglio 2018